Atene intercetta due tanker iraniani e permette agli Usa di requisirli. Per reazione, i pasdaran sequestrano due scafi ellenici nel Golfo Persico. Guerra di greggio e sanzioni. Con vista sul Cremlino
La notizia non è da apertura dei telegiornali. Né, tantomeno, da prima pagina. Ma stante l’aria che tira attorno alla questione dell’embargo petrolifero nei confronti della Russia, difficilmente quanto accaduto non avrà conseguenze. La storia risale all’inizio di aprile, quando il tanker Aframax contattava le autorità marittime greche per un guasto meccanico. Ancorato al largo dell’isola di Evia, la guardia costiera ellenica si rendeva conto di avere a che fare con uno scafo battente bandiera russa e rinominato Pegas.
Immediatamente, è stato bloccato per accertamenti in ossequio alle sanzioni europee contro Mosca. Le indagini hanno portato alla scoperta: il carico era di migliaia e migliaia di barili di greggio iraniano, da tempo sotto sanzioni statunitensi e diretto in Cina. Il problema è che gli Usa sarebbero stati sulle tracce di quello scafo da febbraio e una volta avvisati dalle autorità greche di quanto accaduto, hanno deciso di evitare clamori diplomatici e colpire Teheran dove fa più male: hanno inviato un loro scafo nell’area e operato un trasbordo del carico in mezzo al mare. Dopodiché, il petrolio degli ayatollah ha preso la via verso gli Usa. L’Iran ha ovviamente reagito male, convocando l’incaricato di affari greco e accusando il suo governo di aver permesso quello che si configura come un chiaro esempio di pirateria. Silenzio da parte di Mosca, già nel mirino internazionale per la vicenda ucraina. L’equipaggio della Pegas, d’altronde, scaduto lo stato di fermo fu liberato dalle autorità greche.
Ed eccoci ad oggi. Nel tardo pomeriggio, il ministero degli Esteri greco ha denunciato il sequestro di due tankers - Delta Poseidon e Prudent Warrior - nel Golfo Persico da parte di membri della Guardia rivoluzionaria iraniana, i quali avrebbero da prima intercettato i due scafi con elicotteri e poi dato vita a un vero e proprio assalto a bordo. Preso possesso degli scafi e posto in stato di fermo gli equipaggi, i due tankers sono stati scortati al di fuori delle acque internazionali e portati all’interno di quelle territoriali iraniane. La notizia è stata confermata a stretto giro di posta dal governo di Teheran, il quale ha confermato la decisione di prendere misure punitive nei confronti della Grecia per aver sequestrato due scafi iraniani e permesso che gli Stati Uniti ne rubassero il greggio caricato a bordo.
Perché solo ora, però? Forse perché l’Iran ha ottenuto conferma dell’effettivo trasferimento del proprio greggio negli Usa, ritenendo non più archiviabile l’incidente di inizio aprile senza una reazione? Oppure c’è dell’altro, magari con il Cremlino sullo sfondo? Perché al di là della bandiera e dell’equipaggio russo della Pegas, stupisce lo strano tempismo della reazione di Teheran rispetto alla pubblicazione di un reportage della Reuters su dati forniti da Refinbitiv Elkon, in base al quale proprio la Grecia sarebbe diventata nelle ultime settimane il nuovo hub per il trasporto di petrolio russo attraverso la tecnica del caricamento ship-to-ship (STS) in alto mare. I numeri parlano chiaro: nel mese di aprile, le spedizioni di greggio degli Urali in Grecia sono quasi raddoppiate a livello di volumi rispetto a marzo e si prezza con quasi certezza un loro ulteriore aumento nel mese in corso.
Si parla di qualcosa come 2,5 milioni di barili di export, stando a cifre fornite da dall’agenzia di analisi Vortexa. E se stando ai dati di tracciatura ufficiale, gigantidel trading di commodities come le svizzere Vitol, Gunvor e Glencore oltre a Trafigura stanno letteralmente impazzando sul mercato del petrolio russo, stante anche lo sconto permanente sul Brent, qualcuno si spinge anche oltre e sembra delineare uno scenario di contrapposizione Usa-Iran che vada al di là del possibile tentativo di sabotaggio di un accordo sul nucleare in dirittura di arrivo a Vienna. E che riguarderebbe tanto l’export russo di petrolio, quanto la plateale marcia indietro europeo rispetto all’inserimento del greggio nel sesto pacchetto di sanzioni, a sua volta messo in stand-by.
La Grecia, infatti, attende con il fiato sospeso che le agenzie di rating le riassegnino l’investment grade, necessario per proseguire con l’accesso al mercato del debito e alle operazioni di finanziamento Bce dopo la fine del programma pandemico, di cui Atene ha usufruito in deroga. Quale sia la nazionalità di quelle agenzie è noto. Casualmente, Reuters scopre l’hub ellenico della Russia e Teheran decide di vendicarsi con due mesi di ritardo. Incidente in vista, quasi assicurato.
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