Secondo un’indagine del WSJ alcuni rischi al rialzo aiuterebbero l’economia statunitense, ecco quali sono.
USA: quali sono i rischi al rialzo amici dell’economia americana? Un’indagine del WSJ elenca quattro fattori di rischio che aiuterebbero l’economia statunitense.
Ogni mese, il Wall Street Journal chiede ad un gruppo di circa 70 trader, analisti ed esperti di fornire le loro previsioni per l’anno a venire. Tra le domande che vengono poste troviamo sia quelle riguardo fattori di rischio al ribasso, ma anche altre sui probabili rischi al rialzo.
Non solo cattive sorprese quindi, perché se l’allarme recessione negli USA è ancora attivo, non bisogna dimenticare che è possibile sbagliare e questo gli economisti lo sanno bene.
Bisogna dire però che nessuno di questi quattro rischi al rialzo è saturo di ottimismo, ma se l’attenzione viene incentrata sui fattori negativi, quando poi il Paese riprende a respirare nessuno riesce ad accorgersene.
Gli Stati Uniti vivono anni di incertezza e hanno ormai perso il loro ruolo dominante nell’economia globale.
Nessun altro Paese è riuscito a prendere il posto lasciato dall’America come leader economico incontrastato da decenni.
Il vuoto di potere ha generato non poche preoccupazioni e diversi disordini finanziari nei mercati mondiali, instabilità politiche nazionali e internazionali.
Nel 2015, la Cina è diventata la più grande economia del mondo per la prima volta nella storia moderna. Ha prodotto 19.5 miliardi di dollari mentre l’Unione europea (UE) è al secondo posto con una produttività di 19.1 miliardi di dollari.
Insieme, la Cina e l’UE generano il 33.9% della produzione economica mondiale pari a 113.7 miliardi di dollari.
Gli Stati Uniti sono scesi al terzo posto con una produzione di 17.9 miliardi di dollari.
Con questo in mente, ci sono quattro fattori che secondo il sondaggio del WSJ potrebbero aiutare l’economia americana a fare meglio di quanto previsto per i prossimi anni.
Fiducia dei consumatori
L’economia statunitense è guidata dalle spese dei consumatori, e il consumatore potrebbe finire per fare meglio all’economia USA di quanto comunemente si pensa.
Circa il 30% degli economisti ha citato la possibilità che i consumatori possano sorprendere le aspettative in quanto propensi a spendere di più.
Diversi fattori suggeriscono che lo scenario è possibile: i salari sono lentamente ma inesorabilmente aumentati, i prezzi delle case hanno recuperato in molte città e il mercato azionario è salito.
I tassi di risparmio hanno oscillato negli ultimi anni intorno al 6%, rispetto a circa il 2% negli anni precedenti la recessione.
Investimenti delle imprese
Gli investimenti delle imprese sono calati negli Stati Uniti per tre trimestri consecutivi. Molti credono che uno dei motivi sia il clima politico attuale, ma un altro fattore è chiaramente il crollo dei prezzi delle materie prime, che ha frenato gli investimenti dei produttori di petrolio degli Stati Uniti.
Il declino dei prezzi del petrolio è iniziato nell’estate del 2014 e gli economisti parlano di notizia già vecchia perché il 20% ritiene auspicabile una svolta migliore del previsto nel settore delle commodities.
Tassi bassi sostengono il settore immobiliare
Un esempio di quanto le sorti negative possano cambiare in un attimo. In seguito al Brexit si temevano delle conseguenze anche per gli Stati Uniti. Tuttavia, dopo il voto, gli investitori internazionali sono corsi a cercare rifugio negli asset americani, il che ha mandato i tassi di interesse reali - tra cui i tassi di mutuo - in un territorio incredibilmente negativo.
Circa il 15% degli economisti intervistati vede in questo contesto una possibilità che i tassi ultra bassi possano sostenere i settore delle costruzioni, delle abitazioni in particolare.
Elezioni USA 2016
Sembra poco ortodosso ma alcuni economisti sono entusiasti di come si stanno svolgendo le fasi preliminari alle elezioni USA 2016.
Anche se appare strano, la politica potrebbe finire per favorire la crescita più di quanto generalmente previsto.
Per esempio, un cambiamento significativo è che entrambi i candidati sembrano sostenere buone politiche di stimolo fiscale e non hanno proposto tagli ingenti alla spesa pubblica.
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