Reddito di Cittadinanza: dalla politica nessuno stop anticipato, ma è la normativa a prevedere - giustamente - delle casistiche in cui il sostegno al reddito può essere tolto anticipatamente.
Continuiamo a leggere di notizie che lasciano pensare ad uno stop anticipato del Reddito di Cittadinanza. Il sensazionalismo di certo fa notizia, ma non capiamo perché farlo a scapito di quelle famiglie in difficoltà che possono contare solamente sul Reddito di Cittadinanza.
Già queste vivono costantemente con il timore che il Governo decida di tagliare le risorse per il Reddito di Cittadinanza; in tal senso spetta agli organi d’informazione fare chiarezza sulla possibilità che esista o meno la possibilità che questa misura venga improvvisamente cancellata.
Anche in un’altra occasione abbiamo smentito la possibilità per cui il Governo Draghi cancellasse il Reddito di Cittadinanza. Sia dal premier che dal nuovo Ministro del Lavoro è arrivato il riconoscimento dell’importanza di questa misura, specialmente nel periodo della pandemia: ed è anche per questo motivo che con il Decreto Sostegni sono state stanziate nuove risorse per far sì che il Reddito di Cittadinanza possa essere riconosciuto a tutti i beneficiari, visto l’aumento improvviso della platea a causa della crisi economica.
È vero che ci sono dei casi in cui il Reddito di Cittadinanza si può perdere, ma non è colpa del Governo Draghi. Semplicemente - com’è giusto che sia - il legislatore ha previsto una serie di sanzioni per coloro che non rispettano quanto previsto dalla normativa: per questi sì che può scattare lo stop della misura, ma non per volontà della politica.
Reddito di Cittadinanza: perché è giusto che venga tolto in certi casi
È probabile, ma non certo, che con l’arrivo al Ministero del Lavoro Andrea Orlando abbia fatto leva su un potenziamento dei controlli per il Reddito di Cittadinanza. Nei primi due anni, infatti, quanto previsto dalla disciplina non è stato applicato alla lettera, anche perché l’Inps doveva adeguarsi alle varie procedure.
Aumentando i controlli sono sempre di più le occasioni in cui il Reddito di Cittadinanza viene tolto per mancato rispetto della condizionalità, oppure per aver omesso alcune informazioni legate a redditi e patrimoni. È giusto che sia così: il Reddito di Cittadinanza è una misura importante ma delicata, in quanto costa ogni anno dai 7 ai 10 miliardi di euro.
Sono soldi pubblici e per evitare che a pagare le conseguenze dei comportamenti dei cosiddetti “furbetti” siano le famiglie oneste è importante mettere in atto tutti i controlli necessari per sanzionare chi non si comporta come dovrebbe. Perché il Reddito di Cittadinanza bisogna anche meritarselo, dedicando attenzione a quanto previsto dalla normativa (ricordando che la legge non ammette ignoranza) e rispettando una serie di semplici obblighi.
Reddito di Cittadinanza: quando è previsto lo stop
Tolto lo stop dopo 18 mesi di fruizione, gli altri casi in cui il Reddito di Cittadinanza decade si suddividono in due categorie: perdita dei requisiti e sanzioni. Entrambe le casistiche soddisfano il principio per cui il Reddito di Cittadinanza debba essere percepito solamente da chi ne ha davvero bisogno ed ha la volontà - qualora ne sia anche in condizione - di andare a lavorare.
Nel dettaglio, il Reddito di Cittadinanza decade per perdita dei requisiti quando scatta il superamento delle soglie patrimoniali e reddituali previste dalla normativa. Ad esempio, ciò può avvenire quando anche un solo componente del nucleo familiare trova un nuovo lavoro: grazie alla retribuzione percepita, infatti, per la famiglia potrebbe esserci l’uscita dalla condizione di povertà ed è per questo che il Reddito di Cittadinanza non è più necessario.
Diverso il caso delle sanzioni. È possibile, infatti, che in tal caso il Reddito di Cittadinanza venga tolto anche a chi ne avrebbe ancora economicamente bisogno; tuttavia, la normativa tende a penalizzare coloro che non accettano di sottoporsi ad una serie di condizionalità.
Per questo motivo scatta la decadenza per chi non si presenta per più di due volte alle convocazioni del Centro per l’Impiego, come pure per quei componenti del nucleo familiare che non rilasciano la DID oppure si rifiutano di sottoscrivere il Patto per il Lavoro. E ancora, scatta la decadenza per chi non comunica, entro i termini previsti, le dimissioni dal lavoro, l’avvio di un’attività lavorativa o il cambio del nucleo familiare. Niente Reddito di Cittadinanza neppure per coloro che non accettano di prendere parte ai progetti PUC organizzati dai Comuni. E ricordate che se questa misura è stata tolta a seguito di una sanzione, non vi è neppure la possibilità di fare una nuova domanda nei 18 o 6 mesi (per chi ha minori o disabili nel nucleo) successivi; e per chi lo fa scatta il blocco immediato del beneficio.
Nessuno stop immotivato, quindi, da parte della politica: non ci sono elementi oggi che fanno pensare al fatto che il Reddito di Cittadinanza venga tolto, se non nel caso in cui ciò dipenda dalla condizione del proprio nucleo familiare.
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