Reddito di Cittadinanza: niente controlli semplificati per chi ha precedenti penali

Antonio Cosenza

11 Gennaio 2021 - 10:59

Reddito di Cittadinanza: nonostante il via libera del Garante della Privacy ancora nessun accordo tra INPS e Ministero del Lavoro per l’acquisizione dei dati utili per accertare se chi ha precedenti penali ha diritto al sostegno.

Reddito di Cittadinanza: niente controlli semplificati per chi ha precedenti penali

Sul Reddito di Cittadinanza leggiamo continuamente di notizie riguardanti persone con precedenti per reati penali gravi - ad esempio per mafia - che percepiscono indebitamente il sostegno al reddito.

La scoperta di questi “furbetti” si deve al lavoro della Guardia di Finanza, il quale potrebbe essere semplificato da uno scambio di dati tra INPS e Ministero della Giustizia, in quanto in questo modo l’Istituto saprebbe fin dall’inizio se esistono i presupposti per il riconoscimento del Reddito di Cittadinanza.

Ebbene, qualche settimana fa vi abbiamo dato notizia del via libera da parte del Garante della privacy per lo scambio di queste informazioni; dobbiamo però dirvi anche che al momento è tutto fermo, a conferma che manca anche la volontà politica di stanare i “furbetti” del Reddito di Cittadinanza.

Facile dare la colpa ai navigator, oppure alla misura in sé: quello che non viene detto è che è mancata la volontà di attuare quanto descritto dalla legge istitutiva del Reddito di Cittadinanza (decreto 4/2019, poi convertito dalla legge 26/2019).

Questa ci sembra essere l’unica spiegazione: altrimenti non capiamo perché dopo quasi due anni dall’istituzione della misura non esiste ancora un sistema per incrociare i dati in possesso delle istituzioni, così da facilitare il controllo perlomeno di coloro che hanno precedenti per reati gravi e quindi non dovrebbero avere diritto al Reddito di Cittadinanza.

Reddito di Cittadinanza: chi ha precedenti per reati gravi non ne ha diritto

Va detto che la normativa sul Reddito di Cittadinanza esclude dalla possibilità di richiedere la misura coloro che hanno precedenti penali per reati legati alla criminalità organizzata e al terrorismo, come pure per truffa con l’aggravante dell’aver percepito indebitamente sussidi pubblici.

Purtroppo, però, l’INPS non può controllare questo aspetto nella fase preliminare con cui verifica se la persona è in possesso dei requisiti per percepire la misura. Per questo motivo i controlli sui precedenti penali possono essere effettuati solamente ex post, con l’onere che grava sulle spalle della Guardia di Finanza.

Tant’è che sono frequenti le notizie di mafiosi percettori del RdC scoperti dalla Guardia di Finanza; questo conferma l’ottimo lavoro svolto dalle Fiamme Gialle, ma fa riflettere anche sulla mancanza di un controllo preliminare che avrebbe permesso di bloccare il sostegno fin dalla valutazione della domanda.

Ed è in questo contesto che si colloca il semaforo verde del Garante della privacy riguardo alla possibilità che l’INPS possa acquisire in maniera massiva i dati in possesso del Ministero della Giustizia, così da scovare i furbetti del sussidio appena inoltrano la domanda per l’accesso al Reddito di Cittadinanza.

Reddito di Cittadinanza: l’INPS per il momento non può acquisire i dati del Ministero della Giustizia

Il via libera del Garante della privacy, però, non è sufficiente per permettere all’INPS di acquisire i dati in possesso del Ministero della Giustizia; serve, infatti, una convenzione tra i due enti che secondo le ultime notizie è ancora in fase di lavorazione.

Non si arriverà ad una firma dell’accordo prima della primavera: per questo motivo - scrive Il Messaggero - “prima di questa estate non partiranno i controlli incrociati”.

Il Dipartimento per gli affari di giustizia ha inviato a metà dicembre la bozza dell’accordo, ma l’INPS non ha ancora inviato le osservazioni a riguardo ed è per questo che servirà nuovamente il via libera del Garante della privacy. Un percorso tortuoso e ancora una volta spetterà alle autorità accertare che chi prende il Reddito di Cittadinanza ha i requisiti per farlo, quando in realtà sarebbe sufficiente un rapido check al momento della valutazione della domanda per bloccare l’accredito ai furbetti.

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