Nicola Zingaretti ha pubblicamente aperto a Matteo Renzi in vista delle sempre più probabili elezioni anticipate: per un Partito Democratico coeso al voto, i renziani hanno però fatto capire quelle che sarebbero le loro condizioni.
Non vuole farsi trovare impreparato il Partito Democratico di fronte a questa crisi di governo. Con le elezioni anticipate che ormai sembrerebbero essere più che probabili, Nicola Zingaretti sta cercando di serrare subito le fila.
Logico quindi che il primo messaggio che il segretario dem ha voluto lanciare fosse rivolto a Matteo Renzi, negli ultimi tempi non proprio in sintonia con la nuova maggioranza del PD tanto che si è tornato a parlare con insistenza di un suo addio con tanto di nuovo partito.
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“Sei una risorsa, aiutaci a vincere le elezioni” è stato l’appello di Zingaretti a Renzi, con l’ex premier che ha subito risposto di essere pronto a tornare in campo anche se, i più maligni, fanno notare come non abbia specificato se dentro o fuori il Partito Democratico.
A stretto giro comunque è arrivata un’intervista di Repubblica a Roberto Giachetti, uno degli esponenti più in vista tra i renziani, che ha dettato quali sarebbero le condizioni per proseguire uniti: nessun accordo con il Movimento 5 Stelle e un congruo spazio all’interno delle liste.
Come Renzi può continuare con il PD
Agosto è tempo di Feste dell’Unità e dai vari palchi i due big del Partito Democratico hanno affrontato il tema della crisi del governo gialloverde. All’apertura di Zingaretti, Renzi quindi ha risposto di essere pronto.
“Però per farlo - ha aggiunto l’ex premier - bisogna che nei prossimi mesi si sia molto chiari: da noi le battaglie si sono perse perché innanzitutto si aveva in casa chi giocava contro. Questo non può essere replicato”.
Prima della rottura tra i gialloverdi, in molti pensavano che alla Leopolda di ottobre Matteo Renzi avrebbe annunciato il suo addio al PD anche senza fondare subito un nuovo partito, puntando tutto inizialmente sulla crescita dei suoi comitati.
Adesso però visto i tempi stretti, se non nasce un nuovo governo si vota a fine ottobre, difficile che l’ex segretario possa optare ugualmente per uno strappo e presentarsi al voto con un partito nuovo di zecca.
Questo comunque non vuol dire che Renzi e i suoi si andranno completamente a rimettere alla volontà di Zingaretti. Eloquenti a riguardo sono state le parole di Giachetti intervistato da La Repubblica.
Per prima cosa il deputato ha sottolineato come, in caso di un accordo strutturale con il Movimento 5 Stelle, questo segnerebbe “la fine del Partito Democratico”. Altro tema poi è la presenza dei renziani nelle liste elettorali.
“Noi alle primarie abbiamo ottenuto il 12 per cento - ha spiegato Giachetti - abbiamo dato il nostro contributo portando 200 mila voti. Mi parrebbe singolare che alla richiesta di aiuto a Renzi da parte di Zingaretti corrispondesse l’eliminazione della minoranza. Comunque questa partita se la vedrà Renzi con il segretario”.
Il messaggio è quindi chiaro: i renziani per giurare fiducia a Zingaretti, oltre all’esclusione di ogni accordo con i 5 Stelle, vogliono precise garanzie di rappresentanza per evitare qualsiasi pericolo di “epurazione” visto che le liste le andrà a comporre il nuovo segretario.
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