La morte di George Floyd è stata strumentalizzata a favore di una campagna contro le forze dell’ordine che si è vista tagliare fondi e risorse. Con buona pace dell’ordine pubblico.
George Floyd, l’afroamericano di Minneapolis ucciso il 25 maggio 2020 dal poliziotto bianco Derek Chauvin, ha sconvolto e accomunato gli americani nell’orrore per la dinamica dell’assassinio, immortalato nel video -il ginocchio sul collo dell’uomo a terra - che ha fatto epoca ed è entrato nella storia dei comportamenti criminali più abbietti da parte di un supposto tutore dell’ordine, in divisa. Un mese fa, il 20 aprile, il paese si è unito ancora: stavolta nella condivisione, ovvia e generale, per il verdetto della giuria popolare che ha riconosciuto Chauvin colpevole di tre gradi di omicidio che prevedono 40 anni di galera.
La tragedia di un anno fa, però, ha anche diviso i cittadini sul vitale tema politico dell’ordine pubblico. E ha alimentato due fronti opposti, sempre più lontani e inconciliabili. Da una parte ci sono gli americani di estrema sinistra, non solo i militanti di Black Lives Matter ma pure tanti sindaci e parlamentari Democratici, che vedono nell’ex agente bianco condannato il simbolo di una polizia sistematicamente razzista, e quindi irriformabile.
“Defund the police”, “tagliare i soldi alla polizia”, è così passato da slogan elettorale dell’era pre-Floyd a programma delle amministrazioni locali che l’hanno già applicato in mezza America. Almeno 20 maggiori metropoli, lo ha riportato una recentissima inchiesta del sito liberal Axios, hanno ridotto le spese per la gestione dell’ordine pubblico per un totale di 840 milioni di dollari (per esempio, in 25 municipalità in vari Stati sono stati cancellati i contratti con i poliziotti addetti alla protezione delle scuole).
Dalla parte opposta dell’opinione pubblica c’è il buon senso: il 70% dei cittadini - il 52% anche tra i neri - hanno dichiarato di opporsi all’idea di “Defund the Police” nel sondaggio Axios-Ipsos di qualche giorno fa. Sulla necessità di continuare a investire nell’addestramento degli agenti, professionalmente e tecnicamente, per migliorare il servizio e ridurre gli incidenti c’è un sostanziale impegno bipartisan che dovrebbe produrre, in futuro, riforme concrete a livello federale, statale e comunale. L’obiettivo del Law & Order non deve però essere sacrificato sull’altare delle politiche radicali, mentre è quello che sta succedendo. Lo dice la cronaca nera della criminalità con i suoi numeri allarmanti, perché è lì che finiscono gli slogan sbagliati.
“#Defund=Death“
A New York, 30 persone sono state vittime di sparatorie nello scorso weekend, e tre sono morte. “#Defund=Death“, “#Tagliare i fondi = Morte”, è il titolo con cui il New York Post ha stigmatizzato il 25 maggio il trend, che viene da lontano. Il sindaco Democratico, Bill de Blasio, l’anno scorso aveva infatti eliminato la “unità anticrimine”, cruciale per individuare chi gira con armi illegali. Gli effetti di questi tagli sono deleteri, ovunque. Gli USA, l’anno passato, hanno visto il maggiore incremento percentuale di omicidi da quando viene registrato il trend, ha scritto sul Wall Street Journal Heather Mac Donald, ricercatrice del Manhattan Institute e autrice del libro “La Guerra ai poliziotti”. Il tasso degli omicidi nel 2020 è salito a New York del 46%. A Los Angeles il balzo è stato del 38%. A Chicago del 50%. La tendenza è proseguita quest’anno. A Chicago le vittime di sparatorie sono cresciute del 43% da gennaio a fine marzo del 2021, rispetto al dato del 2020. A Portland (Oregon) del 120%. A New York, l’ultima rilevazione è del 16 maggio e ha registrato un balzo del 78,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (nel Bronx il dato è salito del 165,7%).
A Saint Louis, in Missouri, che nel 2020 ha avuto il tasso record di assassinii da 50 anni a questa parte, il nuovo sindaco Tishaura Jones ha presentato un piano per tagliare milioni di dollari e ridurre le forze dell’ordine. A Seattle, nel Washington State, l’amministrazione intende ridurre per il 2021 il budget, e pure l’organico degli agenti, del 20%.
Ma è Minneapolis l’epicentro della crisi dell’ordine pubblico che affligge gli Stati Uniti. E’ la città del Minnesota che un anno fa era stata il teatro del dramma di Floyd, e la sua popolazione paga salata, da allora, la risposta assurda e autolesionista che la municipalità ha voluto dare all’omicidio compiuto dal suo agente. Il Consiglio comunale ha infatti votato, a caldo, l’abolizione del dipartimento di polizia e il suo rimpiazzo con “un nuovo modello che dovrà trasformare la cura della sicurezza”. La misura votata non è poi stata realizzata concretamente ma, secondo Alicia Smith, direttore della organizzazione di quartiere Corcoran Neighborhood Organization, “c’è chi ha colto il messaggio e ha aperto una stagione di caccia contro i suoi nemici”. Va ricordato che durante i moti violenti di strada del maggio 2020, subito dopo la morte di Floyd, una stazione della Polizia locale era stata assalita, sgombrata e bruciata. Il fallimento delle autorità locali e statali nella difesa della sede ha distrutto il morale e il senso della missione tra i poliziotti della città, con l’effetto che una raffica di dimissioni, 200, ha ridotto di un terzo l’organico: di fatto è stata la vittoria del “Defund the Police” senza che sia stato licenziato nessuno.
Il clima di abbandono della città ad un destino di illegalità permanente si è tradotto in cifre da paura. Finora, nel 2021, 19 bambini sono stati il bersaglio dei colpi d’arma da fuoco incrociati di malviventi scatenati in regolamenti di conti: per la statistica, un aumento del 171% sul corrispondente periodo del 2020. Sempre da gennaio, gli omicidi sono balzati del 108%, le sparatorie del 153%, e i furti di auto violenti, quelli compiuti facendo sloggiare il proprietario a bordo, del 222%. Il degrado della sicurezza a Minneapolis ha vissuto il suo episodio emblematico nel giorno stesso dell’anniversario della tragedia: una sparatoria (con un ferito), in pieno giorno, nel parcheggio antistante il memorial eretto per ricordare Floyd.
Inutile dire che la quasi totalità delle vittime innocenti, e dei colpevoli accertati o sospetti, dell’ondata di criminalità in corso in tutta America sono persone di colore, afro-americani e ispanici. Gente, cioè, che ha un bisogno assoluto di essere protetta dalla polizia.
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