La campagna di raccolta firme terminerà il prossimo 21 luglio e le adesioni raccolte fino a ora non sono sufficienti a raggiungere la soglia delle 500.000 firme richieste.
«Siamo stati sottoposti ad una selvaggia quanto totale censura da parte degli organi di informazione e in primo luogo dalla RAI di Stato, prima nella versione di centro sinistra e cinque stelle, e ora anche nella versione targata centrodestra. Sulla politica estera e sulla Guerra, così come su altri temi fondamentali, è proprio vero che la destra e la sinistra sono due facce della stessa medaglia».
È con amarezza che il professor Enzo Pennetta, promotore del comitato Ripudia la guerra, analizza la scarsissima diffusione mediatica che ha avuto il referendum contro l’invio di armi in Ucraina.
Da noi intervistato, aveva definito la consultazione «un pulsante di emergenza contro la deriva antidemocratica della politica».
I numeri della raccolta firme
Eppure, nonostante l’entusiasmo di centinaia di attivisti in tutto il Paese, ora, il tempo a disposizione per la raccolta delle firme sta per scadere e Pennetta invita tutti i cittadini intenzionati a firmare a farlo entro la data di scadenza.
La campagna, iniziata il 23 aprile scorso, terminerà, infatti, il prossimo 21 luglio e le adesioni raccolte fino a ora non sono sufficienti a raggiungere la soglia delle 500.000 firme richieste.
Secondo stime approssimative, sono state raccolte finora circa 295.000 firme.
Se in questi ultimi giorni non ci sarà un notevole incremento delle sottoscrizioni (ne servono almeno 200.000), la consultazione popolare non potrà avere luogo.
«Sono giorni e settimane decisive, la campagna Referendaria è nelle vostre mani. Continueremo la lotta alla Guerra a testa alta», continua Pennetta che ricorda l’importanza del referendum, a maggior ragione per i sondaggi che stimano la maggioranza della popolazione italiana contraria all’invio delle armi in Ucraina.
Secondo i sostenitori del referendum, la consultazione è l’unico strumento per fare sentire la voce dei cittadini secondo le regole più basilari della democrazia.
Un modo per esprimere la posizione del popolo italiano e per fermare quella che rischia di diventare ogni giorno di più una guerra globale, considerato l’uso di armi sempre più letali che viene inviato in Ucraina dagli Stati occidentali (si pensi ora al dibattito sulle bombe a grappolo).
Pennetta conclude osservando che «Un grande risultato è stato comunque quello di informare, rendere consapevoli centinaia di migliaia di cittadini, che potranno in seguito divenire parte attiva della lotta contro questo sistema iniquo e guerrafondaio».
Come avevamo già spiegato in questo articolo, è possibile firmare attraverso tre modalità: presso i banchetti presenti nelle strade di molte città italiane; in modo digitale attraverso una piattaforma apposita, utilizzando SPID o altri strumenti di firma digitale; negli uffici del proprio comune di residenza.
In questo caso ci si può davvero armare di penna e firmare per far sentire la propria voce, censurata dai media e dalle istituzioni,
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