Il referendum sul taglio dei parlamentari avrà un impatto anche sui mercati. Il focus è sulla tenuta del Governo Conte: quali scenari per Piazza Affari?
Il referendum sul taglio dei parlamentari previsto nei prossimi 20 e 21 settembre accende l’interesse anche dei mercati finanziari.
Il risultato elettorale, infatti, potrebbe avere conseguenze sulla coesione del Governo giallo-rosso guidato da Conte, non sempre solida in questi ultimi mesi.
In gioco, oltre alla possibilità di cambiare in modo netto i meccanismi istituzionali, c’è la fiducia sul sistema Paese: la vittoria del sì o del no al referendum potrebbe rafforzare o minare la percezione di compattezza e di operatività dell’esecutivo.
E modificare il sentore dei mercati sul futuro italiano, alle prese con il rilancio economico post-COVID. Quali scenari si aprono a Piazza Affari nel dopo referendum?
Le previsioni se vince il Sì al referendum sul taglio dei parlamentari
La percezione generale degli analisti è che, in concreto, i risultati del referendum non avranno significative conseguenze sui mercati finanziari.
Interpellati da diversi media nazionali per esprimere previsioni, Credit Suisse e il gruppo Marzotto Sim, per esempio, sono convinti che: “né il Btp né il Ftse Mib potranno avere scossoni duraturi”.
Questo perché, sia con l’approvazione che con il respingimento del taglio dei parlamentari, il Governo Conte non è visto in pericolo. Un aspetto, quest’ultimo, che appare come il più importante da osservare per cercare di valutare eventuali impatti a Piazza Affari.
L’interesse, infatti, ruota intorno alla capacità dell’esecutivo di restare in piedi a prescindere dall’esito elettorale. In ballo ci sono appuntamenti cruciali, in primis il piano di riforme legato ai miliardi del Recovery Fund.
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In questa cornice, quindi, è facile intuire che una vittoria del sì al referendum avrebbe effetti comunque positivi. Il messaggio lanciato sarebbe di assoluta fiducia e compattezza del Governo, considerando che il Movimento 5 Stelle in testa, Il PD (pur con dei distinguo) e lo stesso Conte si sono espressi a favore della riduzione dei parlamentari.
Nelle sue analisi, Barclays ha sottolineato che il sì metterebbe al sicuro il Governo Conte almeno fino al 2021, lasciando inalterata la percezione della credibilità del Paese (anche se molto dipenderà anche dall’esito delle elezioni regionali, secondo l’istituto di credito).
Credit Suisse ipotizza che:
“Se il referendum vedrà vincere il SI (e così sembra) sarà meno probabile che i parlamentari facciano pressione per tornare alle urne [...] rendendo le elezioni ancora più incerte [...] Pd e M5S hanno ancora molti motivi per rimanere uniti, dal momento che entrambi vorranno avere voce sul modo in cui le risorse del Recovery Fund dovranno essere utilizzate”.
In tale prospettiva, i titoli di Stato potrebbero rafforzare la risposta positiva e la Borsa mostrare tendenze di espansione, senza subire scossoni davvero significativi.
Conte avrebbe la strada spianata per continuare il lavoro iniziato sull’impiego delle risorse europee, senza dover badare a tensioni e malumori interni.
Il traguardo del Recovery Fund continua a essere il vero grande successo dell’Italia, al quale restano legati i positivi effetti su Spread, rimasto intorno ai 150 punti nelle ultime settimane, BtP e andamento di Piazza Affari.
Il No metterà a rischio la fiducia nell’Italia?
La vittoria del no, data per meno probabile ma ancora possibile negli scenari di previsione, potrebbe offrire spunti di tensione nel Governo.
Se non proprio un impatto forte e negativo, il respingimento del taglio dei parlamentari potrebbe trascinare i mercati in un clima di rinnovata incertezza.
Come sintetizzato dall’analisi di Marzotto Sim, il no sarebbe “un segnale di sfiducia nei confronti dell’attuale Governo, facendo avanzare lo spettro di elezioni anticipate, una crisi di Governo e flussi di vendita su tutto ciò che è legato all’Italia”.
Lo scenario del voto anticipato è quello più temuto dai mercati. Un rifiuto del taglio dei parlamentari sarebbe una sconfitta politica soprattutto per il Movimento 5 Stelle, componente di maggioranza importante.
Una crisi interna potrebbe avere più possibilità di concretizzarsi, specialmente se i pentastellati (determinati a non perdere ulteriore consenso) diventassero ancora più rigidi su altri fronti caldi, quali il MES.
Ad ogni modo, in generale gli analisti sono convinti che saranno soprattutto gli interventi della BCE e i miliardi europei, piuttosto che l’esito referendario, a “salvare” l’Italia sui mercati.
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