La startup che vuole mandare la pubblicità dallo spazio

Giulia Adonopoulos

13/03/2019

Annunci pubblicitari nel cielo grazie a milioni di piccoli cubetti che riflettono la luce e si uniscono per formare parole luminose o loghi: il progetto della startup russa StartRocket.

La startup che vuole mandare la pubblicità dallo spazio

Il mondo è pieno di pubblicità? Perché allora non portarla in orbita: questa l’idea della startup russa StartRocket, che vuole usare sciami di minuscoli satelliti che riflettono la luce per creare degli enormi cartelloni pubblicitari nel cielo.

La prima pubblicità nello spazio è stata mostrata in un video concept diffuso dalla società a gennaio 2019, e potrebbe essere mandata in orbita già nel 2021. Questi annunci pubblicitari spaziali sarebbero visibili solo di notte, ma potrebbero essere visti da quasi ogni parte del globo. Sul suo sito ufficiale la società parla di “una copertura potenziale del pubblico di 7 miliardi di persone sul pianeta”.

Pubblicità nello spazio, ma non solo

Orbital Display, il progetto di space advertising di StartRocket, funzionerà grazie a piccoli satelliti in orbita a oltre 450 chilometri di altitudine, ciascuno di questi dotato di una vela riflettente in modo da formare parole e loghi luminosi visibili dalla Terra. L’obiettivo, almeno iniziale, è trasmettere 3-4 messaggi al giorno, sfruttando il Sole come fonte di luce. Il CPM sarà simile a quello della televisione, pari a 9-5$.

L’azienda ha già un prototipo di satelliti e la fase di test della pubblicità spaziale potrebbe iniziare il prossimo anno, ha detto il Ceo di StartRocket Vlad Sitnikov.

Il progetto è stato pensato per l’adv, ma non solo: si potrebbero trasmettere messaggi e immagini luminose in orbita durante eventi globali per scopi di intrattenimento; o ancora i governi potrebbero usare i display per mandare comunicazioni urgenti alla popolazione durante blackout o situazioni d’emergenza.

Il problema dei detriti spaziali

L’idea degli annunci pubblicitari trasmessi dallo spazio sarebbe stata ispirata dal satellite lanciato in orbita a gennaio 2018 dall’azienda californiana Rocket Lab. Il satellite, chiamato Humanity Star e messo nello spazio come progetto artistico orbitante, ha fluttuato intorno al nostro Pianeta per due mesi prima di bruciarsi nell’atmosfera. Sitnikov ha detto che l’audacia del progetto lo ha portato a chiedersi: “E se inventassimo un nuovo mezzo di comunicazione, il primo media in orbita?”

Non tutti, però, condividono l’entusiasmo della compagnia russa e il motivo è che c’è già troppa spazzatura nello spazio. I detriti abbandonati in orbita, prodotti proprio dal disuso di satelliti, sonde, pannelli solari, razzi e parti di navicelle andati perduti durante le missioni spaziali, sono un problema sempre più urgente. Ad oggi si contano oltre 500.000 pezzi, per un ammontare di detriti nello spazio di circa 8mila tonnellate.

L’idea di StartRocket fa storcere il naso anche ad alcuni membri della comunità scientifica, secondo cui questa luce riflessa dai satelliti pubblicitari potrebbe interferire con la capacità di studiare i cieli.

Gli Stati Uniti hanno vietato la pubblicità spaziale nel 1993 ma non esiste nessun divieto simile in Russia.

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