Il Ministero della Salute ha disposto lo stop alla vendita delle U-Mask, dopo l’inchiesta dei Nas di Trento.
Stop alla vendita e ritiro dal mercato delle mascherine U-Mask. Lo ha deciso il Ministero della Salute dopo che i Nas di Trento hanno scoperto che le «mascherine dei VIP» erano state validate come dispositivi medici da un laboratorio privo di autorizzazione.
La U-Mask Model 2, oltra alla possibilità di lavare il dpi, vantava la capacità del dispositivo di bloccare i contaminanti dell’aria e la loro distruzione all’interno del filtro. Sugli e-commerce le U-Mask si trovavano a prezzi di vendita fino a 35 euro.
La mascherina dei VIP era stata adottata da diverse federazioni sportive e da team di Formula 1.
Stop alla vendita di U-Mask
La U-Mask è “l’innovativa mascherina lavabile con filtro autosanificante che sfrutta la biotecnologia per bloccare batteri e virus sulla superficie e distruggerli al suo interno”, con un filtro che dura “200 ore”. Questo, almeno, è quanto affermavano gli e-commerce. Ma le cose non sarebbero così, e così il Ministero della Salute ha bloccato la vendita di U-Mask.
Già a febbraio l’Antitrust aveva disposto un procedimento contro la loro promozione, perché veniva “enfatizzata l’efficacia di questi dispositivi con modalità ingannevoli e aggressive, sfruttando indebitamente la situazione di emergenza sanitaria in corso per indurre il consumatore a comprare prezzi elevati il prodotto reclamizzato”.
“U-Mask filtra meno delle chirurgiche”, l’accusa
Tempo fa, un servizio di Striscia la notizia denunciava la bassa capacità di filtrazione delle U-Mask, che sarebbe inferiore alla soglia minima del 95%. Quella pubblicizzata è del 98-99%.
È tuttora in corso l’indagine della Procura di Milano, coordinata dai procuratori aggiunti Tiziana Siciliano ed Eugenio Fusco. L’inchiesta è nata dall’esposto di una ditta concorrente. L’accusa è di frode nell’esercizio del commercio.
Il laboratorio di U-Mask: usato metodo alternativo
Roberto Marchetti, responsabile del laboratorio cui si è rivolta U-Mask per i test sulle proprie mascherine, in un comunicato si era difeso parlando dell’utilizzo di “un metodo alternativo” per la validazione.
Betta Maggio, la proprietaria di U-Earth che produce le mascherine, aveva detto al Tg satirico di Canale 5: “Andremo a rivedere i nostri documenti e verificheremo tutto ciò che ci avete segnalato, nell’interesse dei nostri clienti”. La U-Earth ha di recente lanciato un test rapido per rilevare il coronavirus in aziende, ristoranti e scuole.
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