Brucia la Sardegna e la giunta chiede lo stato di emergenza per calamità naturale. Il disastro ambientale che si sta consumando in questi giorni ha distrutto oltre 50 mila ettari di terreno.
La Giunta della Regione Sardegna, presieduta dal governatore della Regione Christian Solinas, ha decretato lo stato di emergenza.
Gli incendi che stanno devastando l’Oristanese hanno reso l’isola un inferno di fiamme e caldo. A dirlo è la popolazione locale tramite immagini forti su Twitter e Instagram.
Alberi secolari, animali, ettari ed ettari di terra coltivabile e case in fiamme. Lo stato di emergenza è solo il primo passo per poter chiedere lo stato di calamità naturale. Nel frattempo dal resto d’Europa stanno iniziando ad arrivare gli aiuti.
Che cos’è lo stato di emergenza e perché serve la richiesta della Sardegna
Lo stato di emergenza chiesto dalla Regione Sardegna è necessario per ottenere lo stato di calamità. Infatti lo stato di emergenza viene dichiarato nell’imminenza o al verificarsi di calamità naturali (e non solo).
La riunione della giunta ha visto riuniti il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio e i sindaci dei comuni colpiti, oltre il presidente della Regione Solinas.
Giorni fa la Protezione Civile aveva richiesto un’attenzione rinforzata in alcune zone sarde, in vista del picco di calore estivo intorno ai 43°. Questa dichiarazione di pericolo alto non ha però salvato oltre 50 mila ettari di terreno coltivato o coltivabile.
Una volta scattato lo stato di emergenza e di calamità, c’è un altro modo per tenere alta l’attenzione e lasciare aperte le porte agli aiuti e ai soccorsi: il meccanismo europeo di protezione civile. La richiesta è stata mandata dal Dipartimento della Protezione Civile e in risposta stanno arrivando due canadair (aereo che carica l’acqua per riversarla sul fuoco) dalla Francia e dalla Grecia.
Stato di calamità anche se l’origine degli incendi è colposa?
Lo stato di emergenza e di calamità sono dichiarati non solo in caso di evento naturale, come può apparire inizialmente il caso della Sardegna, ma anche in caso di attività dell’uomo. Quanto sta succedendo in Sardegna potrebbe essere causa dell’essere umano e di una pratica che i sardi conoscono bene.
I sardi che stanno intervenendo in queste drammatiche ore stanno puntando il dito verso i piromani. C’è anche chi fa notare che le mete turistiche di lusso non sono state interessate dagli incendi e chi invece, sconsolato, ricorda come ogni anno gli indendi dolosi abbiamo alla base un “mercato”.
Sembra assurdo anche solo pensare a un business sugli incendi, dove a guadagnare è chi dovrebbe domare le fiamme, che invece le lascia libere per aumentare il guadagno. Eppure non è la prima volta che vengono denunciate queste pratiche.
In entrambi i casi, che sia di origine naturale dovuto alle alte temperature o colposo, per mano umana, lo stato di emergenza può essere richiesto.
Perché la richiesta da parte della Sardegna?
Quello di questi giorni è stato definito il peggior incendio degli ultimi 100 anni. Ogni anno la Sardegna perde ettari di terre, boschi e campi coltivati. Il disastro ambientale è visibile agli occhi di tutti: dove prima c’erano foreste, oggi ci sono montagne aride che neanche nuove piante riescono a risanare.
Gli incendi sull’isola si sono uniti in un grande incendio che sta divorando oltre 50 mila ettari, fattorie, animali, campi coltivati. Si parla già di disastro ambientale per il quale ci vorrà un decennio o forse più per recuperare tutte le risorse perse.
La richiesta di stato di emergenza dovrebbe garantire alla Sardegna maggior libertà di movimento, ma soprattutto la possibilità di chiamare soccorsi straordinari, come sta accadendo in queste ore. Dal Lazio, dalla Grecia e dalla Francia sono arrivati aerei Canadair per tentare di domare le fiamme; e la Protezione Civile ha attivato il programma europeo per garantire ai 1.500 sfollati cibo, acqia, soccorsi e prime necessità.
© RIPRODUZIONE RISERVATA