Theresa May: ecco cosa pensa davvero della Brexit. Intercettazioni esclusive

Flavia Provenzani

26 Ottobre 2016 - 12:55

Ecco cosa pensa veramente Theresa May della Brexit secondo le intercettazioni del suo discorso a maggio allo staff di Goldman Sachs.

Theresa May: ecco cosa pensa davvero della Brexit. Intercettazioni esclusive

Intercettato un file audio segreto, trapelato dagli uffici di Goldman Sachs, che mostra cosa pensa realmente il neo primo ministro inglese Theresa May sulla Brexit: dalla paura per gli effetti sulle imprese con l’uscita del Regno Unito dall’UE alla volontà di vedere il suo Paese assumere un ruolo guida in Europa.

Theresa May si diceva preoccupata per l’abbandono del Regno Unito da parte delle società in caso di vincita della Brexit durante un incontro segreto con la banca di investimento un mese prima del referendum di giugno.

La registrazione dei commenti di Theresa May contro la Brexit ai responsabili di Goldman Sachs, con un file trapelato e pubblicato da The Guardian, rivela le preoccupazioni del primo ministro inglese per l’uscita del Regno Unito dall’UE.
Quanto trapelato è in netto contrasto con i discorsi pubblici della May tenuti dopo la sua nomina a primo ministro.

Theresa May era contro la Brexit: le intercettazioni

Parlando alla sede di Goldman a Londra il 26 maggio, l’allora ministro degli Interni tentava di spiegare i vantaggi economici di un permanenza nell’UE parlava di come fosse arrivato il tempo per il Regno Unito di prendersi un ruolo da vero leader in Europa. Theresa May si diceva speranzosa che gli elettori inglesi guardassero al futuro piuttosto che al passato.

Durante l’incontro, durato un’ora circa, la May si è detta inoltre per le conseguenze della Brexit sull’economia britannica.

«Credo che le questioni economiche siano chiare»,

ha detto.

"Ritengo che essere parte di un blocco commerciale da 500 milioni di euro sia importante per noi. Credo che, come vi dicevo poco fa, uno dei problemi è che in molti investono qui nel Regno Unito perché è il Regno Unito in Europa”.

"Se non fossimo in Europa, credo che ci sarebbero imprese e società che si troveranno a chiedersi se hanno bisogno di sviluppare una presenza nell’Europa continentale piuttosto che una presenza nel Regno Unito.
Quindi penso ci siano chiari vantaggi per noi in termini economici".

Opinione May su Brexit in netto contrasto con la sua Hard Brexit

Il suo avvertimento circa l’importanza della permanenza del Regno Unito nell’UE è in netto contrasto con la posizione di Theresa May delle ultime settimane e con la sua hard Brexit.

La May ha dichiarato durante l’ultima conferenza del partito conservatore di dare la priorità al ridurre l’immigrazione piuttosto che all’essere parte del mercato unico. Nel suo discorso, ha detto che le aziende britanniche hanno bisogno della «massima libertà di commercio e di operare nel mercato unico», ma non a scapito di «rinunciare di nuovo al controllo sull’immigrazione», accettando le leggi dei giudici in Lussemburgo.

Durante il suo colloquio con Goldman Sachs, la May si è espressa anche sulla questione sicurezza, maggiore con la permanenza del Regno Unito in Europa grazie a strumenti come il mandato d’arresto europeo e la condivisione di informazioni tra le agenzie di polizia e quelle di intelligence.

«Ci sono sicuramente delle cose che possiamo fare come membri dell’Unione Europea che secondo me ci tengono più al sicuro»,

aveva dichiarato la May un mese prima del referendum Brexit.

Le dichiarazioni trapelate potrebbero risultare molto imbarazzanti per il primo ministro May, già impegnata ad affrontare le critiche per aver mentito durante la campagna referendaria e per aver dato un supporto troppo debole per il fronte Remain.

Ad aprile, la May ha tenuto un discorso in cui ha esposto alcuni dei motivi per restare in Europa, avvertendo che la Brexit avrebbe avuto un impatto sullo sviluppo del mercato unico per il resto dell’UE. Ma i suoi commenti alla all’incontro con Goldman Sachs un mese sono assai più allarmanti e più schierati contro la Brexit poiché avverte dei pericoli per l’economia inglese legati al trasferimento delle imprese nell’Europa continentale.

Durante la campagna del referendum Brexit, la May ha fatto infuriare i suoi compagni conservatori per essere rimasta in disparte piuttosto che dare un forte sostegno al NO alla Brexit.

All’incontro della May con Goldman Sachs la donna ha elogiato Cameron, l’allora primo ministro, per aver ottenuto delle concessioni importanti dal vertice europeo all’inizio dell’anno.

Theresa May è stata poi abile nel non rispondere alla osservazione che la voleva il prossimo primo ministro, decidendo piuttosto di focalizzarsi sul perché la Gran Bretagna sarebbe dovuta rimanere nell’UE. La May ha detto: «Questo è uno dei miei messaggi sulla questione del referendum, in realtà non dovremmo votare per cercare di ricreare il passato, dovremmo votare per ciò che è giusto per il futuro».

Goldman Sachs ha confermato che la May ha parlato con il personale inglese della banca ma che non è stata pagata. Ha semplicemente accettato l’invito al Talks@GS della banca, come altre figure inglesi di spicco.

Insomma, il problema della coerenza non è solo una questione italiana.

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