Marcello Sorgi, ospite dello speciale di MoneyTV L’Italia di Craxi, ha fatto un parallelismo sul caso del rapimento Moro e quello della morte leader socialista lontano dalla patria, sottolineando come furono le uniche due volte dove l’Italia non ha voluto trattare.
La ricorrenza del ventennale della morte di Bettino Craxi ha riportato in auge una pagina della nostra storia che, vuoi ancora per l’attualità dell’argomento, non è mai stata archiviata viste le tante opinioni differenti.
Un tema questo al quale MoneyTV ha voluto dedicare lo speciale in più puntate L’Italia di Craxi, in onda sul canale YouTube di Money.it, dove è stato gradito ospite Marcello Sorgi autore di recente del libro Presunto colpevole dove si ripercorrono le vicende politiche dello statista scomparso ad Hammamet nel gennaio del 2000.
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Tra i tanti temi trattati dal giornalista, non poteva mancare una considerazione su quello che forse è l’aspetto che più ha fatto discutere all’epoca, ma anche ai giorni oggi, ovvero sull’impossibilità di tornare in Italia per Craxi quando era sul punto di morte.
L’ex Presidente del Consiglio aveva chiesto di poter tornare da uomo libero desiderandolo fino all’ultimo, ma la cosa non fu possibile anche perché Bettino Craxi rifiutò la proposta degli arresti domiciliari.
“Non chiedo carità pelose - aveva dichiarato il leader socialista poco prima di morire - sono un esule politico e se non posso tornare a casa mia da uomo libero preferisco rimanere qui, anche da morto”.
Riguardo le ultime settimane di vita del politico, Marcello Sorgi ha raccontato di una confidenza fatta da Tony Blair che gli chiedeva “come mai non fu possibile costruire un corridoio umanitario per aiutare a salvargli la vita”.
L’Italia però non fu capace di realizzare questa soluzione, visto che nel nostro Paese secondo Sorgi “abbiamo trattato con tutti e su tutto, dal terrorismo straniero alla criminalità organizzata alle Brigate Rosse, ma solo in due casi non si è riusciti a trattare Moro e Craxi e questo è qualcosa che resterà come un segno della storia”.
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