Sbocchi lavorativi laurea in scienze umanistiche: le professioni più richieste

Chiara Esposito

3 Aprile 2022 - 21:29

La richiesta di laureati nel settore umanistico è destinata a crescere, lo dicono i dati. Posizioni aperte nel mondo dell’insegnamento e non solo.

Sbocchi lavorativi laurea in scienze umanistiche: le professioni più richieste

La scelta del proprio corso di studi è cruciale e, in quanto tale, per essere compiuta deve fondarsi su una base sostanziale di conoscenze concrete rispetto al proprio ambito d’interesse.

Il termine discipline umanistiche a esemepio racchiude in sé molteplici campi d’interesse e, conseguentemente, molteplici percorsi professionali corrispondenti.

Rientrano nella classificazione di scienze umane infatti i corsi di laurea in Beni Culturali, Arti Performative, Filosofia, Storia e Archeologia, Lettere e Filologia e Lingue.

Quest’eterogeneo gruppo d’insegnamenti possibili però potrebbe disorientare chi, iscrivendo all’università, non ha ancora lei idee chiare. Con uno sguardo alle classifiche delle migliori università italiane, cerchiamo quindi di capire come si posizionano sul mercato del lavoro i laureati di questo settore, quali professioni è possibile svolgere al termine del proprio percorso di studi e quali parametri vanno sempre considerati quando ci si iscrive in un ateneo piuttosto che in un altro.

Cosa offrono le laurea umanistiche: settori e professioni

Seppur apparentemente distanti tra loro, i percorsi delle scienze umanistiche hanno un filo conduttore comune: l’individuo nella sua complessa e articolata evoluzione tridimensionale nel tempo e nello spazio. Imprescindibili poi le attitudini alle tecniche di storytelling che tutte queste arti, in diversi modi, permettono di padroneggiare.

L’unico problema però è che spesso, nel sentire comune, quasi come un grande stereotipo culturale di massa, si tende a pensare che il sapere umanistico sia del tutto slegato dall’ambito lavorativo, più pratico e concreto. Un mondo lontano insomma dagli strumenti teorici e apparentemente astratti offerti ai laureati di questa branca.

I fatti però smentiscono questa credenza. Per rendersene conto basta guardare alla varietà di mestieri che è possibile intraprendere grazie a queste lauree. Le professioni possibili vanno infatti dall’addetto alle relazioni pubbliche e addetto stampa all’antropologo e archeologo fino all’archivista e bibliotecario nonché curatore editoriale o docente universitario. Si può anche diventare esperti in gestione delle risorse umane, formatore, giornalista, guida turistica o responsabile della comunicazione interna. Posti aperti anche per gli aspiranti geografi socio-politici e insegnanti di scuola secondaria e storici. C’è spazio persino per gli esperti di e-learning, semantica computazione, information broker, web editore e social media strategist.

Le migliori università: dati Censis e EA Ranking

Per capire però in che contesto potrebbe essere più vantaggioso incanalare le proprie aspirazione è bene affidarsi anche ai dati di gradimento delle singole università che, comparate tra loro in una classifica Censis, ci ricordano che i criteri per valutare al meglio gli atenei sono molteplici, diversi non riguardano neppure la didattica.

In particolare i punti focali dell’ultima indagine sono:

  • borse di studio erogate (tassi d’iscritti regolari, regolarità dei laureati e persistenza tra il primo e il secondo anno degli immatricolati negli anni precedenti);
  • comunicazione e servizi digitali;
  • internazionalizzazione (mobilità studentesca in uscita, il rapporto tra numero di università ospitanti e totale degli iscritti e la percentuale d’iscritti stranieri);
  • servizi;
  • strutture;
  • occupabilità.

Dai punteggi assegnati a ogni settore specifico è poi venuta fuori una media che tiene equamente conto dei sei valori.

Guardando alle triennali delle università statali troviamo le migliori università di Lettere, Filosofia e Storia a Venezia (con 109.5 punti), Perugia (con 98.5 punti) e Padova (con 98 punti). Per individuare atenei non solo al settentrione dobbiamo scendere al settimo posto con l’Università degli Studi della Tuscia e quella della Campania Luigi Vanvitelli, che occupa il tredicesimo posto.

La ricerca di Education Around invece si è concentrata sull’analisi delle performance di 63 Università italiane in diverse macro aree disciplinari, non sono quelle umanistiche. In ogni caso sono stati privilegiati il punto di vista e la soddisfazione degli studenti, la qualità della didattica e il tasso di occupazione.

Teniamo conto quindi degli esiti 2021 per le discipline umanistiche:
Arti Performative

  • Udine;
  • Bologna;
  • Padova.

Beni Culturali

  • Udine;
  • Macerata;
  • Venezia Ca’ Foscari.

Lettere e Filologia

  • Siena Stranieri;
  • Udine;
  • Bologna.

Lingue

  • Valle d’Aosta;
  • Bologna;
  • Trieste.

Filosofia

  • Perugia;
  • Trento;
  • Cagliari.

Storia e Archeologia

  • Padova;
  • Roma Tre;
  • Bologna.

La richiesta del mercato del lavoro

Unioncamere e Anpal hanno provato a stimare il fabbisogno di laureai in Italia nel quinquennio 2021-2025. La ricerca sul mercato del lavoro dei prossimi cinque anni evidenzia che verranno introdotte 1,2 milioni di persone per una media annua che potrà variare tra 228mila e circa 239mila unità.

Questi valori però non sono così generici, ma ripartiti per settore applicativo. Ad esempio chi studia scienze umanistiche può ben sperare di trovare un lavoro quando terminerà gli studi poiché questa laurea si attesta al sesto posto della graduatoria.

L’area letteraria, filosofica, storico-artististica ha un bacino di riferimento 13mila unità all’anno senza contare il concorso Scuola che si svolgerà nel 2023. Il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca ha infatti in programma l’inserimento di ben 100 mila insegnanti entro i prossimi anni scolastici sia nei posti classici che in quelli di sostegno.

La laurea in Lingue però è, tra le scienze umanistiche fino a ora descritte, il settore su cui conviene maggiormente investire. I laureati che hanno interesse a posizionarsi in maniera competitiva rispetto al mondo del lavoro devono proiettarsi allo studio di lingue come l’arabo, il cinese, il coreano e il russo. Altra grande potenzialità, anche se meno nota, è lo spazio di crescita esponenziale che sta avendo la lingua vietnamita.

Questa settore richiede quindi una specializzazione e quindi una laurea specialistica ma, una volta conseguita anche la magistrale, si potrà raggiungere senza troppi sforzi la carriera di traduttore e traduttrice. La globalizzazione dell’economia è infatti un incentivo costante alla ricerca di nuovi interpreti.

Il dato di AlmaLaurea conferma queste previsioni: il 67% dei laureati in Mediazione Linguistica trova lavoro entro un anno.

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