Rinnovo contratto statali, firmato l’accordo: aumenti e arretrati, così cambia lo stipendio

Simone Micocci

21 Dicembre 2021 - 12:36

Pubblica Amministrazione, comparto funzioni centrali: raggiunto l’accordo per il rinnovo di contratto. Aumenti di stipendio medi e lordi di 117,00€.

Rinnovo contratto statali, firmato l’accordo: aumenti e arretrati, così cambia lo stipendio

È stato raggiunto l’accordo per il rinnovo del contratto nella Pubblica Amministrazione, ma solamente per i dipendenti delle funzioni centrali delle amministrazioni pubbliche.

Hanno posto la firma sull’accordo tutte le parti: sia l’Aran, in rappresentanza della Pubblica Amministrazione, che i sindacati CGIL, CISL e UIL. Si tratta, però, solamente di un piccolo traguardo visto che adesso dovrà arrivare anche la firma degli altri comparti - Scuola, Difesa e Sicurezza, Sanità, Enti Locali - che tuttavia verrà rimandata al 2022 quando, tra l’altro, il contratto firmato sarà già scaduto in quanto questo ha validità per il solo triennio 2019-2021.

Come solitamente accade, però, è il comparto funzioni centrali a fare da apripista al rinnovo del contratto della Pubblica Amministrazione, quello di cui fanno parte i dipendenti nei Ministeri, nelle agenzie fiscali e negli enti pubblici non economici come INPS e INAIL.

Un accordo che rivoluziona la progressione di carriera per i dipendenti pubblici e che porta con sé un aumento di stipendio considerevole (superiore a quello riconosciuto per il precedente triennio) con il relativo pagamento di arretrati.

Aumento di stipendio dipendenti pubblici con il rinnovo di contratto

Come rivelato da fonti sindacali, l’aumento medio salariale per i dipendenti pubblici delle funzioni centrali sarà di 117,00€ lordi. Ricordiamo, invece, che per il rinnovo nel triennio 2016-2018 fu di soli 85,00€ medi e lordi.

Gli aumenti di stipendio dovrebbero essere riconosciuti già con lo stipendio di gennaio 2022, sempre se nel frattempo si riuscirà ad aggiornare i sistemi informatici. In media, comunque, gli statali appartenenti a questo comparto dovrebbero trovarsi sullo stipendio circa 90,00€ netti in più, ai quali poi vanno aggiunti i vantaggi derivanti dalla riforma fiscale.

Generalmente, comunque, gli aumenti dovrebbero andare da un +3,78% della parte fissa a un +4,15% per le fasce retributive più basse, le quali potranno beneficiare dell’effetto contabile dovuto al consolidamento dell’elemento perequativo.

E nel contempo per i dipendenti pubblici ci sarà il pagamento degli arretrati, un assegno una tantum che comprende:

  • aumento di stipendio non riconosciuto nelle 13 mensilità del 2019;
  • aumento di stipendio non riconosciuto nelle 13 mensilità del 2020;
  • aumento di stipendio non riconosciuto nelle 13 mensilità del 2021;
  • più eventuali aumenti di stipendio non riconosciuti nel 2022 qualora il pagamento degli incrementi stipendiali dovesse ritardare di qualche mese.

In totale si tratterà di una cifra pari a 10 miliardi di euro, con gli arretrati che - secondo indiscrezioni - dovrebbero arrivare solamente in primavera, più o meno in contemporanea con le elezioni delle RSU in calendario tra il 5 e il 7 aprile 2022.

Aumento di stipendio dipendenti pubblici con gli avanzamenti di carriera

Ma i dipendenti pubblici gioveranno di un aumento di stipendio anche grazie agli avanzamenti di carriera, per i quali si guarderà - almeno per il 40% della valutazione finale - al merito e ai risultati raggiunti dal lavoratore.

Nel dettaglio, si parte con una revisione delle attuali tre aree professionali - prima, seconda e terza - le quali si trasformano in area degli operatori, area degli assistenti e area dei funzionari.

L’avanzamento di carriera orizzontale, dunque all’interno della stessa area, porterà a un incremento stipendiale che va da 2.200,00€ lordi l’anno per i funzionari agli 800,00€ per gli operatori (con un valore intermedio di 1.200,00€ per gli assistenti).

Importante: si potrà concorrere a uno scatto ogni tre anni e vi sono, in base all’esperienza, anche possibilità di passare all’area superiore indipendentemente dal titolo di studio.

Per passare dall’area degli operatori a quella degli assistenti, infatti, non sarà necessariamente richiesto il diploma qualora il dipendente abbia maturato un’esperienza di almeno 8 anni. Lo stesso vale per il passaggio tra l’area degli assistenti e quella dei funzionari, per il quale in alternativa alla laurea è sufficiente anche un’esperienza di 10 anni maturata nell’area degli assistenti.

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