Rupia indiana: è minimo storico

Marco Ciotola

30/08/2018

La rupia indiana è scesa al minimo storico di 70.8100 rispetto al dollaro, battendo il record negativo registrato ieri

Rupia indiana: è minimo storico

La rupia indiana tocca il suo minimo storico.
La forte mossa al ribasso, che segue di sole poche ore il primo record negativo registrato nella giornata di ieri, prosegue e spinge in fondo un trend che va avanti da tutto l’anno, e che molti economisti hanno attribuito all’aumento del prezzo del petrolio, ai timori relativi allo stato di salute dei mercati emergenti e alla forte domanda di dollari di fine mese.

La valuta della terza maggiore economia dell’Asia ha segnato quota 70.8100 contro il dollaro, dopo il precedente minimo a 70.475, per un calo del 10,97% dall’inizio dell’anno.

Secondo un report di Deutsche Bank l’indebolimento segue l’aggravarsi del deficit delle partite correnti, che è a sua volta in gran parte una conseguenza dell’aumento del prezzo del greggio.

Rupia indiana giù: pesa l’aumento del prezzo del petrolio

L’India, importatrice netta di petrolio, vede per ogni 10 dollari di aumento del prezzo al barile peggiorare il suo saldo corrente e il bilancio pubblico rispettivamente dello 0,4% e dello 0,1% del PIL secondo gli analisti: questo potrebbe ridurre di circa 15 punti base la crescita del Paese.

Il prezzo del petrolio è aumentato di oltre il 7% da metà agosto. In più, la domanda di dollari alla fine del mese ha anche scatenato il selloff della valuta.

Il governo ha diminuito i requisiti sugli investimenti esteri nei suoi mercati dei capitali, ma il selloff è continuato, secondo i dati del National Securities Depository Limited del Paese (NSDL). L’India ha fatto registrare un deflusso netto di 244,44 milioni di dollari alla fine di aprile di quest’anno, contro i 30,78 miliardi di acquisti netti registrati nel 2017.

Secondo l’economista DBS Radhika Rao i mercati hanno la sensazione che le autorità siano tolleranti verso una rupia più debole, con poco margine di manovra e nessun intervento verbale.

Questo nonostante il crollo dei mercati emergenti - causato principalmente dalla crisi della lira in Turchia - che ha anche messo sotto pressione la rupia. Per ora, ha spiegato Rao, l’India potrebbe scegliere di “preservarsi” in caso di ulteriori sviluppi, che potrebbero causare ulteriori punti deboli e richiedere l’intervento immediato della banca centrale:

“Con le strette previste in arrivo dallla Fed, i timori legati alla guerra commerciale e la domanda interna di dollari che cresce la volatilità sembra destinata a restare a lungo”.

Il report di Deutsche Bank prevede un ulteriore deprezzamento della rupia nei confronti del dollaro entro giugno del 2019.
Per la banca i disavanzi delle partite correnti, la forza del dollaro, i rendimenti dei Treasury USA più alti e il probabile ampliamento del deficit fiscale del governo potrebbero continuare a pesare fortemente sulla valuta.

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# India

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