Recupero crediti bancari: approvato il decreto banche per i debitori morosi di prestiti e mutui

Simone Casavecchia

24 Giugno 2015 - 08:51

In arrivo nuove regole per i debitori morosi: tempi più stretti per il recupero dei crediti da parte delle banche e possibilità di ristrutturazione del debito; tutte le misure del Decreto.

Recupero crediti bancari: approvato il decreto banche per i debitori morosi di prestiti e mutui

Il Consiglio dei Ministri tenutosi nella giornata di ieri ha approvato, nell’ambito della Delega Fiscale assegnata al Governo, un Decreto relativo al recupero dei crediti che le banche possono vantare nei confronti dei correntisti morosi che hanno precedentemente acceso prestiti e mutui.

Vengono, quindi, previste nuove e più stringenti regole per chi non ha pagato le rate di prestiti e mutui, dal momento che gli istituti di credito potranno accorciare i tempi necessari per riscuotere quanto dovuto e per il recupero dei crediti deteriorati.

La norma è finalizzata a introdurre nuove misure per la salvaguardia del settore creditizio e per tutelare maggiormente le banche, con lo scopo ultimo di ridurre il fenomeno del credit crunch, ovvero la riduzione del credito concesso dalle banche; fenomeno, questo, dovuto anche, ma non solo, ai livelli raggiunti (i peggiori negli ultimi 20 anni) dal settore del credito bancario che, nell’Aprile 2015, ha registrato sofferenze lorde per 191,5 miliardi di euro (pari a circa il 10% del totale degli impieghi), con crediti deteriorati complessivi superiori ai 350 miliardi di euro.

Come ha spiegato il Premier Renzi in conferenza stampa:

«Con questo provvedimento non solo si recupera la fiducia degli investitori internazionali, ma anche di tanti italiani, semplificando le procedure legate al fallimento e le procedure esecutive»

Il ministro dell’Economia Padoan ha anche aggiunto che il decreto

«facilita il disincaglio dei crediti in sofferenza, salvaguardando i diritti dei creditori e la posizione dei debitori in difficoltà (...) Da una parte c’è la possibilità che in una fase interinale si concedano ai debitori crediti aggiuntivi per poter continuare ad operare (...) (e) permette ai debitori di intervenire per recuperare i propri asset in una situazione concorrenziale, cioè prevede esplicitamente che altri attori possano accedere alla procedura con proposte migliorative»

Infatti

«qualora ci sia da parte della maggioranza dei creditori un accordo sulla risoluzione consensuale dei rapporti di credito con le imprese, non ci potrà essere una dittatura della minoranza che impedisca di concludere l’accordo»

Ecco allora quali sono le nuove misure su fallimento, procedure esecutive, recupero dei crediti delle banche, ristrutturazione del debito e deducibilità dei crediti deteriorati.

Fallimento e recupero dei crediti
Il decreto ridefinisce le procedure concorsuali per il fallimento e facilita il recupero dei crediti, accorciandone i tempi e prevedendo nuove modalità per la realizzazione delle garanzie.
In base alle dichiarazioni del ministro Padoan, in una prima fase del recupero dei crediti dei correntisti morosi, dovrebbe essere prevista la possibilità, per questi ultimi, di ottenere nuovi prestiti, a fronte di maggiori garanzie, per far fronte ai debiti accumulati.
Saranno previste anche nuove misure sulle procedure fallimentari, al fine di accorciare i tempi per il recupero dei crediti da parte delle banche, al fine di accellerare lo smaltimento delle sofferenze degli istituti di credito attraverso l’attivazione di un mercato secondario dei crediti in sofferenza.

Ristrutturazione dei debiti bancari
Nello stesso decreto viene anche prevista una nuova procedura di ristrutturazione del debito, attivabile nei casi in cui l’esposizione nei confronti delle banche, da parte di un’azienda o di un privato, risulti pari o superiore al 50% dell’indebitamento complessivo.
In questi casi, il debitore che deve restituire denaro sia alle banche che, ad esempio, ad altri operatori finanziari, può stringere un accordo di ristrutturazione del debito con alcune banche e chiedere che l’accordo abbia effetti anche sui creditori che non aderiscono ad esso che, però, appartengano alla stessa categoria. I creditori appartenenti alla stessa categoria (ad esempio altre banche, nel caso in cui il debitore abbia debiti con più di una banca) devono essere stati informati dell’avvio delle trattative e devono essere stati messi nelle condizioni di partecipare alla trattativa in buona fede; altra condizione che deve essere rispettata è che i crediti delle banche e degli intermediari finanziari aderenti all’accordo di ristrutturazione del debito ammontino almeno al 75% dei crediti accumulati con l’intera categoria.
L’accordo deve essere omologato dal tribunale per essere valido e ciò avviene solo dopo che il tribunale ha verificato che l’accordo si sia svolto in buona fede e che le altre banche e gli altri intermediari finanziari, nei confronti dei quali il debitore chiede l’estensione dell’accordo stesso, rispettino le seguenti condizioni:

  • posizione giuridica e interessi economici omogenei rispetto a quelli delle banche e degli intermediari che hanno inizialmente aderito all’accordo di ristrutturazione del debito;
  • invio alle banche e agli intermediari che non partecipano all’accordo, di informazioni complete ed aggiornate sulla situazione patrimoniale, economica e finanziaria del debitore, sull’accordo e sui suoi effetti;
  • effettiva concessione della possibilità di partecipare alle trattative per le banche e gli intermediari che non hanno inizialmente aderito all’accordo;
  • soddisfazione economica non inferiore alle alternative concrete effettivamente praticabili, per le banche e gli intermediari non aderenti;

In base a tali regole se l’accordo di risoluzione o di ristrutturazione del debito è sostenuto dalla maggior parte dei creditori, non si configureranno più casi di blocco da parte di una minoranza di creditori.

Deducibilità dei crediti
Nuove regole, per le banche, saranno previste anche in ambito fiscale dal momento che le perdite determinate dai crediti in sofferenza, potranno essere dedotte dalle tasse nell’arco di un anno, mentre precedentemente la perdita veniva distrubuita su un periodo di 5 anni.
In tal modo viene dato più ossigeno alle banche, senza prevedere costi aggiuntivi per il bilancio pubblico che, anzi, secondo Padoan potrebbe trarre piccoli benefici da quest’ultima misura.

Bad Bank
Anche se Padoan non ha escluso che in un futuro prossimo le misure approvate ieri nel decreto banche potrebbero essere rafforzate anche da un intervento statale nel settore dei crediti deteriorati delle banche, attraverso l’istituzione di una bad bank di sistema, occorre segnalare che, al momento attuale, il piano italiano di una banca di sistema che, con garanzie pubbliche, acquisti le sofferenze degli istituti di credito, è stato bloccato dalla Commissione Europea che ha giudicato questo strumento in contrasto con la normativa comunitaria relativa agli aiuti di stato.

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