Il prossimo 29 marzo gli italiani saranno chiamati a esprimersi per il referendum confermativo sul taglio dei parlamentari: vista l’emergenza in diverse regioni del Paese a causa del coronavirus, c’è il rischio di un rinvio per la consultazione.
Il referendum sul taglio dei parlamentari potrebbe essere a rischio rinvio. Anche in questo caso tutta colpa del coronavirus che al momento sta costringendo sei regioni del Nord a fare i conti con diverse misure restrittive per cercare di evitare nuovi casi di contagio.
In questo scenario il prossimo 29 marzo gli italiani dovrebbero recarsi in scuole, molte delle quali adesso chiuse, per esprimere il proprio voto in merito alla sforbiciata di 345 parlamentari approvata definitivamente dalla Camera la scorso ottobre.
Vista la richiesta di un referendum confermativo da parte di 71 senatori, per diventare legge il taglio dovrà ottenere il via libera anche da parte dei cittadini. Al momento però non sembrerebbero esserci le condizioni per aprire i seggi elettorali in tutto il Paese vista l’emergenza coronavirus.
Referendum rinviato per il coronavirus?
“È evidente che nelle prossime settimane in molte regioni italiane - ha commentato Benedetto Della Vedova di +Europa - l’emergenza coronavirus, così come decretata e affrontata dal governo Conte, comporterà, tra le altre cose, l’impossibilità di svolgere iniziative pubbliche per il referendum confermativo del taglio dei parlamentari”.
Una posizione questa dell’esponente di +Europa, partito in prima fila per il No alla riforma, condivisa anche da Stefano Pedica del Partito Democratico: “In un momento così difficile e complicato, bisogna concentrare tutte le forze per contenere il contagio”.
Tra le tante decisioni che il governo dovrà prendere nei prossimi giorni ci sarà anche questa sullo svolgimento o meno del referendum sul taglio dei parlamentari, visto che le urne secondo calendario si apriranno tra circa un mese.
Il sentore è che se l’emergenza non dovesse a breve subito rientrare, purtroppo al momento i segnali non sembrerebbero andare in questa direzione, un rinvio della consultazione sarebbe di conseguenza inevitabile.
Del resto non sarebbe possibile effettuare una consultazione con dei Comuni quasi in quarantena, visto che oltre al regolare svolgimento del referendum sarebbe a rischio anche la salute dei cittadini.
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