L’Unione Europea dovrebbe riprendere i negoziati di almeno 8 cruciali accordi di libero scambio, in un momento così difficile e complesso per le forniture di beni. Di quali intese si tratta?
Il commercio globale è in crisi e l’Europa stessa lo sta sperimentando.
L’invasione russa dell’Ucraina rende ancora una volta una missione urgente garantire nuove partnership commerciali.
L’interruzione della catena di approvvigionamento causata dalla guerra ha alimentato le richieste di aprire più scambi con il resto del mondo, per diversificare le fonti di tutto, dal gas naturale all’olio di girasole.
Il primo passo per rilanciare l’agenda di libero scambio dell’Ue arriverà il 3 giugno, quando i ministri si incontreranno per discutere le loro priorità
I Paesi nordici, che hanno guidato la spinta al libero scambio dopo la Brexit, stanno cercando di raccogliere sostegno per una lettera alla Commissione europea, esortando Bruxelles ad affrettarsi a firmare alcuni accordi.
Sono almeno 8 quelli in sospeso che sarebbe utile rilanciare: quali? Perché l’Unione europea ha bisogno di siglare alcune intese chiave.
Gli 8 accordi di libero scambio che servono all’Europa
Un’analisi di Politico.eu mette sotto i riflettori 8 accordi di libero scambio che l’Europa dovrebbe affrettarsi a chiudere per agevolare la fornitura di beni fondamentali per l’industria e l’economia.
Eccoli in rassegna.
1. Ue-Cile
Il rinnovato accordo di associazione Ue-Cile è fondamentale per raggiungere gli obiettivi comunitari di diventare un leader mondiale nella produzione di batterie, in quanto aiuterebbe l’Ue ad accedere agli enormi stock di litio delle saline di Atacama.
La Germania, in particolare, ha spinto per portare avanti l’accordo con il Cile data l’importanza del litio per la trasformazione della sua industria automobilistica in veicoli elettrici.
Il nuovo Governo di Santiago, entrato al potere a dicembre, ha ora chiesto un po’ di tempo per rivedere il patto prima di firmarlo.
2. Ue-Cina
Il patto di investimento dell’Ue con la Cina, ufficialmente noto come Accordo globale sugli investimenti (CAI), è stato concluso alla fine della presidenza tedesca nel dicembre 2020.
La Commissione ha salutato l’accordo come un successo, visto che ha affrontato questione di richiedere alle imprese straniere di condividere la loro tecnologia in cambio dell’accesso al mercato cinese, insieme alle assicurazioni sul lavoro forzato.
L’accordo, però, è ufficialmente fermo fino a quando Pechino non rimuoverà le sanzioni contro i legislatori dell’Ue. La Cina le aveva imposte dopo che i Paesi europei avevano approvato le sanzioni ai funzionari incaricati di gestire campi di internamento per i musulmani uiguri nello Xinjiang.
Le relazioni con la Cina si sono, intanto, deteriorate da quando è stato raggiunto l’accordo e la guerra della Russia in Ucraina ha solo aggravato le tensioni. Non vi è alcun segno di revoca delle sanzioni e nessuno sta seriamente considerando di sbloccare l’accordo in tempi brevi.
3. Ue-Messico
L’accordo di associazione Ue-Messico, raggiunto in linea di principio nel 2018 e finalizzato nel 2020, è un aggiornamento del precedente e renderebbe quasi tutti gli scambi di merci esenti da dazi.
Occorre sottolineare, che gli scambi di merci tra l’UE e il Messico sono aumentati del 148% dall’attuale Accordo commerciale UE-Messico entrato in vigore nel 2000.
Tuttavia, resta uno stallo tecnico. La Commissione ha riflettuto sull’opportunità di dividere l’accordo e completare prima le parti più semplici per ottenere una ratifica più rapida, ma questo rifiutato dal Messico. La scissione dell’accordo potrebbe anche costituire un precedente per l’accordo più controverso a cui l’Ue sta lavorando con il blocco latinoamericano del Mercosur.
4. Ue-Mercosur
L’ accordo di associazione dell’Ue con il Mercosur , un blocco che comprende Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay, coprirebbe una popolazione di 780 milioni di abitanti e rappresenterebbe una spinta enorme per le relazioni con l’America Latina.
È un grosso affare in termini di riduzioni tariffarie, in quanto solleverebbe circa 4 miliardi di euro di dazi ogni anno.
Da quando è stato concluso nel 2020, però, diversi Paesi dell’Ue, eurodeputati e attivisti hanno sollevato negli anni preoccupazioni per la questione dell’impatto sulla foresta pluviale amazzonica.
Lo scetticismo è presente soprattutto in Francia, con gli influenti agricoltori che vedono come una minaccia un’ondata di carne bovina, vino e zucchero sudamericani a buon mercato.
La Commissione vuole ora negoziare un protocollo aggiuntivo con i Paesi del Mercosur sulla sostenibilità. Ma a lasciare tutto nel dubbio ci sono anche le elezioni brasiliane di ottobre.
5. Ue-India
L’India è una delle economie in più rapida crescita al mondo e l’Ue vuole dare un’altra possibilità ai colloqui con Nuova Delhi, soprattutto nell’ottica della sua strategia nell’indo-pacifico.
Le trattative non sono ancora ufficialmente riprese. I colloqui commerciali tra Bruxelles e Nuova Delhi sono entrati in stallo nel 2013, dopo un disaccordo sull’accesso al mercato, con l’Europa che ha criticato l’India per il protezionismo.
6. Ue-Australia
Anche se l’Australia non è uno dei maggiori partner commerciali dell’Ue, siglare un accordo commerciale la nazione sarebbe una vittoria geopolitica, soprattutto considerando il conflitto commerciale australiano con la Cina.
I negoziati erano stati risucchiati in una discussione politica dopo che la Francia aveva reagito con furia per aver perso un accordo multimiliardario di sottomarini con l’Australia.
Ora la tensione è stata superata, ma si profilano temi di dibattito su agricoltura, proprietà intellettuale, le materie prime e le indicazioni geografiche.
7. Ue-Nuova Zelanda
La Nuova Zelanda è solo il 50° partner commerciale dell’UE nel settore delle merci, ma concludere un accordo sarebbe un segnale di prestigio per l’Europa.
8. Ue-Svizzera
L’Ue è il principale partner commerciale della Svizzera e la Svizzera è il quarto più grande del blocco.
Le relazioni commerciali dei due partner sono regolate da un mosaico di trattati bilaterali, alcuni dei quali stanno per scadere.
Bruxelles e Berna, però, sono in disaccordo su come dovrebbero essere regolate le loro relazioni commerciali, considerando la possibilità di dar vita a un nuovo partenariato. Negli ultimi anni non ci sono stati progressi.
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