Il riscatto laurea comporta un onere, anche nella sua forma agevolata, non indifferente, e proprio per questo è necessario valutare l’effettiva convenienza.
Con il riscatto laurea agevolato è possibile valorizzare ai fini previdenziali gli anni dedicati all’ottenimento della Laurea pagando una cifra pari a circa 5200 euro per ogni anno riscattato. L’onere, nonostante l’agevolazione, risulta sempre molto pesante e proprio per questo prima di una decisione a tal riguardo è sempre bene valutarne l’effettiva convenienza.
Rispondiamo ad un lettore di Money.it che ci scrive:
“Buongiorno, vorrei sapere se il riscatto «agevolato» degli anni di università è effettivamente conveniente.
Io sono ancora lontano (53 anni e 28 di contributi) ma sto cercando di valutare questa possibilità.
Se ho ben capito l’orientamento prevalente post quota-100 è quello di alzare la soglia di età anagrafica minima a 64 anni, nel qual caso questo riscatto non servirebbe a molto (anzi ridurrebbe l’importo della pensione senza avvicinarla temporalmente); senza contare che nel frattempo potrebbero essere ancora cambiate le leggi e le ipotesi fatte oggi potrebbero essere del tutto aleatorie...
Esiste qualche indicazione «certa» per valutare la convenienza di questa scelta ?”
Riscatto agevolato laurea: come si valuta convenienza?
Anche se il riscatto agevolato della laurea consente di pagare oneri molto più bassi rispetto al tradizionale, si tratta pur sempre di cifre importanti e proprio per questo è sempre bene valutarne la convenienza effettiva.
In linea generale il riscatto laurea è conveniente nei seguenti casi:
- quando permette di raggiungere i 20 anni di contributi minimi per accedere alla pensione di vecchiaia
- quando permette di raggiungere i 18 anni di contributi accreditati prima del 1996 per avere il calcolo retributivo sui contributi versati fino al 31 dicembre 2011
- quando permette un reale anticipo pensionistico.
Ovviamente quando si misura l’effettiva capacità del riscatto laurea di permettere l’anticipo previdenziale non si deve tener conto di misure «a scadenza» ma soltanto di quelle strutturali. Nel caso di specie, quindi, la misura da prendere a riferimento, non sapendo come cambierà la normativa nel prossimi anni, è la pensione anticipata ordinaria che attualmente è strutturale ed aperta alla generalità dei lavoratori.
Nel suo caso, a 53 anni e con 28 anni di contributi (tenendo conto dei requisiti richiesti attualmente e senza considerare eventuali aumenti legati all’aspettativa di vista Istat che potrebbero verificarsi in futuro) le mancherebbero 14 anni per raggiungere la pensione di vecchiaia e 14 anni e 10 mesi per raggiungere i 42 anni e 10 mesi di contributi necessari per la pensione anticipata (supponendo costanza lavorativa per i prossimi 15 anni).
Riscattando ipoteticamente 4 anni di studio universitario, quindi, le mancherebbero per la pensione anticipata 10 anni e 10 mesi di contributi e le sarebbe, quindi, permesso l’accesso al compimento dei 64 anni di età circa con il massimo contributivo. Un reale anticipo della pensione, quindi, c’è.
Ma le ricordo che se gli anni di studi si collocano precedentemente al 1996 per poter fruire del riscatto agevolato (che le ricordo non scade a fine anno) dovrebbe optare per l’opzione contributiva per il calcolo della pensione e se ha molti anni versati prima del 1 gennaio 1996 questo potrebbe comportare una penalizzazione sulla pensione spettante.
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