Tra una manciata di giorni scatterà il via alla trentaduesima edizione dei Giochi olimpici. E il conto (salato) lo paga il Giappone.
Ancora pochi giorni e finalmente, dopo un’attesa lunga un anno, inizieranno in Giappone le Olimpiadi di Tokyo 2020, che per motivi di marketing e di branding hanno mantenuto la denominazione originaria. L’edizione – la trentaduesima dei Giochi – si svolgerà come noto senza la presenza del pubblico, visto che la recrudescenza della pandemia e la campagna vaccinale a singhiozzo del Giappone hanno costretto l’esecutivo Suga a bloccare l’ingresso negli impianti. Eppure, nonostante dei Giochi che si annunciano, almeno nel folklore, di basso profilo, il conto che il Paese si ritroverà a pagare non sarà da poco, soprattutto considerando le attuali congiunture economiche.
Quanto sono costate al Giappone le Olimpiadi di Tokyo?
Quando il Giappone riuscì ad ottenere l’assegnazione delle Olimpiadi, era il lontano 2013, il Governo nipponico stimò in 7,3 miliardi di dollari la spesa – perlopiù in infrastrutture – necessaria per preparare il Paese al maxi-evento. Ma la cifra, nel 2019, era già salita secondo il comitato promotore a 12,6 miliardi, e persino a 22 miliardi nelle stime del Japan National Audit Board. Certo, ha pesato il rinvio dei Giochi (per 2,8 miliardi), ma l’esplosione dei costi sembra avere radici più profonde.
Il problema, quando si tratta di Olimpiadi, è che la spesa effettiva da sostenere non è mai del tutto chiara, il che porta spesso i Paesi organizzatori a sottostimare l’impegno economico. Ci sono infatti dei costi indiretti che non vengono inclusi nel budget, dei cronici ritardi nelle costruzioni delle infrastrutture ed altri imprevisti di diversa natura, come la pandemia nel caso del Giappone. E a pagarne le spese è soprattutto la collettività, visto che per le Olimpiadi di Tokyo – ma il discorso si può estendere anche alle precedenti edizioni – il 75% dei costi verranno coperti con fondi pubblici.
Olimpiadi e costi alle stelle, i precedenti
In merito, c’è uno paper accademico che ha provato a far luce sui costi effettivi dell’organizzazione di una Olimpiade, seguendo due piste: la spesa complessiva e la percentuale di sforamento del budget. I numeri sono esemplificativi: Atene 2004 2,9 miliardi (49%), Torino 2006 4,3 miliardi (80%), Pechino 2008 6,8 miliardi (2%), Vancouver 2010 2,5 miliardi (13%), Londra 2012 14,9 miliardi (76%), Sochi 2014 21,8 miliardi (289%) e Rio de Janeiro 2016 13,6 miliardi (352%).
In tutte queste edizioni – ma la lista potrebbe essere più lunga se allargassimo l’inquadratura fino a Roma 1960 – i costi hanno largamente superato il budget. E nelle ultime due Olimpiadi, quelle di Sochi e di Rio de Janeiro, lo sforamento è passato persino in doppia cifra. I numeri, tuttavia, vengono apertamente contestati dal Comitato olimpico internazionale, che rispondendo proprio agli autori dello studio ha criticato l’inclusione nei calcoli di quegli interventi – come l’allargamento di un aeroporto o il potenziamento delle linee ferroviarie – che vengono spesso effettuati dai Governi, ma che non sono legati direttamente all’organizzazione dei Giochi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA