Per accelerare Mario Draghi sarebbe pronto a chiedere a Ursula von der Leyen la possibilità di produrre in Italia i vaccini che hanno già avuto l’approvazione dell’Ema: sarebbero già state individuate delle aziende in Toscana e Lazio.
Mario Draghi vuole accelerare sul fronte vaccini, un punto considerato conditio sine qua non per una ripresa economica oltre che per superare l’emergenza sanitaria e sociale che ormai nel nostro Paese dura da quasi un anno.
Come sottolineato nel suo intervento al Senato in occasione del voto di fiducia, il nuovo Presidente del Consiglio vuole mettere in campo nella campagna vaccinale anche Protezione Civile ed Esercito, con le somministrazioni che potrebbero avvenire pure in strutture private così come avviene per i tamponi.
C’è però un problema di fondo: si può avere il miglior sistema al mondo, ma se scarseggiano i vaccini a disposizione allora tutto diventa vano. Per questo motivo Luca Zaia ha appena chiesto che il Veneto possa acquistare dosi extra per conto proprio, ma il nuovo Governo potrebbe muoversi in una direzione differente.
L’intenzione di Mario Draghi sarebbe infatti quella di rendere possibile la produzione del vaccino direttamente in Italia, al patto che le case farmaceutiche accettino di condividere i propri brevetti con le altre aziende.
Produrre il vaccino in Italia: il piano di Draghi
Una delle prime azioni di Mario Draghi come nuovo Presidente del Consiglio sarà quella di un confronto con Ursula von der Leyen, dove si dovrebbe parlare soprattutto della delicata questione vaccini.
Anche a febbraio ci saranno infatti ritardi nella consegna da parte di Pfizer, AstraZeneca e pure Moderna, con quest’ultima che ha fatto sapere come a noi invierà per questo mese 248.000 dosi a fronte delle 488.000 previste.
Un problema non di poco conto, visto che considerando pure il pericolo delle varianti si deve cercare di fare più in fretta possibile con la campagna di vaccinazione. Draghi così dovrebbe chiedere alla von der Leyen cosa non ha funzionato e se c’è la possibilità di rivedere i contratti stipulati.
Se il problema è la troppa richiesta e quindi la difficoltà di produrre tutte le dosi necessarie, la soluzione per l’ex governatore potrebbe essere quella della condivisione, ma non cessione, dei brevetti con altre case farmaceutiche.
Così facendo si potrebbe in tempi rapidi iniziare a produrre il vaccino direttamente in Italia, con due stabilimenti in Toscana e nel Lazio che già sarebbero stati individuati in quanto capaci di poter convertire la loro produzione.
“Avere più vaccini è fondamentale e far sì che le aziende italiane li producano su licenza - ha commentato il virologo dell’Università di Milano Fabrizio Pregliasco - E questa deve essere un’azione non solo italiana ma mondiale”.
Se questo pressing sulle case farmaceutiche dovesse andare a buon fine, ci vorrebbe comunque qualche mese di tempo per iniziare la produzione: l’obiettivo resta sempre quello del 70% delle vaccinazioni fatte entro settembre, ma senza una maggiore disponibilità questo traguardo al momento appare essere un miraggio.
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