Il Reddito di Cittadinanza dovrebbe prevedere solamente il sostegno economico; questa l’idea di diversi parlamentari del Partito Democratico.
Reddito di Cittadinanza: ormai non ci sono più dubbi su come il Partito Democratico intende modificare la misura.
Del futuro del Reddito di Cittadinanza ne hanno parlato diversi esponenti del Partito Democratico nel corso dell’iniziativa promossa dal CLAP (Camere del Lavoro Autonome e Precario) per discutere delle politiche attive e del welfare nel periodo della pandemia e della crisi economica. Una riunione in cui perlopiù si è discusso di quanto successo ieri in Anpal, quando il CDA ha approvato il piano industriale senza il consenso delle Regioni (Di Berardino, rappresentante delle Regioni, nonché esponente del Partito Democratico, ha votato contro). Una situazione che secondo gli esponenti dem intervenuti alla riunione di ieri si potrà risolvere solamente con le dimissioni di Domenico Parisi da Presidente di Anpal.
Ma torniamo a parlare del Reddito di Cittadinanza e di come dovrebbe essere modificato secondo i rappresentanti del Partito Democratico intervenuti alla riunione. Nel dettaglio, Marco Miccoli (Responsabile Lavoro per il PD), Chiara Gribaudo (Commissione Lavoro della Camera), Tommaso Nannicini (Commissione Lavoro del Senato) e Annamaria Parente (Vicepresidente della Commissione Lavoro del Senato). Sempre per il centrosinistra hanno preso parte alla riunione anche Nicola Fratoianni, portavoce di Sinistra Italiana, e Stefano Fassina di LeU.
Nel trarre un primo bilancio sul Reddito di Cittadinanza tutti questi sono stati concordi su un aspetto molto importante della misura: va separata la politica attiva dall’assistenza economica.
Reddito di Cittadinanza senza politica attiva: la proposta del Partito Democratico
“Non daremo i soldi alle famiglie per farli stare sul divano”. Queste le parole con cui Luigi Di Maio presentò il Reddito di Cittadinanza, il quale - come noto - prevede un percorso di riattivazione per i beneficiari che parte con la firma del Patto per il Lavoro o per l’Inclusione Sociale. Ad oggi, visto anche il ritardo con cui la politica attiva è partita, i risultati non sono soddisfacenti; ma d’altronde, come spiegato da Cominardi (M5S, Commissione Lavoro), in un’intervista rilasciata per noi di Money.it, per trarre un primo bilancio bisognerà attendere almeno tre anni.
Per il Partito Democratico, però, è già tempo di mettere in archivio la politica attiva collegata al Reddito di Cittadinanza, decretandone così il fallimento.
A tal proposito, Annamaria Parente ha ricordato che il Partito Democratico si è “sempre opposto al RdC”; la loro proposta è di separare l’assistenza dalle politiche attive rilanciando i servizi al lavoro pubblici utilizzando le risorse europee. Della stessa linea Tommaso Nannicini, il quale ha indicato la via per il futuro:
Il Reddito di Cittadinanza deve essere solamente un sostegno alla povertà. Al tempo stesso bisogna cambiare Anpal, facendola diventare agenzia per le politiche attive e passive.
Anche gli altri esponenti del Centrosinistra concordano su questa posizione. Ad esempio, Fratoianni non ha nascosto i propri dubbi riguardo al funzionamento del Reddito di Cittadinanza, in quanto l’errore del Movimento 5 Stelle è stato quello di mescolare il sostegno al reddito con le politiche attive. Troppe le condizionalità all’ingresso: “Bisogna riflettere su un reddito di base incondizionato”.
Anche le Regioni concordano a riguardo; come spiegato da Cristina Grieco (Coordinatrice IX Commissione Conferenza delle Regioni), bisogna correggere il Reddito di Cittadinanza per la parte di politiche attive.
Per il Partito Democratico, quindi, sembra che il Reddito di Cittadinanza debba trasformarsi in una sola politica passiva. Obiettivo, quindi, dare semplicemente un sostegno economico alle famiglie senza preoccuparsi - o almeno non in quel contesto - della loro possibile ricollocazione.
Questo perché, come sostenuto dalla Serracchiani (Partito Democratico) in un’altra riunione tenutasi in questi giorni (quella sullo stato delle politiche attive in Italia promossa dalla CGIL), è importante eliminare le politiche attive dal Reddito di Cittadinanza in quanto “non si può dire che la povertà si risolve trovando lavoro”.
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