Con uno schema di decreto legge il Governo corregge l’anomali che avrebbe portato a pagare gli acconti Irpef con le quattro aliquote in vigore nel 2023. Vediamo cosa prevede.
Il Governo interviene con uno schema di decreto-legge per evitare che l’acconto Irpef sia calcolato con le quattro aliquote in vigore nel 2023 (con un aggravio maggiore per i contribuenti). Lo schema di decreto-legge reca disposizioni urgenti in materia di acconti Irpef dovuti per il 2025 e la nuova disposizione, come spiega il viceministro all’Economia Maurizio Leo, conferma che dipendenti e pensionati che non hanno altri redditi oltre la pensione o il reddito da lavoro, non dovranno versare acconti per il 2025.
Il correttivo arriva dopo che la CGIL aveva denunciato che l’acconto Irpef 2025 sarebbe stato calcolato con le vecchie aliquote Irpef, il Ministero dell’Economia e delle Finanze era già intervenuto con un comunicato stampa in cui annuncia un intervento apposito per sterilizzare la norma, che arriva a distanza di quasi un mese. Ma cosa è successo?
Il risultato della riforma Irpef che ha portato al taglio di aliquote e scaglioni a partire dal 2024, ha avuto come diretta conseguenza il fatto che quest’anno l’acconto Irpef avrebbe potuto essere più salato portando alcuni contribuenti a versare un acconto Irpef più alto del dovuto con la dichiarazione dei redditi di quest’anno con il risultato di pagare più o di avere un rimborso più basso di quello realmente spettante.
Il Comunicato Stampa del 25 marzo 2025 diffuso dal Mef aveva tranquillizzato, ma si attendeva il correttivo ufficiale.
Per capire cosa sarebbe potuto succedere quest’anno con l’acconto dell’Irpef, bisogna fare un passo indietro, all’inizio dello scorso anno. Solo in questo modo si capisce perché si configurava un’anomalia.
Acconto Irpef, come funziona?
Quando si presenta la dichiarazione dei redditi l’importo delle imposte dovute è calcolato sommando il saldo delle imposte dovute sui redditi dell’anno precedente all’acconto di quelle per l’anno in corso. Con la dichiarazione dei redditi 2025 si versa il saldo delle tasse dovute sui redditi prodotti nel 2024 e, al contempo, l’acconto di quelle dovute per i redditi 2025.
Per gli acconti Irpef da versare nel 2025 e nel 2026 la Legge di Bilancio 2024 prevedeva di utilizzare le quattro aliquote in vigore fino al 31 dicembre 2023 applicando il vecchio sistema di tassazione. Ai lavoratori che avrebbero versato di più nel 2025 gli importi sarebbero stati restituiti il prossimo anno.
La norma temporanea che fa pagare di più
Il problema va ricercato, come detto, nel decreto che introdusse a inizio 2024 l’Irpef a 3 aliquote. Nel decreto 216 del 2023, infatti, all’articolo 1, comma 4 prevede che:
Nella determinazione degli acconti dovuti ai fini dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e relative addizionali per i periodi d’imposta 2024 e 2025 si assume, quale imposta del periodo precedente, quella che si sarebbe determinata non applicando le disposizioni dei commi 1 e 2.
Per le dichiarazioni dei redditi 2025 e 2026, quindi, per l’acconto Irpef la norma prevedeva di non considerare l’Irpef a 3 aliquote, ma le quattro aliquote in vigore fino al 31 dicembre 2023.
Va tenuto conto che il decreto che ha tagliato l’Irpef e che ha determinato il calcolo degli acconti in questo modo, però, si basava sul fatto che l’Irpef a tre aliquote era una misura temporanea, che sarebbe rimasta in vigore solo per il 2024.
La Legge di Bilancio 2025, però, ha non solo confermato il taglio dell’Irpef anche per quest’anno, ma lo ha reso anche strutturale. Tutto questo non curandosi di provvedere a quanto disposto dal comma 4 dell’articolo 1 del decreto 216 del 2024.
L’incongruenza normativa, però, è corretta dallo schema di decreto-legge che prevede che gli acconti Irpef 2025 saranno calcolati sulle tre aliquote Irpef oggi in vigore e non in base alle precedenti quattro aliquote.
Il Comunicato Stampa di marzo con il dietro front
Il Ministero si rende conto quasi subito dell’errore che, al contrario di quanto annunciato, avrebbe coinvolto nel calcolo più alto dell’acconto qualsiasi contribuente e non solo quelli che avrebbero dichiarato «Altri redditi».
Nel comunicato diffuso a fine marzo, infatti, tranquillizzava:
Pertanto, la disposizione di cui all’articolo 1, comma 4, del d.lgs. 216/2023 va interpretata nel senso che l’acconto per l’anno 2025 è dovuto, con applicazione delle aliquote 2023, solo nei casi in cui risulti di ammontare superiore a euro 51,65 la differenza tra l’imposta relativa all’anno 2024 e le detrazioni, crediti d’imposta e ritenute d’acconto, il tutto però calcolato secondo la normativa applicabile al periodo d’imposta 2024.
In ogni caso, in considerazione dei dubbi interpretativi posti, e al fine di salvaguardare tutti i contribuenti interessati, il Governo interverrà anche in via normativa per consentire l’applicazione delle nuove aliquote del 2025 per la determinazione dell’acconto.
L’intervento sarà realizzato in tempo utile per evitare ai contribuenti aggravi in termini di dichiarazione e di versamento.
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