303mila contratti a tempo determinato nei primi due mesi del 2015, ma circa l’80% sono stabilizzazioni di collaborazioni. Intanto delude Garanzia Giovani, aiutati solo 49mila ragazzi.
Nei primi due mesi del 2015 sono stati attivati 1.382.978 contratti, ovvero 154mila contratti in più (+12,6%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Si tratta di dati emersi dalle comunicazioni obbligatorie del Ministero del Lavoro che sono stati resi noti qualche giorno fa e presentati dal Ministro Poletti come effetti dei nuovi provvedimenti adottati dal Governo.
Sebbene il Jobs Act sia diventato operativo a marzo, e dunque i dati non risentano ancora delle norme sul contratto a tutele crescenti e di altre disposizioni appena introdotte, sembra che gli sgravi contributivi previsti dalla Legge di Stabilità abbiano permesso, almeno in parte, un aumento dei contratti a tempo indeterminato nei primi due mesi del 2015.
Nel primo bimestre dell’anno sono state avviate in totale 303mila assunzioni indeterminate, ovvero 79mila in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
In particolare i contratti a tempo indeterminato che sono stati attivati a gennaio hanno raggiunto la quota di 165.246 (+32,5%) mentre quelli stipulati a febbraio sono stati 138.402 (+38,4%).
Per la fascia tra i 15 e i 29 anni la variazione tendenziale è stata positiva per il 43,1% nel primo mese e per il 41,4 nel secondo mese.
Si è dunque assistito a una crescita dei contratti a tempo indeterminato pari al 35% rispetto al totale registrato negli stessi mesi del 2014, una percentuale che ha persino doppiato il ritmo di crescita complessivo pari invece al 12,6%.
Tuttavia è necessario capire se i contratti appena attivati rappresentino delle nuove assunzioni o la sostituzione di diverse forme contrattuali già esistenti.
Secondo la Fondazione consulenti del lavoro l’80% delle nuove assunzioni sono in realtà stabilizzazioni di collaborazioni a progetto, contratti a termine e partite Iva.
Per quanto riguarda invece “Garanzia giovani”, il piano di investimento contro la disoccupazione giovanile inaugurato nel maggio 2014, i dati emersi sono stati alquanto deludenti.
A fronte di 476mila iscritti neanche la metà, circa 233mila, sono stati “presi in carico” mentre solo 49mila sono stati i giovani che hanno ricevuto una proposta di tirocinio o di lavoro.
Sembra quindi che l’investimento da un miliardo e mezzo di euro stanziato in parte dall’Europa e in parte dal governo italiano per reagire all’emergenza occupazionale dei 2,4 milioni di “Neet”, ovvero di giovani aventi un’età compresa tra i 15 e 29 anni che non lavorano e non studiano, non abbia ancora raggiunto i risultati sperati.
La preoccupazione maggiormente diffusa è che il denaro venga sperperato in iniziative inutili o adoperato dai dirigenti regionali a proprio vantaggio, per garantirsi clientele e convenienze politiche.
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