La scelta del leader di Sel Nichi Vendola di diventare padre tramite l’utero in affitto ha provocato numerose critiche. Vediamo in cosa consiste la pratica della maternità surrogata e quali sono le differenze tra i paesi in cui è legale.
La notizia che il leader di Sel Nichi Vendola ha avuto un bambino tramite il cosiddetto utero in affitto ha riaperto la discussione pubblica sulla maternità surrogata: di cosa di tratta?
L’utero in affitto, definito una pratica “abominevole e incivile” dai sostenitori del Family Day, è vietato in alcuni Stati come l’Italia mentre risulta in aumento nei Paesi in cui è legale: nel 2010 in California sono nati da maternità surrogata circa 1.400 bambini mentre in India si registrano almeno 1.500 casi di surrogazioni l’anno.
Si tratta per lo più di prestazioni richieste da coppie straniere e realizzate mediante il pagamento della gestante. Per questo motivo la pratica dell’utero in affitto è al centro di un’ampia polemica: da una parte c’è chi la definisce una forma di sfruttamento della donna, soprattutto quando si tratta di donne povere, dall’altra invece c’è chi la difende in quanto offrirebbe la possibilità alle coppie con problemi di salute e alle coppie omosessuali di avere un figlio.
Vediamo insieme in cosa consiste l’utero in affitto e le differenze tra i Paesi in cui tale pratica è legale.
Utero in affitto: che cos’è?
Nelle ultime settimane, in occasione dell’esame al Senato della legge sulla unioni civili, si è parlato spesso della maternità surrogata: secondo i centristi cattolici la famosa “stepchild adoption” contenuta nel disegno di legge, consentendo l’adozione del figlio biologico del partner, avrebbe permesso il ricorso alla pratica dell’utero in affitto. Di cosa si tratta?
La gestazione per altri, chiamata anche maternità surrogata o utero in affitto, rappresenta una forma particolare di fecondazione assistita: una donna si assume l’obbligo di provvedere alla gestazione ed al parto per conto di una persona o di una coppia alla quale si impegna a consegnare il nascituro.
Possono quindi ricorrere alla maternità surrogata, con le relative differenze in base ai paesi in cui è legalizzata, sia i single che le coppie eterosessuali ed omosessuali. In alcuni casi inoltre il ricorso a tale pratica avviene dietro compenso di denaro: la gestante può ricevere somme di denaro che possono variare, in base alla legislazione dello Stato, dai 130mila euro degli Stati Uniti ai 30mila di Grecia e Russia, dai 20mila euro dell’Ucraina ai 15mila euro dell’India.
Utero in affitto: differenze nel mondo
La gestazione per altri è vietata in Italia, Svezia, Norvegia, Danimarca, Germania, Francia, Spagna e Finlandia. In Italia la pratica è regolamentata dall’articolo 12 della legge 40 che recita quanto segue:
“Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro”.
Una volta tornata in Italia, la coppia che ha avuto un bambino tramite maternità surrogata si presenta all’ufficiale di stato civile con un certificato di nascita redatto all’estero: se il bambino è figlio di almeno uno dei partner allora la legge italiana riconoscerà solo il genitore biologico come genitore del bambino mentre l’altro, solo nel caso di coppie eterosessuali, potrà chiedere di adottarlo tramite la “stepchild adoption”.
La pratica della maternità surrogata invece, con alcune differenze, è consentita in Sudafrica, in parte del Sud Est Asiatico, negli Stati Uniti, in Canada, in Australia, in Brasile, in Messico, in alcuni Stati euorpei come la Grecia e il Regno Unito e in Paesi dell’Europa dell’Est come Russia e Ucraina.
Di questi paesi gli unici in cui è vietata la gestazione per altri dietro retribuzione sono Canada e Regno Unito mentre i bambini ottengono la cittadinanza solo se sono nati in Canada o Stati Uniti. In Belgio e Olanda invece l’utero in affitto è consentito solo se esiste un legame biologico fra il bambino e gli aspiranti genitori.
Condizioni particolari relative alla maternità surrogata sono previste anche in Grecia: sono escluse le coppie gay e l’utero in affitto viene concesso solo nei casi in cui l’aspirante mamma non possa portare avanti la gravidanza per problemi di salute.
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