Il rinnovo dei contratti degli statali ha portato novità non solo per i lavoratori, ma anche per i pensionati del pubblico impiego. Ecco cosa cambia.
Il rinnovo dei contratti degli statali sta avendo il suo positivo epilogo, dopo una vicenda che ha tenuto con il fiato sospeso gli oltre 3 milioni di dipendenti pubblici che attendevano lo sblocco e l’aumento degli stipendi da più di 8 anni.
Quello che pochi sanno, però, è che il rinnovo dei contratti degli statali porterà delle novità positive anche per i pensionati; a riguardare gli ex dipendenti pubblici, ora a riposo, è in particolare il rinnovo della parte economica con riferimento al triennio 2016-2018, che porterà a un incremento dell’assegno pensionistico del personale cessato (o che cesserà) dal servizio durante la vigenza del nuovo contratto.
Per quanto riguarda le pensioni, infatti, i nuovi CCNL dispongono il computo ai fini previdenziali dei benefici economici che dovrà avvenire integralmente, secondo gli ordinamenti vigenti, alle scadenze e negli importi previsti, nei confronti del personale comunque cessato dal servizio, con diritto a pensione, nel periodo di vigenza del nuovo contratto.
Questo significa che coloro che sono andati o andranno in pensione tra il 1° gennaio 2016 e il 31 dicembre 2018 godranno di un aggiornamento della parte di pensione sulla quale si computa la misura del trattamento pensionistico. In base a quanto previsto dai nuovi stipendi tabellari, gli aumenti dovranno essere in media di 80/90 euro al mese, e riguarderanno tutti i dipendenti pubblici a partire dai lavoratori del comparto Funzioni Centrali dello Stato, i primi per i quali è stato raggiunto l’accordo lo scorso 12 febbraio.
Come verranno ricalcolate le pensioni per i pensionati del pubblico impiego?
Come abbiamo già accennato, i benefici economici derivanti dal rinnovo dei contratti degli statali verranno computati alle scadenze e negli importi previsti.
Più precisamente, coloro che sono andati in pensione tra il 1° gennaio 2016 e il 31 dicembre 2016 potranno ottenere il ricalcolo della pensione dal 1° gennaio 2016, dal 1° gennaio 2017 e dal 1° marzo 2018; chi è andato in pensione dal 1° gennaio 2017 al 31 dicembre 2017 godrà del ricalcolo dal 1° gennaio 2017 e dal 1° marzo 2018 e, infine, chi è andato (o andrà) in pensione dal 1° gennaio 2018 al 28 febbraio 2018 solo dal 1° marzo 2018.
Come già anticipato, l’aumento medio dovrebbe essere stimato introno agli 80/90 euro al mese (importo destinato a variare anche in base al ruolo ricoperto) e non riguarderà invece coloro che sono andati pensione prima del 1° gennaio 2016.
Per quanto riguarda il TFS (o il TFR a seconda del regime applicabile) ossia il trattamento di fine rapporto, i contratti prevedono che dovranno essere considerati solo gli aumenti maturati alla data di cessazione del rapporto di lavoro e quindi, ad esempio, i pensionati del 2016 avranno diritto solo al ricalcolo dell’indennità sulla base del primo aumento scattato dal 1° gennaio 2016, e non quelli dal 2017 in poi.
Come si può ottenere il ricalcolo della pensione?
Per ottenere l’adeguamento degli assegni pensionistici sulla base degli aumenti predisposti con il rinnovo dei contratti degli statali, i pensionati del pubblico impiego non dovranno presentare nessuna istanza. Il ricalcolo verrà effettuato infatti d’ufficio dall’Inps ma, probabilmente, questo non avverrà in tempi brevi.
Le pratiche che l’Istituto di previdenza sociale dovrà elaborare alla luce degli aumenti di stipendio disposti nel pubblico impiego sono molte, e quindi potrebbero essere necessari anche dei mesi.
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