Trovare lavoro con la laurea triennale: cresce l’appeal del titolo “breve”. Ecco i titoli su cui puntare

Valentina Brazioli

12 Marzo 2014 - 15:25

Trovare lavoro con la laurea triennale si può: lo dimostra il più recente rapporto di AlmaLaurea. Ma su quali ambiti accademici conviene puntare? Scopriamolo insieme

Trovare lavoro con la laurea triennale: cresce l’appeal del titolo “breve”. Ecco i titoli su cui puntare

Trovare lavoro con la laurea triennale senza puntare sul collegato (ma non obbligatorio) successivo biennio di specializzazione si può. A dirlo è il consorzio interuniversitario Alma Laurea, famoso per i suoi report non sempre incoraggianti.

Gli effetti della riforma triennale

A 12 anni dall’entrata in vigore della riforma triennale, si cominciano a tirare davvero le somme del celebre 3+2, spesso contestato dagli studenti che in molte Università si sono ritrovati a fare i conti percorsi formativi più frammentati (e quindi con un maggior numero di esami da sostenere) rispetto ai loro colleghi quinquennalisti, con inevitabili ricadute negative in termini di accesso in tempi ragionevoli nel mondo del lavoro.

Il laureato triennale

Per anni, quindi, il laureato triennale è stato considerato una figura incerta e dalla difficile collocazione occupazionale, complice anche la tradizionale incapacità del mondo universitario italiano di essere autenticamente trait d’union tra studio e lavoro.

Il rapporto AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati 2013

Sebbene in Italia la situazione dei giovani laureati sia raramente foriera di buone notizie, a rinfrancare un po’ gli animi degli studenti triennalisti, stavolta, ci ha pensato AlmaLaurea, consorzio interuniversitario da sempre in prima linea in materia di studi e rapporti incentrati sul mondo accademico italiano. In questo caso, ha voluto puntare lo sguardo su ben 450 mila laureati post riforma universitaria, evidenziando che, per alcune classi di laurea triennale, il titolo che ne consegue ha garantito anche un’occupazione pari all’80 per cento degli incoronati con l’alloro.

Non solo discipline tecnico-scientifiche

Di solito, a questo punto, chi scrive si ritrova solitamente a decantare le prospettive occupazionali di tutta una serie di titoli in ingegneria e titoli affini. Non è questo – almeno, non esclusivamente – il caso. Tra le lauree triennali in cima alla classifica per occupazione troviamo infatti le professioni sanitarie (che guadagnano il primo posto) ma anche quelle in scienze dei servizi giuridici, scienze dell’amministrazione e dell’organizzazione e in scienze dell’educazione e della formazione. Senza dimenticare, con un buon 60 per cento di occupati, quelle in scienze e tecnologie informatiche. Secondo AlmaLaurea, infatti, questi titoli di studio, benché triennali, forniscono competenze tecnico-pratiche immediatamente professionalizzanti, e quindi spendibili anche su un mercato del lavoro fortemente in crisi come quello italiano.

Il lato negativo: in calo stabilità lavorativa e retribuzioni

Come prevedibile, però, il quadro delineato dal Consorzio universitario non può essere tutto rose e fiori. Secondo lo studio, coloro che hanno conseguito il titolo di studio nel 2012 hanno subìto una contrazione in materia di stabilità lavorativa rispetto ai laureati del 2008. Ciò è dovuto, soprattutto, a un vero e proprio crollo dei contratti a tempo indeterminato (- 15 per cento per i laureati triennali, - 8 per cento per i magistrali e – 5 per cento tra i laureati a ciclo unico). In deciso calo anche le retribuzioni: rispetto al 2007 gli stipendi sono diminuiti circa del 20 per cento, passando da una media di quasi 1300 euro a circa 1000 euro.

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