Caos crescente sul tema tamponi: si rivedono i criteri di attendibilità scientifica per i test grazie a vari studi condotti a riguardo.
Il minor tasso di attendibilità dei tamponi rapidi rispetto a quelli molecolari è noto da inizio pandemia. Questa condizione era dovuta alla fragilità del materiale prelevato, ma nuovi studi in merito stanno rivelando delle percentuali più consistenti di falsi negativi di quanto ci si poteva aspettare fino ad oggi.
In questa fase delicata nella gestione della pandemia stanno infatti emergendo dichiarazioni poco rassicuranti sul fronte della sicurezza dei risultati ottenuti.
Perché se ne parla solo ora?
Qualora ci si chiedesse però perché non si è capito prima il reale grado di scientificità di questi strumenti le risposte che è possibile ottenere sono le seguenti.
Studi prolungati nel tempo e il suo numero sempre crescente di campioni danno risultati più attendibili e precisi. in più non vi era mai stata alcuna dichiarazione di attendibilità totale di questa tipologia di rapporti specifica.
Il numero delle indagini in questo campo inoltre era pressoché irrisorio e non vi era particolare interesse a verificare dati analoghi poiché in piena campagna vaccinale l’attenzione della comunità scientifica era rivolta, ad altre questioni di maggiore peso ed urgenza.
I fondi necessari per analizzare questo tipo di dati tuttavia sono oggi stati sbloccati e la comunità di esperti che ruota attorno al sistema nei tamponi si sta muovendo con tempestività per recuperare parte del ritardo accumulato.
I risultati finora ottenuti sono già stati prontamente pubblicati e resi noti per mettere in guardia chi si affida a questa modalità sulla percentuale di errore a cui si va incontro.
I dati degli studi più recenti
Arrivano reclami e allarmi da più fronti in un turbinio di dichiarazioni alla stampa che, per la loro portata, tendono anche a spaventare la cittadinanza.
Claudio Giorlandino, direttore scientifico del centro ricerche Altamedica ad esempio, ha spinto molto sulla pubblicazione sulla testata Future Virology di un suo studio condotto su ben 332 casi.
Di questi 249 erano positivi al tampone molecolare e 83 negativi. Tra i 249 positivi però solo 151 erano invece risultati tali con il test antigenico rapido immunocromatografico. La dicitura potrebbe sembrare poco familiare ma in realtà si tratta del test che viene generalmente effettuato in farmacia o negli studi dei medici.
In accordo con questa visione si fa sentire anche il virologo Francesco Broccolo dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca che ha ribadito all’Ansa che si tratta di test che possono dare oltre il 50% di falsi negativi.
Stesse parole provengono dal Ceinge di Napoli, ente promotore di un altro studio in materia. La ricerca in questione è stata ripresa persino dal professor Andrea Crisanti ed è stata finanziata dalla Regione Campania e condotta dalla Task force Coronavirus attiva al Centro di biotecnologie avanzate. In questo caso specifico le analisi hanno interessato pazienti con Covid in diverse fasi della malattia: positivi al tampone molecolare naso-oro-faringeo e ricoverati presso i reparti dedicati dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II. Per ognuno sono stati raccolti vari campioni poi sottoposti sia alle procedure del molecolare che del test rapido rivelando però una preoccupante discrepanza nelle risultanti.
A cosa possiamo affidarci quindi?
A questo punto possiamo contare sulle altre modalità già collaudate, diverse negli usi ma più impegnative a livello di tempi, e perciò, meno soggette ad errori: il test molecolare e quello sierologico.
Le specificità dei due casi sono le seguenti:
- test molecolare (o PCR) che evidenzia la presenza di materiale genetico (RNA) del virus. Viene eseguito su tampone rino-faringeo;
- test sierologico tradizionale che evidenzia la presenza di anticorpi contro il virus. I test sierologici vengono eseguiti su prelievo venoso e sangue capillare.
Il ricercatore Giovanni Maga ha sostenuto infatti che per il caso dei tamponi antigienici solo la variante Delta li rende più affidabili grazie alla sua carica virale maggiore.
C’è infine da spendere una parola sul possibile futuro di questa pratica visto che, come anticipato da alcune indiscrezioni, il tampone potrebbe perdere del tutto la propria validità nel rilascio del Green Pass. Forse anche alla luce dei numeri ottenuti e qui riportati il Governo si sta attivando per ridimensionare l’affidamento che riponiamo in questa pratica ormai tanto comune e diffusa.
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