Recovery Fund: il piano dell’Italia. Chi deciderà come spendere i soldi europei?

Pierandrea Ferrari

30 Novembre 2020 - 20:00

Il Governo italiano punta ad una struttura piramidale per gestire i fondi europei. Avanza l’ipotesi di un commissario a capo della struttura tecnica.

Recovery Fund: il piano dell’Italia. Chi deciderà come spendere i soldi europei?

Il Governo italiano continua a lavorare sul piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), strumento che permetterà all’Italia di attingere alle risorse europee assicurate dal Recovery Fund.

Ma chi deciderà come spendere i soldi? Ecco le ultima novità sulla piramide istituita dalla maggioranza per gestire i fondi comunitari, mentre sullo sfondo si alza il corso di dissenso delle opposizioni.

Recovery Fund: ecco come l’Italia gestirà i fondi europei

La gestione del Recovery Plan avrà una struttura piramidale, con una cabina di regia politica (al timone il Premier Conte e due ministri) e una struttura tecnica composta da sei manager. Quest’ultima potrebbe essere guidata da un commissario - o direttore generale - con ampi poteri.

Infatti, l’idea che il Partito Democratico ha suggerito al Premier è di nominare una figura con enormi poteri derogatori in contatto con Palazzo Chigi e la Commissione europea. Il commissario avrebbe la responsabilità di coordinare il piano di recupero italiano alimentato dai fondi comunitari.

Visti i maxi-progetti che il Governo intende proporre alle istituzioni europee per attingere alle risorse del Recovery Fund, la nuova figura andrebbe a coordinare una struttura di oltre trecento esperti e sei manager in sei campi.

Digitalizzazione, inclusione sociale, transizione green, istruzione, formazione e salute sono infatti le aree scelte dal Governo per suddividere i progetti e ridare slancio all’economia nazionale. La maggioranza potrà contare su 209 miliardi di euro garantiti dall’Europa, di cui 127,4 miliardi costituiranno dei prestiti ed altri 81,4 verranno riconosciuti come sussidi.

Muro delle opposizioni sulle scelte del Governo

La questione, ora, ruota intorno alla relazione tra i ministri competenti per ogni settore del Recovery Plan italiano e i sei manager – come detto, coordinati da una sorta di commissario straordinario – che si occuperanno della struttura tecnica.

Non è chiaro, infatti, se quelli dei manager saranno poteri derogatori rispetto ai ministri, alle Regioni o ai Comuni. Sul tema è intervenuto Carlo Calenda, eurodeputato e leader di Azione, che in un’intervista ha dichiarato:

“I ministri hanno dei poteri che sono attribuiti e non possono essere tolti […]. Questo modo di affrontare il Recovery Plan alla fine lo bloccherà. Se si continuano a costruire sovrastrutture di sovrastrutture, si crea un gran macello”.

Sulla stessa linea anche uno dei principali partiti di opposizione, Forza Italia, che in una nota ha ribadito la sua contrarietà alla struttura gestionale voluta dal Governo:

“Una piramide burocratica, al cui vertice siede il presidente Conte affiancato da due ministri, subito sotto sei manager e trecento tecnici. Una struttura tentacolare destinata a bloccare ogni iniziativa sui 209 miliardi del Recovery a causa dei conflitti di competenze”.

Un coro a cui si aggiunge anche la voce di Italia Viva, il partito guidato da Matteo Renzi che continua a muoversi agilmente tra le responsabilità di Governo e uno spirito d’opposizione. Ettore Rosato, presidente del partito, ha infatti espresso le sue perplessità sul rapporto che verrebbe ad instaurarsi tra le cariche politiche e i burocrati voluti dalla maggioranza:

“Non vorrei che fosse un commissariamento dei ministri, in cui mettiamo qualche burocrate a decidere al loro posto, come se il Consiglio dei ministri non fosse in grado di gestire il Recovery”.

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