Perché l’UE vuole bloccare i €7,2 miliardi del Recovery Fund all’Ungheria

Riccardo Lozzi

07/07/2021

Continua il duro scontro tra Orban e Unione Europea sulla legge anti-LGBT approvata lo scorso 15 giugno da Budapest. La Commissione è pronta a sospendere i fondi del Recovery Fund per l’Ungheria.

Perché l’UE vuole bloccare i €7,2 miliardi del Recovery Fund all’Ungheria

È di nuovo scontro acceso tra Viktor Orban e l’Unione Europea. Questa volta però il primo ministro ungherese sembra trovarsi in una posizione di debolezza rispetto agli scorsi anni, dato che da Bruxelles potrebbe arrivare la sospensione dei 7,2 miliardi di euro previsti nel Recovery Fund.

La Commissione per il controllo del bilancio del Parlamento Europeo ha chiesto alla Commissione di congelare i soldi previsti per Budapest nell’ambito del Next Generation EU, bocciando il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dell’Ungheria, per “gravi violazioni allo Stato di diritto”.

Gli europarlamentari voteranno l’8 luglio la risoluzione ufficiale per sollecitare la Commissione presieduta da Ursula von der Leyen ad avviare in tempi brevi la causa legale contro l’esecutivo di Orban.

Così la Commissione può bloccare i soldi del Recovery per l’Ungheria

La clausola sul rispetto dei principi dello Stato di diritto era stata inserita lo scorso dicembre in occasione dell’approvazione definitiva del Recovery Fund, con il compromesso che sembrava avvantaggiare la stessa Ungheria insieme alla Polonia.

La tesi che verrà promossa da Bruxelles si fonda sul fatto che proprio la mancanza di procedure trasparenti per la spesa dei fondi europei permette di bocciare il PNRR magiaro in caso si riscontrasse il mancato rispetto di uno degli “11 criteri stabiliti che si applicano a tutti gli Stati membri”.

In caso di una decisione simile, che dovrà essere presa entro il prossimo 12 luglio, il programma presentato da Viktor Orban sarebbe il primo, e probabilmente l’unico, a venire respinto.

Tuttavia la Commissione potrebbe optare per una soluzione più soft congelando solo una parte delle risorse e approvando quelle che andrebbero a beneficio della popolazione locale.

Scontro Orban-UE sulla legge anti-LGBT+

Anche in questo caso si tratterebbe di una scelta senza precedenti da parte dell’Unione Europea, che più di una volta era stata criticata per aver adottato una linea troppo morbida nel campo dei diritti civili, ma che per voce della presidente von der Leyen ha definito “una vergogna” la legge approvata lo scorso 15 giugno dal Parlamento ungherese, la quale mette in relazione di fatto l’omosessualità e la pedofilia.

Il provvedimento in cui sono contenuti le disposizioni contestate dalla Commissione e da 17 Paesi membri su 27 è infatti contro la pedofilia dal titolo emblematico: “Azioni più dure contro i trasgressori pedofili e modifiche a determinate leggi per proteggere i bambini”.

Con il testo promosso da Orban, il Governo ungherese potrà quindi ostacolare la pubblicazione di libri e la messa in onda di film che trattano temi riguardanti l’identità sessuale e l’inclusione della comunità LGBT+.

A scagliarsi contro il possibile veto dell’UE è invece Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia e aspirante futura alleata di Viktor Orban a Bruxelles, la quale ha accusato i vertici europei con parole dure: “Stanno precedendo a un ricatto e una rappresaglia contro chi non la pensa come loro. Così si violano i trattati e i regolamenti pur di colpire Orban”.

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