Versione definitiva del DEF: dal 2015 al 2019, nelle previsioni, aumentano imposte, contributi e pressione fiscale

Luca Pezzotta

13 Aprile 2015 - 11:35

Nell’ultimo periodo uno dei cavalli di battaglia del governo di Renzi è stato “la diminuzione delle tasse”, ma nelle previsioni del DEF del 2015, Padoan ministro dell’economia e delle finanze e Renzi presidente del consiglio, da qui al 2019, non c’è nessuna traccia di una diminuzione delle tasse.

Versione definitiva del DEF: dal 2015 al 2019, nelle previsioni, aumentano imposte, contributi e pressione fiscale

La propaganda del governo ha ultimamente fatto leva su un argomento che sta a cuore a molti: la diminuzione delle tasse. Sappiamo tutti che la pressione fiscale, in Italia, ha ormai raggiunto un livello che viene giudicato insostenibile, soprattutto per la piccola e media impresa; e proprio per questo, il governo si dice intenzionato a tagliare le tasse. Anzi, meglio, il governo dice di aver già tagliato le tasse.

Ma siccome nel recente passato – e non solo – le dichiarazioni del governo si sono più d’una volta scontrate con quei dati che sono “figli” del principio di realtà e dato che, recentemente, si è addirittura vista una sottosegretario (o una sottosegretaria, o un sottosegretario donna, o come si preferisce), in un noto talk show televisivo, mettere in discussione persino i dati dell’Istat, che riportavano per il 2014 una pressione fiscale record, vediamo se, nel documento di economia e finanza del 2015, firmato dall’attuale ministro dell’economia e delle finanze Pier Carlo Padoan, dal presidente del consiglio Matteo Renzi e quindi di fonte “indubitabile” - si presume - anche per la sottosegretario di cui sopra, che è dello stesso partito del premier, c’è una qualche traccia di una diminuzione delle tasse da qui al 2019.

Ancora, ricordiamo, a parte i soliti annunci mirabolanti del governo su tutto quello che è stato fatto, che la diminuzione delle tasse sarebbe stata perseguita, sempre nelle parole della sottosegretario e nelle intenzioni del governo, più ancora che anche, grazie agli 80 euro; che avrebbero contribuito, in questo caso, ad aiutare le famiglie a pagare le tasse. Prima gli 80 euro avrebbero rilanciato i consumi del 15% e permesso, sempre ad una famiglia, di fare la spesa per due settimane; mentre ora servono per pagare le tasse. È stato dato un “bonus” agli italiani per pagare le tasse – strano bonus – come se venisse un po’ buono per tutto insomma; e sembra pure che si moltiplichi! Se ne fanno di cose con 80 euro!

Ma a parte questo, ed altre considerazioni su una politica fatta di annunci che arriva addirittura a “non riconoscere” nemmeno i dati ufficiali di istituti statali a ciò preposti, continuando, vediamo quindi se nella versione definitiva del DEF 2015 troviamo una diminuzione delle tasse. Utilizziamo il conto economico delle amministrazioni pubbliche presente proprio nel DEF, con il consolidato del 2014 e le previsioni nel periodo 2015-2019, perché è la tabella “più facile”, in quanto i “conti” sono riportati in “soldoni” (milioni di euro) e non in variazioni percentuali del PIL o altro; e risulta, proprio per questo, di più semplice comprensione. Valutiamo le entrate dello Stato: quelle tributarie (imposte dirette, indirette e imposte in conto capitale), i contributi sociali (effettivi e figurativi) e le altre entrate correnti; e infine il totale entrate correnti e la pressione fiscale.

Le entrate tributarie (in rosso), date dalle imposte dirette, indirette (in verde) e dalle imposte in conto capitale (per es. imposte di successione e i prelievi di carattere straordinario, come quelli relativi ai condoni, che qui interessano poco), passeranno da 485.837 milioni di € del 2014 a 565.313 milioni di € nel 2019. L’aumento delle entrate tributarie, di quasi una ottantina di miliardi di €, sarà principalmente dovuto agli aumenti delle imposte sia dirette che indirette, mentre diminuiranno le imposte in conto capitale. Quindi, le imposte, dal 2014 al 2019, invece che diminuire, come sbandierato in ogni dove, aumenteranno! I contributi sociali (in blu), effettivi e figurativi (in giallo), sempre tra il 2014 ed il 2019, aumenteranno. Ed i soli contributi sociali effettivi, nel periodo appena detto, aumenteranno di ben 22 miliardi di €. Il totale delle entrate correnti (in viola), che risulta quasi completamente dalle voci appena riportate, passerà da 769.883 milioni di € 875.656 milioni di € nel 2019. La pressione fiscale (in azzurro) passerà dal 43,5% del PIL nel 2014 al 43,7% del PIL nel 2019. Non ci si faccia ingannare, in questo caso, dal lieve “scarto” di appena uno 0,2%. Il PIL è previsto in crescita, quindi l’effetto della pressione fiscale sarà maggiore di quello che potrebbe sembrare da una differenza così lieve.

Infine, come appena visto, nelle previsioni del governo da qui al 2019, aumenteranno le imposte, sia dirette che indirette, i contributi sociali ed anche la pressione fiscale. E nonostante un documento ufficiale del governo che prova gli aumenti appena citati, il premier continua a ripetere che ci sarà una diminuzione delle tasse e della pressione fiscale: in barba proprio allo stesso documento che riporta il suo nome, approvato dal parlamento e dal quale è fin troppo facile dedurre il contrario.

E così, dopo i roboanti annunci su una ripresa economica che non vede nessuno tranne che la compagine governativa con i suoi compagni di merende; quelli altisonanti su una aumento dell’occupazione dovuto al Jobs Act, che avrebbe portato ad un aumento dei contratti a tempo indeterminato di decine di migliaia di unità e che si è tradotto, in realtà, tra i primi due mesi del 2014 e del 2015, in un incremento di soli 13 contratti; ecco, ora, quelli sonori su una diminuzione delle tasse di cui non c’è nemmeno l’ombra. E tutto questo, nonostante i dati presenti negli stessi documenti governativi siano facilmente accessibili e consultabili da tutti. Come se governare facendo annunci e sparando numeri a caso, sottovalutando probabilmente anche la capacità degli italiani di comprendere certe cose, fosse un modo serio di affrontare i problemi; in un momento storico in cui di problemi ce ne sono veramente tanti. Ed è lo stesso momento in cui chi è al timone della nave non sembra proprio in grado di portarla verso porti o mari più sicuri; e si trincea dietro ad “annunci-sparata” che, oltre a mettere in evidenza quella che potrebbe essere considerata come poca serietà e incapacità della compagine governativa stessa, vengono sistematicamente smentiti dai numeri e dai fatti.

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