Unioni civili: continua l’ostruzionismo politico sul tema delle adozioni. Tra strumentalizzazioni ed equivoci è possibile riconoscere la verità sulla stepchild adoption?
Unioni civili: il ddl Cirinnà attualmente in esame al Senato continua ad essere oggetto di ostruzionismo politico da parte delle opposizioni soprattutto in merito al tema delle adozioni. Tra strumentalizzazioni ed equivoci è possibile riconoscere la verità sulla stepchild adoption?
Il decreto Cirinnà ieri ha superato il primo voto in Senato: con 101 voti a favore, 195 contrari e un astenuto l’assemblea di Palazzo Madama ha respinto la proposta di non passaggio agli articoli sul disegno di legge firmata dai senatori Roberto Calderoli (Lega), Gaetano Quagliariello (Idea) e altri 74 senatori.
Si sta procedendo ora all’illustrazione degli emendamenti sebbene in mattinata le opposizioni abbiano protestato contro la procedura scelta: l’esame dell’intero provvedimento e non articolo per articolo è stata definita “una procedura impraticabile per ragioni regolamentari”.
La replica alle accuse è venuta dal capogruppo PD Luigi Zanda: “Questi sono atteggiamenti ostruzionistici. Noi vogliamo la legge, se pensate di tenerci qui mesi a discutere sbagliate”. Perché il ddl sulle unioni civili è oggetto di ostruzionismo politico?
In particolare il tema delle adozioni è divenuto il bersaglio delle critiche delle opposizioni e la scarsa conoscenza dell’argomento ha consentito la diffusione di equivoci e strumentalizzazioni. Per questo motivo è necessario fare chiarezza sul tema, in particolare sui tanto discussi stepchild adoption e utero in affitto.
Unioni civili: stepchild adoption
Innanzitutto è necessario fare chiarezza sulla stepchild adoption, uno dei temi più critici del ddl Cirinnà che ha suscitato la dura opposizione delle associazioni cattoliche e ha spinto Grillo ad annunciare libertà di coscienza per i Cinque Stelle al Senato.
La stepchild adoption, ovvero l’adozione del figlio biologico del partner, è in vigore in Italia dal 1983. Il famoso articolo 5 del ddl Cirinnà chiede di intervenire sull’articolo 44 della legge 184 del 1983 che regola in Italia le adozioni, aggiungendo alla parola “coniuge” la frase “o dalla parte dell’unione civile tra persone dello stesso sesso”.
La legge Cirinnà quindi, se approvata, non introdurrebbe l’adozione per le coppie omosessuali nel senso più generico ma legittimerebbe un istituto già presente in Italia da decenni per qualsiasi tipo di unione legale.
Unioni civili: utero in affitto
Il testo del ddl Cirinnà non contiene alcun riferimento alla gestazione per altri, la cosiddetta “maternità surrogata” o “utero in affitto”. Questa pratica, definita “abominevole e incivile” dai sostenitori del Family Day, rappresenta una forma particolare di fecondazione assistita: una donna si assume l’obbligo di provvedere alla gestazione ed al parto per conto di una persona o di una coppia omosessuale alla quale si impegna a consegnare il nascituro.
L’articolo 12 della legge 40 recita quanto segue: “Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro”.
La pratica dell’utero in affitto è dunque illegale in Italia e il ddl Cirinnà non modifica in alcun modo il quadro normativo già esistente.
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