Reddito di Cittadinanza: secondo Boeri 1,5 milioni di beneficiari della misura sono anche evasori fiscali. L’INPS però smentisce, facendo chiarezza sul fraintendimento.
Reddito di Cittadinanza: l’INPS smentisce le dichiarazioni dell’ex Presidente, Tito Boeri, secondo cui tra i percettori del sostegno economico ci sarebbero molti evasori fiscali.
Nel dettaglio, nei giorni scorsi l’ex Presidente dell’INPS ha rilasciato delle dichiarazioni che hanno fatto non poco scalpore, specialmente tra i detrattori del Reddito di Cittadinanza. Questo ha spiegato che secondo alcune “stime attendibili svolte dall’INPS” sono circa 1,5 milioni i beneficiari del Reddito di Cittadinanza che allo stesso tempo sono anche evasori fiscali.
Secondo Boeri - che come argomentazione porta un’indagine condotta dall’INPS - quindi, circa il 50% degli attuali beneficiari del Reddito di Cittadinanza sarebbero evasori fiscali; una stima che secondo lui è piuttosto plausibile tant’è che quando era presidente aveva suggerito “di aspettare l’ISEE precompilato e l’incrocio della banche dati prima di varare il Reddito di Cittadinanza”.
Ma non è solo questo il problema del Reddito di Cittadinanza, che comunque secondo Boeri non andrebbe abolito ma solo riformato: al fatto che a percepirlo siano molti evasori fiscali, raggiungendo così molti falsi poveri, va aggiunto che questa misura non raggiunge molti veri poveri. Inoltre rappresenta un disincentivo al lavoro.
Boeri, quindi, si aggiunge al lungo elenco di coloro che vorrebbero perlomeno riformare il Reddito di Cittadinanza, convinto che così non funziona. Va detto però che le affermazioni di Boeri riguardo al fatto che la metà dei percettori del Reddito di Cittadinanza sono evasori fiscali sono state smentite in queste ore dall’INPS stessa, con l’Istituto che ritiene che quanto successo sia frutto di un malinteso.
Reddito di Cittadinanza agli evasori fiscali: per l’INPS non è vero
Non è vero che 1,4 milioni di beneficiari del Reddito di Cittadinanza sono anche evasori fiscali.
Lo ha chiarito l’INPS, spiegando che “i sostenitori di tale affermazione” (un chiaro riferimento a Boeri) hanno sicuramente equivocato una microsimulazione (datata 22 febbraio 2020) con cui sono stati confrontati i nuclei percettori del RdC con i nuclei definibili come poveri secondo la metodologia OECD. Il tutto per analizzare la coerenza di questi due approcci dove il RdC è legato al non superamento di soglie riferite a quattro dimensioni (reddito familiare, dichiarazione ISEE, patrimonio mobiliare e patrimonio immobiliare), mentre la condizione di povero - secondo le definizioni ISTAT/OECD - dipende dai livelli di consumo o reddito inferiori a standard definiti localmente (povertà assoluta) o a standard definiti in riferimento alla distribuzione dei consumi o reddito (povertà relativa).
Proprio per questo motivo si tratta di due platee che sono difficilmente confrontabili e anche fosse dal loro confronto non si possono fare deduzioni di tipo amministrativo.
Il fatto che circa 1,468 milioni di individui risulti essere nell’insieme dei percettori del Reddito di Cittadinanza ma non in quello dei poveri (elaborato seguendo i criteri OECD) ha fatto pensare che questi in realtà fossero esclusivamente evasori fiscali, ma non è così. Come spiegato dall’INPS, infatti, i fenomeni di evasione/elusione fiscale sono solamente una delle motivazioni che potrebbero determinare questa assenza nel secondo insieme: bisogna anche aggiungere chi lavora in nero (e il che sarebbe altrettanto grave) come pure coloro che sono proprietari della casa dove vivono ai quali l’indagine attribuisce un affitto figurativo.
Ebbene, tenendo conto che in media l’80% dei nuclei familiari italiani possiede l’abitazione in cui abita, ne risulta che la maggior parte di quei 1,468 milioni di individui che percepiscono il RdC sono esclusi dal secondo insieme proprio per questo motivo e solo una piccola parte perché evasore o perché lavoratore in nero.
Allo stesso tempo, potrebbero esservi stati problemi di misurazione in quanto gli individui intervistati devono avere contezza e memoria nel dichiarare - nel corso dell’intervista - l’ammontare del reddito percepito; insomma, sono diversi i fattori che evidenziano l’impossibilità di fare una deduzione scientificamente affidabile circa l’inclusione di possibili evasori nella platea.
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