Solo la Bce in questa situazione può sbloccare l’Europa, si registra il fallimento dell’AVO ENDOGENA, si dovrà iniziare il passo verso l’integrazione fiscale.
Abbiamo in Italia un debito statale pari al 140% del Pil, debito che ogni anno cresce, mentre il Pil ogni anno arretra, abbiamo una politica monetaria, gestita dalla BCE, germano centrica (nella scelta del modello di banca centrale ha prevalso la visione monetarista), a tutti i costi si vuole un euro forte sul dollaro, si cerca una stabilità dei prezzi anche con la minaccia della deflazione.
Il premier Renzi, nella sua qualità di Presidente del Consiglio dell’Unione Europea in linea con quanto già dichiarato dal suo ministro Padoan, deve richiamare ufficialmente la Bce ad esercitare compiutamente il suo ruolo assegnatogli negli artt. 2 e 3 dello statuto sociale, deve rispettare tutti gli obbiettivi citati e non quello che si è assegnato da sola “la stabilità dei prezzi”, mentre gli altri sono lasciati ai politici. Questa “auto assegnazione” degli obbiettivi è stata permessa in quanto in Europa è assente una forte istituzione politica capace di esercitare il controllo sull’operato della Bce, dobbiamo in questo semestre dimostrare che vi è una forte istituzione politica capace di fare rispettare compiutamente il Trattato europeo, ciò dovrà essere una conquista del nostro paese che fino ad oggi è stato subalterno all’asse Franco/Tedesco.
Tutti hanno compreso che per avere una unione monetaria tra più stati occorre un’integrazione fiscale che compensa gli squilibri (la flessibilità dei salari e la mobilità del lavoro non è uno strumento efficace per ristabilire gli equilibri economici, l’attuale crisi ha stabilito il fallimento dell’AVO «endogena»).
Nel caso in cui uno stato va in crisi di fiducia sul mercato finanziario, gli investitori escono dal titolo, il tasso di interesse sul titolo aumenta. Poiché sono le banche il principale investitore nel mercato dei titoli statali, l’aumento di quel tasso di interesse produce nei bilanci bancari notevoli perdite. Le banche avranno un problema di finanziamento, la liquidità interna si prosciuga, in tale modo si propaga la crisi del debito statale al settore bancario e di conseguenza al settore dell’economia reale, con il fenomeno chiamato “credit crunch”, tale situazione si avvita in un circuito sempre più veloce, le imprese non hanno credito, vanno in crisi, i loro crediti concessi dalle banche non possono essere restituiti e quindi gli attivi delle banche sono composti principalmente da crediti di bassa qualità, si arriva al punto che anche se le banche hanno liquidità, non effettueranno più prestiti all’economia reale se non ad aziende più che virtuose.
Questa è la situazione delle imprese in Italia, abbiamo poche imprese virtuose, ma la maggioranza sta soffrendo, sono costrette, in primis a finanziarsi con il mancato pagamento delle imposte e dei contributi, e alla fine a ricorrere alle procedure concorsuali.
Dal lato europeo le misure annunciate il 5/6/2014 dalla Bce per risolvere tali problemi, sono state già bocciate dai mercati finanziari, oggi i mass media hanno enfatizzato gli TLTROs, come uno strumento che risolve il problema del credito alle imprese, tale strumento non è altro che la brutta copia di quanto già fatto nel 2011 per salvare le banche (nel decreto salva Italia di Monti, fu perfino data la garanzia statale al collaterale dato alla BCE per i 250 mld), a settembre in due tranche la BCE erogherà 400 mld in tutta Europa, serviranno sicuramente al rimborso del vecchio prestito in scadenza a fine anno, poco arriverà alle imprese, anzi nulla arriverà a chi ne ha veramente bisogno.
Il vero provvedimento che, effettivamente crea liquidità nel sistema è il quantitative easing comunemente chiamato QE, la Bce deve acquistare sul mercato secondario i titoli statali dei paesi euro a partire dalle scadenze piu lunghe senza sterilizzarne gli effetti sulla liquidità (tali acquisti devono essere fatti proquota i singoli stati aderenti all’euro). Con tale manovra verranno liberati i bilanci delle banche dai titoli di debito statale e le stesse potranno tornare a fare il loro mestiere, ossia prestare i soldi alle imprese, che ricordo sono il motore dell’economia.
Dal lato interno, il Governo dovrà facilitare la concessione del credito bancario alle aziende tramite il fondo centrale di garanzia, si dovrà dare in modo automatico una garanzia statale pari almeno al 40/50% del fatturato a condizione che l’azienda mantenga il livello occupazionale per almeno tre anni e che non sia in una situazione di insolvenza, per quanto concerne le imprese che devono essere ristrutturate dovrà scendere in campo la CDP con operazioni di lease-back finalizzate alla monetizzazione di assets immobiliari o immateriali dell’azienda al fine di ricostituire la liquidità necessaria per la ristrutturazione aziendale, naturale che dovranno essere salvate solo le imprese che non sono già nella situazione di default.
Abbiamo il peso fiscale più alto in Europa e abbiamo la produttività della pubblica amministrazione più bassa di tutti gli altri paesi, immediatamente si possono raggiungere entrambi gli obbiettivi riducendo la spesa pubblica del 10%, arriviamo alla stessa % della Germania, la riduzione potrà essere fatta con lo studio di Cottarelli, con l’applicazione dei costi standard anche sulla sanità e per la differenza con tagli lineari, si liberano risorse pari a 70 mld che dovranno essere utilizzati per 39 mld per cancellare l’Irap sulle imprese e per la differenza di 31 mld per diminuire le imposte sul reddito di lavoro dipendente e sopprimere quindi il “bonus fiscale” temporaneo che a mio avviso è anche incostituzionale.Inutile precisare che qualsiasi provvedimento che deve prendere il Governo non deve rinviare a nessun provvedimento attuativo, esso deve essere completo ed immediatamente attuabile, oggi le imprese stanno ancora aspettando i provvedimenti attuativi del Governo Berlusconi, Monti e Letta.
Queste sono le vere emergenze del paese, non ha bisogno di altro, vogliamo fare la riforma costituzionale per adeguare la Costituzione ai tempi attuali, vogliamo fare la riforma del lavoro per renderlo più flessibile in entrata o in uscita, va tutto bene, se non facciamo le riforme che sostengono le imprese non ci sarà un problema di lavoro in Italia, tutti cercheranno il lavoro all’estero, ciò vuol dire che i nostri politici non sono stati all’altezza di guidare il nostro “bel paese”.
Il problema dell’ingente debito italiano non deve spaventare nessuno, se ne esce solo con la crescita delle nostre imprese e con l’aiuto di un po’ di inflazione, ricordiamoci che non è possibile pagare l’ingente debito con manovre di bilancio, se i prossimi anni la Bce mantiene un’inflazione tra il 2% e il 4%, tutti gli stati che garantiscono il pareggio del bilancio che oggi in virtù del fiscal compact è obbligatorio, potranno rientrare di almeno il 50% del loro debito in 15 anni.
A mio avviso questa è la strada più giusta per pagare il debito statale in quanto, l’attuale debito non è altro che “un regalo” fatto a questa generazione da quella passata, quindi non può essere pagato con il sudore degli attuali lavoratori, ma solo attingendo alla rendita, con l’inflazione che non è altro che una “tassa occulta” si avrà uno spostamento della ricchezza dalla rendita ai lavoratori e alle imprese. Chi propone soluzioni alternative per il pagamento del debito non è altro che un “bugiardo”, sa benissimo che non vi è un’altra soluzione, nessuno fino ad oggi ha fatto esempi scientifici realistici, non con previsioni che come quelle degli ultimi anni non si sono mai realizzate.
A questo punto, se la BCE svolge il suo vero ruolo, il fondo salva stati (ESM) non ha più senso di esistere, lo stesso potrà quindi essere utilizzato per l’emissione di eurobond destinati al finanziamento di opere pubbliche di interesse europeo che devono essere fatte in ogni stato aderente all’unione. Ove il Governo Italiano non riesca a fare modificare la politica monetaria e valutaria alla Bce in linea a quanto stabilito nel Trattato sul Funzionamento Europeo, i Parlamentari Europei possono chiedere ai sensi dell’art. 226 del TFE, l’istituzione di una Commissione temporanea di inchiesta sull’operato della Bce.
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