Sanità: le Regioni chiedono più fondi per i LeA. Cosa sono e perché è importante finanziarli

Anna Maria D’Andrea

7 Settembre 2016 - 17:26

Le Regioni chiedono 2 miliardi di fondi per la Sanità nel biennio 2017-2018. I fondi serviranno per il finanziamento e l’adeguamento dei LeA, i Livelli essenziali di Assistenza, e per introdurre forme innovative di cura. Ecco cosa chiedono le Regioni e perché è importante finanziare la Sanità Pubblica.

Sanità: le Regioni chiedono più fondi per i LeA. Cosa sono e perché è importante finanziarli

Le Regioni chiedono nuovi fondi per la Sanità.
Nello specifico, per i Livelli essenziali di Assistenza, i cosiddetti LeA.

In seduta straordinaria, le Regioni hanno preparato un piano per il biennio 2017-2018 da proporre alla conferenza Stato-Regioni prevista nella giornata di oggi.

Cosa chiedono le Regioni? Più fondi e più certezza, per poter costruire un Servizio Sanitario Nazionale adeguato e al passo con le recenti innovazioni in campo medico-scientifico.
Nell’attuale disegno del Servizio Sanitario Nazionale, i servizi LeA sono di competenza delle Regioni.
Lo Stato, con la Legge di Stabilità 2017, deve quantificare le risorse da destinare alle prestazioni sanitarie di particolare importanza per la collettività.

Quello che chiedono le Regioni è la possibilità di ricevere fondi adeguati per garantire il diritto alla salute sancito dalla Costituzione.

Ecco nello specifico le richieste delle Regioni per la Legge di Stabilità 2017.

Sanità pubblica: cosa sono i LeA e perché è importante finanziarli

I Livelli essenziali di Assistenza sono le prestazioni sanitarie che lo Stato e le Regioni devono garantire a tutta la popolazione.
Rispondono al principio costituzionale che afferma la gratuità e il libero accesso alle prestazioni sanitarie.
La salute è, quindi, un diritto fondamentale dell’individuo e della collettività.

Con la legge di istituzione del Servizio Sanitario Nazionale, nel 1978, è stato introdotto il principio in base al quale le prestazioni sanitarie di base devono essere garantite a tutti i cittadini.

Con la riforma del Titolo V della Costituzione, la competenza in materia di Sanità è stata attribuita alle Regioni. Lo Stato, però, con la Legge di Stabilità, stabilisce quali sono le risorse da erogare alle Regioni per il corretto funzionamento della Sanità pubblica.

I LeA sono le prestazioni sanitarie di base e, per questo, è fondamentale finanziarle. Il sistema sanitario, per essere realmente uguale ed accessibile a tutti i cittadini, deve necessariamente poter contare sul giusto stanziamento di risorse pubbliche.

Questo è quello che chiedono le regioni.

Regioni: lo Stato finanzi adeguatamente la Sanità

Le Regioni hanno prodotto un documento da proporre in conferenza Stato-Regioni. Nella dichiarazione d’intenti, sono individuate le risorse ritenute necessarie per l’adeguamento dei LeA: nel testo si stabilisce che le risorse destinate al Fondo Sanitario Nazionale dovranno essere quantificate in 2 miliardi per il biennio 2017-2018; inoltre, la richiesta di confermare il quantitativo del fondo nella prossima Legge di Stabilità 2017.

Ma perché tutti questi fondi?

Innanzitutto, per garantire le prestazioni sanitarie di base.
I servizi LeA, come attualmente definito, si dividono in tre settori: prevenzione collettiva e sanità pubblica, assistenza distrettuale e assistenza ospedaliera.

In breve, riguardano le attività a tutela della salute pubblica e alimentare, la sicurezza nei luoghi di lavoro, i programmi di profilassi dalle malattie infettive; i servizi sanitari e sociosanitari diffusi capillarmente sul territorio, dalla medicina di base all’assistenza farmaceutica, dalla specialistica e diagnostica ambulatoriale alla fornitura di protesi ai disabili, dai servizi domiciliari agli anziani e ai malati gravi ai servizi territoriali consultoriali; e, ancora, l’assistenza ospedaliera, in pronto soccorso, in ricovero ordinario, in day hospital e day surgery, in strutture per la lungodegenza e la riabilitazione, e così via.

In più la Commissione Salute ha inserito nel documento anche la volontà di introdurre e sperimentare tecniche sanitarie innovative. Nel testo si fa esplicita menzione della volontà di introdurre, tra le nuove prestazioni, l’adroterapia, una cura per i pazienti affetti da malattie tumorali resistenti alla radioterapia.

Difficile stabilire se la Sanità pubblica potrà godere dello stanziamento di tutti questi fondi. Da un lato, è necessario che lo Stato amministri le entrate anche prendendo in considerazione l’attuale situazione finanziaria delle casse pubbliche (che, non è un fatto nuovo, presenta ancora molte difficoltà). Dall’altro, c’è il timore per quello che realmente andrebbero a finanziare: il problema della malasanità ha causato una notevole perdita finanziara, al momento, sia per lo Stato che per le Regioni che non sono state in grado di rispettare gli accordi presi.

Nonostante tali premesse, è ovvio constatare che i fondi per la sanità sono necessari: per una Sistema Sanitario Nazionale realmente di libero accesso e di qualità, c’è bisogno di innovazione e di adeguamento nelle prestazioni.

Per ora, le buone intenzioni ci sono.
Per i risultati, bisognerà attendere e affidarsi ad una (si spera) buona e corretta amministrazione pubblica.

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