Andare in pensione con Quota 100 quanto conviene? La misura comporta una riduzione dell’assegno pensionistico. Cerchiamo di capire se e quando conviene andare in pensione aderendo a Quota 100.
Andare prima in pensione con Quota 100, la misura semi-rivoluzione del 2019. Ma conviene davvero? All’inizio sembrava un boom di adesioni, pian piano però il fenomeno è andato scemando, facendo risparmiare alle casse dello Stato qualche miliardo.
L’entusiasmo si è spento presto, al punto che il cambio di governo ha persino valutato l’opzione di eliminare la misura. Al momento Quota 100, misura sperimentale fino al 2021, rimane. Ancora per un pò sarà quindi possibile andare in pensione anticipatamente, ma con quale assegno?
In molti si sono resi conto che, seppur non in modo drastico, l’assegno pensionistico con Quota 100 diventa più leggero. La misura in realtà, a differenza di Opzione donna, non prevede delle penalizzazioni sull’assegno, ma andare prima in pensione ne comporta comunque una riduzione in virtù di un montante contributivo più basso rispetto a quello che si sarebbe raggiunto con la pensione di vecchiaia.
Prima di decidere se andare o meno in pensione con Quota 100, bisogna capire se conviene oppure no. Tenendo anche conto di quanto previsto dal testo del decreto che infatti vieta il cumulo tra redditi e pensioni.
In altre parole una volta fatto ricorso a Quota 100 non si potrà riprendere a lavorare fino ai 67 anni; unica eccezione per le collaborazioni occasionali che portino a un guadagno massimo di 5mila euro l’anno.
In sostanza quando si sceglie di andare in pensione anticipatamente con Quota 100 bisogna accontentarsi dell’assegno maturato, ricordando che poi non si potrà più riprendere a lavorare, nemmeno con un contratto part-time. Di seguito tutte le indicazioni per capire a che tipo di assegno si va incontro, e se conviene o meno aderire alla misura.
Quota 100 conviene? Di quanto si “riduce” l’assegno
Quota 100 permette di anticipare la pensione fino a 5 anni: con questa misura, infatti, si può smettere di lavorare all’età di 62 anni, rispetto ai 67 anni necessari per la pensione di vecchiaia. Anticipare la pensione, però, ha un costo: non si tratta di una penalizzazione intrinseca di Quota 100, bensì di un fatto ovvio. Con il calcolo contributivo della pensione, infatti, più si lavora - e più alto è lo stipendio - e maggiore sarà l’assegno previdenziale: quindi, se si anticipa l’accesso alla pensione si rinuncia a quegli anni di contributi che si sarebbero maturati continuando a lavorare.
La penalizzazione dipende da diversi fattori, quale ad esempio l’età dell’interessato e gli anni di contribuzione: a tal proposito Progetica - società di consulenza indipendente in educazione e pianificazione finanziaria e previdenziale - ha realizzato per conto del Corriere.it una serie di tabelle che ci aiutano a capire di quanto si abbassa l’assegno anticipando l’accesso alla pensione.
La prima tabella, che trovate di seguito, ci dice di quanto si può anticipare la pensione - rispetto alla pensione di vecchiaia - con Quota 100. Come potete vedere dalla tabella questa misura è riservata a coloro che sono nati tra il 1952 e il 1959 che - ipotizzando una carriera lavorativa continua - hanno cominciato a lavorare tra i 20 e i 29 anni. Per questi la pensione si anticipa - a seconda dei casi - da pochi mesi a più di 5 anni.
Pensate che per due persone entrambe nate nel 1959 un anno di lavoro in più può fare la differenza: chi ha iniziato a lavorare nel 1984, anziché nel 1983, infatti, dovrà andare in pensione con la pensione di vecchiaia, ossia 5 anni e 2 mesi dopo rispetto a chi accede a Quota 100.
La seconda tabella, invece, ci fa vedere quanto “costa” Quota 100, ossia di quanto si riduce l’assegno rispetto a quello che si sarebbe percepito continuando a lavorare fino al raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia. Ovviamente, più si anticipa il collocamento in quiescenza e maggiore sarà la riduzione: si va, infatti, dal -9% al -28%.
Quota 100 conviene? La riduzione c’è; quindi resta una vostra scelta personale decidere se accettare di lavorare per 5 anni in meno rinunciando allo stesso tempo a circa il 30% dell’assegno. Si tratta di una vostra libera decisione: dal punto di vista economico, infatti, Quota 100 non conviene (anche se c’è chi ritiene il contrario), ma ci sono delle situazioni personali e familiari per cui questa opzione potrebbe rappresentare una vera e propria “ancora di salvezza”.
Ogni scelta quindi deve essere fondata su una serie di fattori, come ad esempio le condizioni di salute, familiari e lavorative, senza trascurare però l’aspetto economico.
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