Il Reddito di Cittadinanza è sempre nel mirino dell’opinione pubblica. Lo strumento di lotta alla povertà per alcuni andrebbe riformato, capiamo perché.
Il reddito di cittadinanza si configura come uno strumento di lotta alla povertà. Uno strumento per garantire ai meno abbienti la possibilità di preservare la dignità e soddisfare i bisogni primari. Ma, dicono gli addetti ai lavori, esso presenta dei limiti.
Uno sguardo d’insieme
Secondo l’ISTAT le famiglie povere totali in Italia sono 2 milioni, il reddito di Ccittadinanza ne aiuta 1,3 milioni con una spesa di 7,2 miliardi all’anno. I percettori totali sono 3.027.851 milioni di persone, su 100 percettori 36 non hanno una situazione economica delle migliori ma non rientrano nella categoria di povertà assoluta.
Il 66% dei percettori si trovano al Sud, il 14% al Centro ed il restante 20% al Nord. Sul totale l’85% è cittadino italiano, il 4% è cittadino europeo e l’11% rappresenta la fetta di cittadini extra comunitari con il permesso di soggiorno UE.
La questione dei furbetti
Al 31 agosto scorso, su 3.027.851 persone che avevano ottenuto il reddito di cittadinanza, sono stati revocati 123mila assegni a causa di dichiarazioni false. Le più frequenti riguardano la composizione del nucleo familiare, il reddito, la mancata dichiarazione dello stato detentivo o della presenza di condanne di particolare gravità.
Oltre alle richieste false, che comunque hanno comportato un esborso di denaro dalle casse statali ci sono state 589.859 richieste decadute e 1.215.251 respinte.
Penalizzati i percettori del Nord
Le differenze sono anche in funzione geografica. Al Nord il costo della vita è più alto che al Sud, ma la quota in denaro ha dei limiti massimi fissati per legge ed uguali dappertutto. Abbiamo tre soglie di povertà in base alla posizione stabilite dall’ISTAT per comprendere la questione:
- Nord: una persona single è povera se ha un reddito inferiore agli 840 euro mensili, il Reddito ne garantisce massimo 840; una famiglia con un figlio sotto i dieci anni risulta povera se percepisce meno di 1.415 euro al mese, con il Rdc la famiglia può averne garantiti 1.080; per le famiglie più numerose, ad esempio con tre figli, la soglia di povertà è stabilita a 1.925 euro, la carta del Rdc copre spese per massimo 1.280 euro.
- Centro: per i single la soglia diminuisce a 802 euro; per una famiglia con un figlio di età inferiore ai 10 anni la soglia è di 1.331; per i nuclei familiari con tre figli si arriva a 1.806 euro.
- Sud: i single riescono a vivere al Sud con 627 euro; le famiglie con un figlio con 1.107 euro mensili; per quelle con tre figli la soglia è di 1.512.
La copertura del Reddito è identica per i cittadini del Nord, del Centro e del Sud. In sostanza vengono penalizzati le famiglie in generale, e nel Nord anche i Single non se la passano bene se percettori del Reddito.
La questione lavoro
Oltre che ad essere una misura per combattere la povertà, il Reddito è configurato per inserire i percettori nel mondo lavorativo. Ma qualcosa non sta funzionando.
Una motivazione sarebbe la mancata ripresa dei centri per l’impiego: dal 2019 dovevano essere assunte nei centri per l’impiego 11.600 persone da affiancare agli 8.000 già presenti, a oggi ne risultano assunti 949, l’8%. Inoltre, gli assegni di ricollocazione, cioè i soldi da spendere in servizi di aiuto per trovare un nuovo lavoro, è stato dato solo allo 0,3% dei percettori di reddito abili al lavoro: una cifra irrisoria.
Un’altra questione ma meno conosciuta sono i patti del lavoro. In sostanza, per poter percepire il Reddito bisogna firmare un patto con lo Stato che garantisce a ques’ultima la disponibilità del percettore di essere abile al lavoro se richiesto dalle Istituzioni: solo il 31% degli aventi diritto ha firmato il patto.
Anche sul fronte degli incentivi bisogna riconsiderare le procedure. Questi incentivi hanno agevolato le assunzioni dello 0.1%, in particolare per via di due problematiche: le lungaggini burocratiche e gli altri incentivi più semplici e vantaggiosi, per esempio per chi assume giovani o residenti al Sud.
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