Salvini non pare affatto convinto che il Governo Draghi, da lui appoggiato, sia in grado di fare le riforme cruciali richieste dall’Europa. Qual è il suo piano?
Per Salvini, Mario Draghi non sarà in grado di attuare le riforme chiave richieste dall’Unione Europea.
Un’ipotesi che non significa ritirare l’appoggio al presidente del Consiglio. Piuttosto, il leader della Lega sottolinea che il Governo di unità nazionale è troppo diviso su questioni cruciali.
Un modo per boicottare i piani riformistici non proprio in linea con la sua visione e sperare in un Governo di centro-destra al più presto per appropriarsi del Recovery Plan?
Cosa ha detto - e cosa prevede - Salvini su Draghi.
Perché Salvini non crede davvero nel Governo Draghi
Salvini, leader Lega, ha detto in un’intervista di sabato 15 maggio che sosterrebbe Draghi a diventare il prossimo presidente della Repubblica in un voto parlamentare previsto all’inizio del 2022.
In questo scenario, con l’ex banchiere al Quirinale, la sua coalizione cadrebbe automaticamente, aprendo la strada a elezioni anticipate.
Probabilmente è questo il disegno futuro che più si auspica il leader della Lega. Entrato per strategia politica nell’esecutivo di unità nazionale, ora Salvini sa che per ritrovare la leadership deteriorata - a tutto vantaggio di Giorgia Meloni - gli servirebbe un Governo di destra.
Per questo, nella sua intervista a La Repubblica, il leader della Lega ha sottolineato che non sarà questo Governo a riformare il sistema giudiziario e fiscale. Un boicottaggio dei piani del Recovery Plan, che Bruxelles attende con trepidazione e che il Paese valuta una vera rivoluzione?
Secondo la tesi salviniana, i partiti di centrosinistra all’interno dell’esecutivo hanno opinioni molto diverse dalle controparti di centrodestra. Come si potrà trovare un’intesa su temi così sensibili? La sensazione è che non si voglia cedere su argomenti così ideologicamente importanti per l’elettorato di centro-destra.
Qual è il piano della Lega?
Le misure promesse con il Piano nazionale di ripresa e resilienza includono progetti per ridurre la burocrazia, scuotere il complesso codice fiscale e snellire il sistema giudiziario notoriamente lento.
Il denaro dell’UE verrà rilasciato solo in tranche, il che significa che i rubinetti potrebbero essere chiusi se le riforme non si concretizzeranno.
L’attuale legislatura scadrà nel 2023 e se Draghi diventasse presidente della Repubblica all’inizio del 2022, il suo calendario di riforme proposto cadrebbe nel dimenticatoio, lasciando al prossimo Governo il compito di ricominciare da capo. E di dettare i contenuti del Recovery Plan.
Proprio quello che sembra voglia davvero Salvini. Anche se il fisco con la flat tax, tanto caro alla Lega, difficilmente potrebbe rientrare nelle risorse date dall’Europa.
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