Irricevibile. Così sarebbe stata definita la proposta arrivata da Cassa Centrale Banca per il salvataggio di Carige.
Nel giorno in cui l’Assemblea dello Schema volontario ha dato il suo via libera alla conversione del bond da 313 milioni (ok vincolato al rafforzamento patrimoniale della banca), il piano per il salvataggio di Carige ha subito un brusco stop.
Questo perché la proposta arrivata da Cassa Centrale Banca (CCB), il gruppo delle Bcc trentine guidato da Giorgio Fracalossi, sarebbe stata valutata “irricevibile” dal Fondo Interbancario (Fitd) per tutta una serie di condizioni poste.
Carige: piano di salvataggio in dettaglio
Il piano per il rafforzamento di Carige passa per un rafforzamento da 700 milioni di euro (313 milioni della conversione, 150 milioni dovrebbero arrivare dagli attuali soci, 170 sarebbero appannaggio dello schema obbligatorio del Fondo e il resto da Cassa Centrale Banca) cui vanno aggiunti i 200 milioni del bond convertibile coperti dal Mediocredito Centrale e dal Credito sportivo.
A ridosso della scadenza posta dalla Banca Centrale Europea, e con l’ipotesi di un rinvio che continua ad aleggiare sull’istituto ligure (Carige sotto i riflettori: spunta l’ipotesi della proroga), è proprio la posizione di CCB a destare le maggiori preoccupazioni.
Carige: queste le richieste di CCB
CCB, che questa mattina riunisce il Cda, avrebbe ridotto, come riporta l’edizione odierna de “Il Sole 24 Ore”, il suo impegno in equity da 70 a 65 milioni e sarebbe interessata anche al bond subordinato T2 di Carige che dovrebbe sottoscrivere per 100 milioni.
Tra le richieste di Cassa Centrale c’è quella di un’opzione “call” per rilevare la quota di capitale Carige in mano allo Schema con uno sconto che potrebbe arrivare al 90%. Inoltre, la finestra per esercitare l’opzione sarebbe particolarmente lunga e pari a quattro anni.
Carige: anche i Malacalza contrari al piano CCB
Oltre alla contrarietà delle banche italiane, anche soci storici come i Malacalza avrebbero avanzato forti dubbi sulla proposta arrivata da Cassa Centrale Banca, vero pivot industriale dell’operazione.
Un ingresso nel capitale al 10% non sarebbe ritenuto funzionale ad un progetto industriale dalla famiglia, al 27,5% dell’istituto ligure.
Le prossime ore saranno decisive.
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