L’accordo tra la Russia e l’Adienne Pharma & Biotech per produrre in Italia il vaccino anti-Covid Sputnik V è diventato un caso internazionale: critica l’Unione Europea, con Palazzo Chigi che si schiera con Bruxelles nonostante le richieste di Matteo Salvini.
“In questa fase non sono in corso colloqui per integrare il vaccino Sputnik nella strategia vaccinale dell’UE. Siamo fiduciosi che le nostre forniture consentiranno all’UE di raggiungere l’obiettivo di vaccinare il 70% della popolazione europea entro l’estate”.
Questa è stata la nota di Palazzo Chigi dopo la notizia dell’accordo tra il Russian Direct Investment Fund, l’ente di Mosca che si occupa del vaccino, e l’azienda farmaceutica italo-svizzera Adienne Pharma & Biotech.
Stando all’intesa raggiunta, a partire da luglio inizierà la produzione del vaccino anti-Covid russo in Italia, con i due siti individuati dalla Adienne Pharma & Biotech che si trovano uno in Lombardia e l’altro nel Lazio.
Nonostante le richieste di Matteo Salvini di aprire allo Sputnik V al fine di aumentare così la disponibilità delle dosi nel nostro Paese, Mario Draghi si è così schierato al fianco dell’Unione Europea, che ha criticato questa mossa di Mosca ribadendo al momento il suo niet al vaccino russo.
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Il vaccino russo prodotto in Italia
La Russia ha un problema. Al pari di Pfizer o AstraZeneca, deve aumentare la produzione del proprio vaccino per far fronte alla grande richiesta visto che lo Sputnik V al momento è in uso in 40 Paesi in tutto il mondo, ma la lista a breve potrebbe allungarsi.
L’accordo stretto con la Adienne Pharma & Biotech va di conseguenza proprio in questa direzione, con trattative simili che al momento sono in corso anche con altre aziende francesi e tedesche.
Stando al comunicato della Camera di Commercio Italo-Russa, grazie a questa intesa a partire da luglio nei due stabilimenti italiani potranno essere prodotti in sei mesi fino a 10 milioni di dosi.
Il Russian Direct Investment Fund sarebbe ben felice di lasciare tutte queste dosi a disposizione del nostro Paese ma al momento, nonostante il pressing di Matteo Salvini, in Italia non è possibile utilizzare lo Sputnik V.
Di certo queste dosi non rimarrebbero invendute, La Repubblica oggi scrive che potrebbero essere inviate in Africa, ma l’utilizzo del proprio vaccino in Italia sarebbe per Mosca senza dubbio un gran colpo soprattutto dal punto di vista dell’immagine, che arriverebbe in un momento molto particolare per quanto riguarda gli assetti geopolitici.
Draghi sta con Bruxelles
La notizia dell’accordo tra la Russia e la Adienne Pharma & Biotech è stata accolta con freddezza da parte dell’Unione Europea. “La nostra strategia non cambia - si apprende da fonti UE - e dimostra che Mosca non è in grado di produrre vaccini per la sua popolazione e ancora meno per quella europea”.
“L’intesa è irrilevante per la strategia UE ma anche per l’Italia perché - spiegano sempre le fonti comunitarie - dal momento in cui inizierà la produzione dello Sputnik a quando il vaccino sarà disponibile per la popolazione passeranno mesi e si arriverà probabilmente alla fine dell’anno, quando l’UE avrà raggiunto una capacità produttiva di dosi tra i 2 e 3 miliardi l’anno”.
Ancora più duro è il presidente del Consiglio europeo Charles Michel “non dovremmo lasciarci ingannare dalla Cina e dalla Russia, regimi con valori meno desiderabili dei nostri, che organizzano operazioni molto limitate ma ampiamente pubblicizzate per fornire vaccini ad altri”.
“Secondo i dati disponibili, questi Paesi hanno somministrato la metà delle dosi per 100 abitanti rispetto all’Unione Europea - scrive ancora Michel - E l’Europa non utilizzerà i vaccini per scopi di propaganda”.
Al momento non sarebbe quindi all’ordine del giorno l’inizio delle procedure di approvazione da parte dell’Ema per quanto riguarda lo Sputnik V, anche perchè da Mosca ancora non sarebbe arrivata una richiesta ufficiale.
L’Italia in maniera unilaterale, come già fatto dall’Ungheria, potrebbe approvare l’utilizzo del vaccino russo assumendosene però tutte le responsabilità. Stando al comunicato di Palazzo Chigi, questa non sembrerebbe essere una opzione sul tavolo di Mario Draghi.
“La produzione di Sputnik V in Italia è una operazione legittima che rientra nelle logiche di mercato e in quanto tale non può essere attribuita al ministero dello Sviluppo Economico - fanno sapere dal MISE dove siede il leghista Giancarlo Giorgetti - Nel momento in cui si arriverà alla produzione il vaccino non potrà essere utilizzato fino a quando sarà completata l’istruttoria di Ema, e ogni suo utilizzo sarà vincolato al via libera della struttura competente”.
Il vaccino russo che sarà prodotto in Italia appare così destinato a essere utilizzato altrove, visto che nonostante le richieste di Matteo Salvini né l’Unione Europea né il nostro Governo appaiono intenzionati al momento a utilizzare lo Sputnik V, anche se le cose potrebbero cambiare in futuro se dovessero proseguire i ritardi e i tagli nelle consegne da parte di quelle case farmaceutiche che hanno ricevuto il disco verde da parte dell’Ema.
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