La Corte d’Appello di Ancona ha assolto gli imputati condannati in primo grado per stupro perché la presunta vittima è “troppo mascolina”. Il caso.
In questi giorni sta destando molto scalpore la discutibile sentenza della Corte di Appello di Ancona dove i giudici hanno escluso il delitto di stupro poiché la presunta vittima è “troppo mascolina”.
In particolare, i giudici della Corte - tutte donne - hanno motivato la decisione sulla base del fatto che la ventiduenne peruviana fosse stata nominata sul telefono di uno dei colpevoli con l’appellativo di “Vikinga”, cosa che dimostrerebbe la mancanza di attrazione sessuale.
Secondo il Procuratore generale di Ancona si tratta di un’ulteriore forma di violenza, non solo nei confronti della ragazza ma verso tutte le donne. Andiamo a vedere i dettagli della decisione.
Lo stupro non sussiste perché la vittima non è avvenente
Secondo la Corte di Appello di Ancona, siccome “troppo mascolina” non è credibile che gli imputati condannati in primo grado abbiano commesso uno stupro ai danni di una ventiduenne peruviana.
Con questa argomentazione, la Corte di Appello ha assolto due uomini che in primo grado erano stati condannati a 5 e 3 anni di detenzione per stupro.
In particolare, i giudici (tutte donne) hanno motivato l’assoluzione spiegando che si esclude che i due siano stati fisicamente attratti dalla ragazza peruviana. La dimostrazione di ciò sarebbe da rinvenire nel fatto che uno dei due uomini avesse salvato il contatto della ragazza sul proprio telefono sotto il nome di “Vikinga”, appellativo che fa intendere le fattezze mascoline delle ragazza.
Ma non finisce qui: i giudici rincarano la dose affermando che la non avvenenza della giovane peruviana sia desumibile dalla foto allegata agli atti. Parole che fanno discutere e provocano indignazione, soprattutto perché dette da un collegio di sole donne.
Sentenza shock: la reazione del Procuratore generale
La sentenza, a dir poco scioccante, ha provocato forti reazioni tra gli operatori del diritto e non solo.
In modo particolare, il Procuratore generale di Ancona - Sergio Sottani - ha duramente condannato la decisione della Corte d’Appello, soprattutto perché le parole usate nella motivazione costituiscono una forma ulteriore di violenza nei confronti della vittima.
Per il Pg questa argomentazione non solo è carente dal punto di vista giuridico, ma rappresenta una palese mancanza di rispetto e sensibilità nei confronti della ragazza, che in questo modo viene sottoposta ad un’ulteriore forma di violenza.
Il Pg ha impugnato la sentenza della Corte d’Appello di fronte alla Corte di Cassazione che ha provveduto ad annullarla. Ora sul caso si dovrà celebrare un nuovo processo presso la Corte d’Appello di Perugia.
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