Dopo l’accordo su un’imposta minima globale per le grandi società, lo sguardo si posa sulla situazione attuale: dove si paga l’aliquota più bassa della tassa sulle multinzionali nel mondo?
Il G7 sostiene un’aliquota minima globale dell’imposta sulle società di almeno il 15%.
Ma quanto e, soprattutto, dove si paga attualmente la tassa sulle multinazionali? E quali Stati hanno il livello più basso di tassazione?
Interrogativi interessanti e leciti in questo momento storico nel quale le nazioni più potenti del mondo si sono dette pronte a rivoluzionare i bilanci delle big tech e delle grandi società.
Il segretario al Tesoro degli Stati Uniti Janet Yellen ha affermato che una tale aliquota minima globale porrebbe fine alla “corsa al ribasso nella tassazione delle imprese” e “assicurerebbe equità per la classe media e i lavoratori negli Stati Uniti e in tutto il mondo.”
I Governi delle principali economie hanno affrontato per anni la sfida di tassare le grandi aziende, come i giganti della tecnologia Facebook e Google. Ora tutto potrebbe cambiare.
Intanto, però, persistono veri e propri paradisi fiscali: dove si paga meno la tassa sulle multinazionali nel mondo?
Aliquote fiscali per multinazionali: dove sono più basse?
In attesa di concrete novità sulla tassa minima globale sulle grandi società, è interessante capire dove le aliquote sono vantaggiose per i bilanci delle multinazionali.
Una pratica comune tra molte società è dichiarare reddito, come quelli provenienti da fonti immateriali come software e brevetti, in giurisdizioni a bassa tassazione, indipendentemente da dove vengono effettuate le vendite. Ciò evita loro il pagamento di tasse più elevate nei loro Paesi d’origine.
In generale - riporta CNBC - le nazioni dell’Africa e del Sud America impongono aliquote fiscali aziendali maggiori rispetto a molti in Europa e in Asia, secondo i dati del think tank Tax Foundation con sede a Washington, dell’OCSE e della società di consulenza KPMG.
Molte giurisdizioni a bassa tassazione sono piccole nazioni come Bulgaria e Liechtenstein, come è evidente nel grafico.
Ci sono Stati con percentuali davvero irrisorie, come Barbados, Turkmenistan, Uzbekistan, Ungheria e Montenegro che non arrivano nemmeno al 10%.
L’Irlanda, per esempio, supera di poco il 12%.
Di contro, Paesi come Francia, Brasile, Venezuela, Malta superano il 30%.
Cosa ne sarà dei paradisi fiscali?
I dati mostrano che circa 15 Paesi non impongono un’imposta generale sul reddito delle società.
Ciò include nazioni insulari come Bermuda, Isole Cayman e Isole Vergini britanniche, che sono ampiamente conosciute come “paradisi fiscali” offshore, giurisdizioni in cui le grandi aziende trasferiscono i profitti per pagare meno tasse.
Questi territori beneficiano di posti di lavoro creati per servire le società multinazionali, come i servizi legali e contabili. I paradisi fiscali guadagnano anche dalle commissioni pagate dalle grandi aziende per creare filiali lì.
Gli analisti non sono ancora convinti che una tassa minima globale al 15% almeno farà scomparire del tutto questi luoghi senza tasse. Tutto si giocherà sulle regole che saranno condivise. E, soprattutto, sui margini aperti per evasione ed elusione.
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