S&P Global Ratings riscontra un bias negativo sul rating netto delle aziende europee pari al 6,3%. “Questa percentuale riflette il fatto che i downgrade saranno probabilmente superiori al numero di upgrade nei prossimi trimestri”
S&P Global Ratings vede un imminente peggioramento della qualità del credito delle aziende europee.
«Nonostante l’andamento favorevole dei rating nel secondo trimestre – spiega la nota diffusa dall’agenzia di rating - ci aspettiamo che la qualità complessiva del credito delle imprese europee diminuisca leggermente nel corso del prossimo anno».
La previsione è contenuta nel report «European Corporate Credit Quality Is Expected To Decline Following A 10-Year Peak», all’interno del quale viene analizzato lo stato dell’arte del settore nel Vecchio Continente.
Un buon secondo trimestre
Nel secondo trimestre del 2019 S&P Global Ratings ha effettuato azioni di upgrade di 27 aziende europee, un netto rialzo rispetto ai 16 upgrade del primo trimestre. Nello stesso periodo il numero di società che hanno subito un declassamento (downgrade) è sceso a 25 da 26, ovvero il minor numero di downgrade rilevato in un secondo trimestre a partire dal 2014.
In totale sono prevalsi gli upgrade nel settore finanziario. Il settore Capital goods ha sofferto 6 azioni di downgrade a fronte di nessun upgrade, praticamente il comparto peggiore subito dopo quello Media & Entertainment con 4 downgrades.
Sull’Italia nel secondo trimestre dell’anno una sola società è stata sottoposta a revisione del rating. Si tratta di Nexi con un upgrade che ha portato il rating della società da B+ a BB-.
Kirsten McCabe, Research assistant del gruppo di ricerca di S&P Global Ratings, ha osservato:
«Nel complesso le azioni di rating in Europa nel secondo trimestre rispecchiano da vicino le medie a lungo termine piuttosto che un marcato cambiamento nelle tendenze dei rating. Questo si basa sull’attuale distribuzione di outlook e creditwatch, sulle nostre aspettative di rallentamento economico e sul potenziale impatto negativo sulla regione di diversi fattori di stress di tipo geopolitico».
Nei prossimi i downgrade supereranno gli upgrade
La visione negativa (bias) sulle imprese europee è salita al 14,2% nel secondo trimestre dal 13,1% del primo trimestre, mentre il bias positivo è sceso al 7,9% dal 9,5%. Il risultato è stato un bias sul rating netto negativo pari al 6,3%, che riflette il fatto che i downgrade saranno probabilmente superiori al numero di upgrade nei prossimi trimestri.
Detto questo, non ci aspettiamo un’impennata di declassamenti nel breve termine. Anche se in aumento, i bias negativi e net-negative sono ben al di sotto della media dal 2004. Riteniamo che il periodo in corso rappresenti un calo rispetto ad uno dei periodi di performance più solida del credito degli ultimi anni.
Focus sull’Italia
L’Italia ha la percentuale più alta di aziende con outlook negativo: siamo intorno al 30% e un numero di giudizi Positive molto risicato (solo la Germania ne ha meno di noi, ndr). I Paesi dove gli outlook negativi sono praticamente assenti sono Austria, Repubblica Ceca, Polonia, Portogallo e, a sorpresa, Cipro.
Vero è che per tutti i Paesi di quest’ultimo elenco il numero di imprese monitorate dall’agenzia di rating è veramente esiguo, solo l’Austria riesce ad arrivare a 15 società mentre in Italia sono ben 41 le aziende su cui S&P produce ricerche e assegna rating.
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