Convertire i diritti di un bene in un token digitale è già accaduto con immobili, opere d’arte e il calcio: la tokenizzazione della società è solo all’inizio?
Un token è un insieme di informazioni digitali registrate su una blockchain in grado di conferire un diritto di proprietà a un soggetto. Il token può eventualmente incorporare anche altri diritti addizionali, governati da un sistema di smart contracts. Si parla di tokenizzazione, quindi, come di un metodo per convertire i diritti di una risorsa in un gettone o token digitale. Espressa in altro modo, la tokenizzazione è il processo di conversione dei diritti di un bene in un token digitale all’interno di una blockchain.
Tokenizzare una proprietà è dunque fondamentale per generare un token e collegarlo a un contratto intelligente (smart contract) che permetta a questo token di avere una relazione intrinseca con un bene reale. Ma quali sono gli ambiti di applicazione? Ovvero, cosa è “tokenizzabile”? Secondo alcuni, non ci sono limiti, e anzi, siamo proprio agli albori di una cripto-rivoluzione senza precedenti.
Si è espresso in questi termini, ad esempio, Jeremy Allaire, co-fondatore e CEO della società di pagamenti Circle alla Money Conf di Dublino dello scorso giugno. La società globale è “all’inizio di una tokenizzazione di tutto” ha dichiarato, perché proprio come Internet ha trasformato i dati e le comunicazioni, la blockchain è ora pronta a rivoluzionare «ogni aspetto della finanza» e «reinventare i servizi pubblici e civili”. Allaire ha proposto la visione di un’economia globale e di una società tokenizzata, in cui»ogni forma di archiviazione di valore e registrazione pubblica diventa una criptazione-token" che ha un valore di mercato fluttuante e può essere scambiata su scambi digitali globali.
Al di là degli scenari di sviluppo futuro, però, la tokenizzazione sta già cominciando a essere una realtà, generalmente associata a valori mobiliari, quote societarie ed asset reali. In ambito immobiliare, ad esempio, è di inizio mese la notizia di un condominio di lusso a Manhattan del valore di 30 milioni di dollari abilitato alla tokenizzazione su Ethereum. Si tratta di uno dei primi casi al mondo di immobile su blockchain.
Tokenizzazione immobiliare
È abbastanza intuibile la potenzialità della tokenizzazione in ambito immobiliare: mettere un immobile su blockchain può offrire la possibilità di dividere una proprietà in tante piccole quote da vendere agli investitori. Con la tokenizzazione, quindi, tanti piccoli investitori potrebbero permettersi di investire in mercati che sarebbero altrimenti loro preclusi a causa degli elevati costi di entrata. Oggi la blockchain permette di acquistare frazioni del valore di un immobile, senza dover necessariamente ricorrere a un mutuo e all’intermediazione delle banche. Per costruttori e broker, questa alternativa di finanziamento garantisce maggior flessibilità e afflusso di capitali nel breve termine, potenzialmente già durante i lavori.
Al momento con la tecnologia blockchain non è possibile trasferire una proprietà immobiliare. Né in Italia né in nessun altro sistema legale i token conferiscono proprietà o diritti di proprietà ai loro proprietari. In Italia, la proprietà si trasferisce in conformità con le leggi italiane e non in conformità con il codice che fa funzionare una blockchain. A differenza di quanto spesso viene dichiarato, i token non sono, al momento, «pezzi di proprietà» che possono essere negoziati attraverso l’utilizzo di una blockchain e senza il rispetto dei requisiti legali imposti dalla legge.
La tokenizzazione dell’arte
Per quanto riguarda il campo dell’arte, qualche pioniere già c’è: per la prima volta al mondo, infatti, un’opera d’arte del valore di milioni di dollari è stata “tokenizzata” e venduta su blockchain. È successo poco più di un mese fa con “14 Small Electric Chairs”, un dipinto di due metri di altezza di Andy Warhol, venduto attraverso la piattaforma di investimento artistico di blockchain Maecenas Fine Arts. Sono stati raccolti circa 1,7 milioni di dollari nell’asta di criptovaluta, pari a una quota del 31,5% dell’opera d’arte la cui valutazione totale è stata di 5,6 milioni di dollari. Si sono iscritti più di 800 offerenti all’asta, che è stata condotta interamente utilizzando un “contratto intelligente”.
Chi ha partecipato all’asta ha ricevuto quote digitali dell’opera. Alla fine, gli offerenti non riceveranno ovviamente un pezzo “fisico” del dipinto, né tantomeno entreranno in possesso della tela nella sua interezza. Il proprietario, Eleesa Dadiani, manterrà la maggioranza delle azioni, mentre il restante sarà distribuito tra i vincitori insieme ai certificati di proprietà digitali.
Anche lo sport e l’intrattenimento
Anche il connubio tra blockchain e sport industry può generare innumerevoli possibilità di innovazione e investimenti ben oltre il mero utilizzo delle criptovalute, andando a impattare nei settori dell’intrattenimento, dei media, dello sport e delle scommesse.
La “democratizzazione” dell’azionariato o della gestione delle decisioni societarie ad esempio, passerà attraverso piattaforme decentralizzate che permettano la vendita di azioni e diritti ai fan sparsi nel mondo in maniera rapida e sicura. Molti team hanno già concluso diverse partnership per l’utilizzo di criptomonete al fine di fornire soluzioni di pagamento per giocatori e dipendenti. La “tokenizzazione” dello sport permetterà ai tifosi e agli appassionati l’accesso a contenuti e servizi esclusivi. L’esempio della Juventus che poche settimane fa ha lanciato il suo token in partnership con la piattaforma Socios potrebbe fare da apripista ad altre squadre di calcio.
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