Beppe Grillo, leader del Movimento 5 Stelle, propone di togliere il diritto di voto agli anziani poiché disinteressati al futuro del Paese. È una proposta legittima o discriminatoria?
Togliere il voto agli anziani in favore degli elettori più giovani- questa la proposta di Beppe Grillo per rinnovare le regole sull’elettorato attivo nel nostro Paese. Gli anziani sono troppi e spesso sono contrari al progresso, per questo il loro voto andrebbe a sfavore dell’elettorato più giovane.
Sia l’opposizione che l’alleato di Governo hanno preso le distanze dall’idea di Grillo, anche perché giudicata palesemente discriminatoria. Grillo invece si è difeso dalle accuse citando la celebre frase del filosofo Philippe Van Parijs “le persone dovrebbero avere il potere di influenzare le decisioni in proporzione alla misura in cui sono suscettibili di sostenere le conseguenze di tali decisioni”.
Ma i dubbi sulla legittimità della proposta restano.
Togliere il voto agli anziani, la proposta di Beppe Grillo
In un post pubblicato su Rousseau, la piattaforma online del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo ha dichiarato di voler togliere il voto agli anziani. Gli elettori in età avanzata sarebbero troppi, cosa che, secondo Grillo, può essere penalizzante per la popolazione votante più giovane.
Secondo il leader del Movimento, raggiunta una certa età i cittadini perdono interesse rispetto alle problematiche politiche, economiche e sociali del Paese e sarebbero meno propensi al progresso, per questo dovrebbero fare un passo indietro. Propone inoltre un preavviso di 5 anni a tutti i cittadini anziani, anche se non dà nessuna indicazione circa l’età che farebbe scattare l’esonero dal voto.
Quella di togliere il voto agli anziani è una proposta sicuramente di forte impatto, soprattutto in considerazione dell’attuale dibattito sulla possibile estensione del voto a 16 anni. Entrambe le proposte, infatti, andrebbero a stravolgere le regole sull’elettorato attivo.
Escludere il voto in base all’età: legittimo o discriminatorio?
La proposta di Grillo, se approvata, andrebbe a sovvertire il significato dell’articolo 48 della Costituzione, che disciplina il diritto di voto nel nostro Paese. Qui si stabilisce che il voto spetta a tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno compiuto il 18° anno di età; il diritto di voto inoltre non può essere escluso o limitato se non per sopravvenuta incapacità civile, indegnità morale e sentenza penale irrevocabile.
Oltre ad essere contraria al dettato costituzionale, l’idea di Grillo appare discriminatoria in quanto va ad escludere una fetta di elettorato - anche piuttosto consistente - sulla base dei dati anagrafici.
Il leader M5S si è subito difeso dalle accuse; la proposta non sarebbe discriminatoria in quanto tutti, presto o tardi, siamo destinati a diventare anziani e quindi non si tratterebbe di una discriminazione a priori, come quella di genere o per provenienza geografica. Tesi questa che non convince la maggior parte dei giuristi.
Altra obiezione che potrebbe essere mossa riguarda l’interesse degli anziani nei confronti del futuro della politica del Paese. Secondo Grillo gli anziani, non avendo una lunga prospettiva di vita, sarebbero meno interessati ad esprimere un voto che possa rappresentare un disegno politico a lungo termine e per questo dovrebbero lasciare la scelta ai giovani.
Forse Grillo dimentica che molte persone, anziane e non, si recano alle urne in ragione dei propri ideali, con l’intenzione di contribuire al futuro del Paese anche senza poter beneficiare dell’eventuale risultato.
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