Un “Tribunale Russell” per giudicare la Monsanto

Christian Dalenz

10 Dicembre 2015 - 13:32

Intellettuali contrari alle attività della Monsanto aprono un tribunale internazionale ufficioso per giudicare se la multinazionale abbia commesso crimini contro l’umanità.

Un “Tribunale Russell” per giudicare la Monsanto

Il filosofo gallese Bertrand Russell, negli anni ’70, istruì insieme ad altri pacifisti, tra cui il filosofo francese Jean-Paul Sartre, un tribunale ufficioso per giudicare i crimini di guerra degli USA commessi durante le loro operazioni militari in giro per il mondo, in particolare quelle portate avanti in Vietnam e in Sud America. Tale iniziativa prese il nome di «Tribunale Russell».

In una maniera simile, ambientalisti convinti che la Monsanto, multinazionale che opera nel campo della tecnologia agricola, stia facendo crescere dei cibi che comportano danni alla salute (sia per il loro contenuto genetico che per i diserbanti utilizzati durante la coltivazione) hanno deciso di aprire un tribunale non ufficiale per giudicare i crimini che addebitano all’impresa, seguendo i “Principi Guida su Business e Diritti Umani” emanati nel 2011 dall’Assemblea Generale dell’ONU e addirittura considerando la possibilità di applicare alcuni dei principi stabiliti nello Statuto di Roma che creò la Corte Penale Internazionale che ha sede a L’Aia (Olanda) nel 2002.

Non si tratta perciò di un vero e formale processo come alcune riviste ambientaliste hanno dichiarato; si tratta comunque di un atto politico importante, che ricorda per l’appunto iniziative quale quella di Russell, e per il quale è stato simbolicamente scelto, come luogo in cui avverrà tale “processo”, la stessa città de L’Aia, dove esso si terrà tra il 12 e il 16 Ottobre 2016. Il nome del Tribunale sarà Tribunale Internazionale Monsanto de L’Aia.

Gli attivisti, fra cui spicca la scrittrice indiana Vandana Shiva (nota anche al pubblico televisivo italiano per diverse apparizioni nella trasmissione televisiva Ballarò), ritengono che la Monsanto abbia prodotto le seguenti pericolose sostanze:

  • il PCB (policlorobifenili), che causerebbe infertilità umana e animale;
  • il 2-4-5 T (triclorofenossiacetico), che conterebbe diossina e sarebbe stato usato nella miscela Agente Arancio dall’esercito americano durante la guerra in Vietnam;
  • il Lasso, un erbicida vietato in Europa;
  • il RoundUp, erbicida considerato essere tossico.

Riguardo il RoundUp, un recente studio della World Health Organization (WHO) pubblicato dalla prestigiosa rivista scientifica Lancet sembra dare ragione agli attivisti del neonato tribunale: l’erbicida risulta in effetti “probabilmente cancerogeno”: esistono “prove limitate” che lo sia sugli uomini e “prove convincenti” che lo sia sugli animali. La Monsanto, comunque, protesta contro tali risultati chiedendosi come mai la WHO, nelle parole del suo vice presidente Philip Miller,

«possa raggiungere una conclusione in netta distanza da quella raggiunta da tutte le agenzie regolatrici del mondo».

Inoltre, la stessa multinazionale ha messo su un comitato scientifico per cercare di smontare le argomentazioni di questo studio.

Alcuni artisti, nel corso degli anni, hanno espresso la loro preoccupazione per le attività della Monsanto e sicuramente approveranno l’azione del “tribunale”.
Ne nomineremo qui un paio: Manu Chao, che nei suoi concerti ha cantato forte la canzone della band argentina Perro Verde “Fuera Monsanto” (“Fuori la Monsanto); Neil Young, che alla vicenda Monsanto ha addirittura dedicato tutto il suo ultimo disco, The Monsanto Years, uscito nello scorso Giugno.

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