Sono 3 le professioni che saranno più a rischio con la prossima ondata di licenziamenti: entro il 2030 questi mestieri potrebbero essere sostituiti dall’Intelligenza artificiale. Scopriamo quali sono.
Ben presto le persone dovranno dire addio a diverse professioni, in particolare tre.
L’evoluzione tecnologica sta trasformando profondamente il panorama occupazionale, e alcuni mestieri rischiano di scomparire nei prossimi anni. L’intelligenza artificiale (IA) e la digitalizzazione stanno rivoluzionando il mercato del lavoro, portando con sé sia opportunità che minacce per i lavoratori.
Da un lato, queste innovazioni incrementano l’efficienza e la produttività aziendale; dall’altro, stanno riducendo la necessità di molte figure professionali. Secondo un recente studio del World Economic Forum, il 41% delle aziende prevede di tagliare posti di lavoro entro il 2030 a causa dell’implementazione di tecnologie avanzate.
L’automatizzazione dei processi, un tempo affidati agli esseri umani, sta rendendo obsolete diverse mansioni. Al contempo, cresce la necessità di esperti in IA e analisi dei dati. Circa il 70% delle imprese è alla ricerca di specialisti nella progettazione di strumenti basati su intelligenza artificiale, mentre il 62% punta su personale capace di impiegare queste tecnologie per ottimizzare le prestazioni aziendali. Questo scenario impone ai lavoratori di adattarsi, attraverso la formazione e l’aggiornamento delle proprie competenze.
Ma quali sono le professioni più esposte a questa “grande ondata di licenziamenti”? E perché sono così vulnerabili? Ecco tutto quello che c’è da sapere a riguardo.
Ecco quali sono i 3 lavori più a rischio
L’impatto dell’intelligenza artificiale e dell’automazione sta riducendo progressivamente la necessità di alcuni ruoli tradizionali. Ecco le tre professioni più a rischio nei prossimi anni secondo il World Economic Forum:
- Impiegati alle poste;
- Impiegati amministrativi;
- Grafici.
La digitalizzazione dei servizi ha già iniziato a diminuire la richiesta di impiegati postali. Le operazioni di spedizione e tracciamento sono ormai automatizzate, e l’aumento dell’uso di piattaforme digitali ha ridotto la necessità di personale in questo settore. Anche gli impiegati amministrativi stanno subendo un drastico calo della domanda. Le attività di gestione, contabilità e pianificazione sono sempre più delegate a software avanzati e sistemi di intelligenza artificiale, rendendo molte di queste posizioni superflue.
Infine, i grafici si trovano ad affrontare una crescente concorrenza da parte di strumenti di design basati su intelligenza artificiale. Questi software permettono di creare contenuti visivi in pochi secondi, riducendo drasticamente i tempi e i costi della progettazione e mettendo in difficoltà i professionisti del settore.
Questi cambiamenti riflettono una più ampia tendenza del mercato: le aziende si stanno orientando verso soluzioni che combinano efficienza, velocità e risparmio economico, sacrificando ruoli tradizionali in favore di nuove tecnologie. Tuttavia, questa transizione presenta anche delle opportunità, specialmente per chi sarà in grado di adattarsi ai nuovi scenari lavorativi.
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Intelligenza artificiale e licenziamenti: una minaccia o un’opportunità?
Se molte professioni stanno scomparendo, altre stanno emergendo, creando nuove opportunità di lavoro per chi possiede le competenze giuste. Il rapporto del World Economic Forum evidenzia come l’adozione dell’intelligenza artificiale non comporti solo la perdita di posti di lavoro, ma anche la creazione di nuovi ruoli. Settori come la progettazione di software, la sicurezza informatica e l’analisi dei dati sono in piena espansione e destinati a crescere nei prossimi anni.
Un aspetto cruciale è rappresentato dalla necessità di formazione e riqualificazione. Ben il 77% delle aziende intervistate intende investire in programmi di aggiornamento per i propri dipendenti entro il 2030, consapevoli che il cambiamento delle competenze chiave è inevitabile. In questo contesto, l’apprendimento continuo non è solo un’opzione, ma una necessità per rimanere competitivi nel mercato del lavoro.
Inoltre non bisogna sottovalutare come l’intelligenza artificiale offra anche la possibilità di migliorare le capacità umane attraverso quella che viene definita “collaborazione uomo-macchina”. Strumenti avanzati, se usati correttamente, possono aumentare la produttività e ridurre i margini di errore, rendendo più efficaci i processi aziendali.
La transizione verso il futuro del lavoro richiede quindi un approccio bilanciato: da un lato, la consapevolezza dell’inevitabilità dei licenziamenti in alcuni settori; dall’altro, la volontà di cogliere le opportunità offerte da un’economia in evoluzione. Per i lavoratori, ciò significa investire nella formazione; per le aziende, ripensare le strategie per integrare l’intelligenza artificiale in modo sostenibile.
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