Le ultime dichiarazioni dei membri della Federal Reserve puntano sulla possibilità per un rialzo dei tassi di interesse a dicembre. I dettagli.
I membri della Federal Reserve, banca centrale statunitense, tornano a sottolineare la possibilità di un rialzo dei tassi di interesse a dicembre.
William Dudley per primo, presidente della Fed di New York, vede il rischio di aspettare troppo a lungo per iniziare la normalizzazione di politica monetaria ormai sostanzialmente in equilibrio con il rischio di rialzare i tassi troppo presto, dopo sette anni vicini allo zero.
A New York, Dudley ha dichiarato:
«Credo che in questo momento i rischi di muoversi troppo presto rispetto a muoversi troppo tardi siano quasi in equilibrio.»
Dudley, che ha diritto di voto permanente alla commissione decisionale per la politica monetaria della Fed (FOMC), ha ricordato che la banca centrale deve «riflettere attentamente» a causa del rischio che gli Stati Uniti possano ritrovarsi ad affrontare una crescita cronicamente più lenta e un’inflazione debole, che giustificherebbero il continuare a tenere tassi bassi.
Ma definire i rischi «quasi bilanciati» rappresenta un sottile cambiamento nel pensiero di un membro della Fed che da sempre esita ad impegnarsi sulla tematica del rialzo dei tassi. Da quando Janet Yellen è presidente della Fed, i membri della Commissione (e Yellen stessa) ribadiscono di preferire ritardare il rialzo dei tassi e combattere l’inflazione piuttosto che rialzare i tassi troppo presto e frenare la ripresa dell’economia USA.
Dudley ha aggiunto che il tasso di disoccupazione attualmente al 5 per cento «potrebbe stare scendendo in modo insostenibile» minacciando l’inflazione, mentre i sette anni di tassi vicini allo zero «potrebbero stare distorcendo i mercati finanziari.»
A Washington, il vicepresidente della Fed Stanley Fischer ha detto che l’inflazione dovrebbe rimbalzare il prossimo anno a circa l’1,5 per cento, dall’1,3 per cento attuale, grazie alla riduzione delle pressioni legate al dollaro forte e ai prezzi del petrolio bassi.
Fischer ha ricordato, inoltre, che la Fed potrebbe agire il prossimo mese e alzare i tassi, il che potrebbe essere preso come un ulteriore segnale che la banca centrale è meno disposta a lasciare che la bassa inflazione ritardi ancora la normalizzazione della politica.
«Nonostante l’apprezzamento del dollaro e la debolezza proveniente dall’estero rappresentino uno shock importante, l’economia americana sembra stare reagendo ragionevolmente bene»
ha dichiarato Fischer durante una conferenza dei ricercatori e degli operatori di mercato al Consiglio della Fed.
Il dollaro USA è salito di circa il 15 per cento dalla metà del 2015, con l’inizio della lunga marcia la Fed verso il rialzo dei tassi, in un contesto in cui le altre banche centrali sono impegnate ad aggiungere stimolo alla politica monetaria.
Il dollaro forte ha contribuito a tappare il rialzo dell’inflazione, ora all’1.3 per cento contro il target fissato dalla Fed al 2 per cento.
Il presidente della Fed di St. Louis, James Bullard, e il presidente della Fed di Richmond, Jeffrey Lacker, si dicono d’accordo con il consensus generale nella Federal Reserve per realizzare un rialzo dei tassi lento e graduale.
«La Commissione è stata molto chiara: il percorso di normalizzazione deve essere graduale.»
Una nota di cautela viene dal presidente della Fed di Chicago Charles Evans, preoccupato che un eventuale aumento dei tassi possa danneggiare la ripresa e mettere gli Stati Uniti nella stessa posizione difficile che sta vivendo l’Europa.
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