Silvana Snider, deputata della Lega, parla in un’intervista a Money.it dei punti critici dell’intesa sulla tassazione dei lavoratori frontalieri tra Italia e Svizzera, non escludendo qualche modifica.
L’accordo sulla tassazione dei lavoratori frontalieri è in fase di ratifica da parte di Italia e Svizzera. Proprio negli scorsi giorni il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno legge di ratifica dell’intesa siglata il 23 dicembre 2020.
Ora il provvedimento dovrà passare all’esame delle commissioni parlamentari competenti. Ma non è detto che fili tutto liscio: l’ipotesi che ci sia qualche richiesta di modifica non è da escludere. Silvana Snider, deputata della Lega e componente della commissione Esteri di Montecitorio, evidenzia in un’intervista a Money.it i punti critici dell’accordo sull’imposizione dei lavoratori frontalieri.
L’accelerazione dell’Italia sulla ratifica è arrivata dopo che dalla Svizzera erano state espresse preoccupazioni sulle tempistiche. Ma l’importante, sottolinea Snider, è che si arrivi a una “ratifica ben approfondita: non vorrei mai che un’accelerazione non ci permettesse una corretta valutazione”.
La deputata del Carroccio non esclude però modifiche: “Credo si debba necessariamente approfondire la ricaduta sui territori e la legittimità di alcune decisioni che potrebbero mettere in difficoltà i cittadini di frontiera”.
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I punti critici dell’intesa tra Italia e Svizzera
Nell’intesa, a giudizio di Snider, ci sono dei punti critici a partire dalla “disparità tra cittadini nel periodo transitorio: come è possibile che due cittadini italiani residenti in uno stesso comune siano assoggettati in maniera diversa alla tassazione irpef?”.
L’accordo prevede che chi è già frontaliero quando entreranno in vigore le nuove norme continuerà a pagare le imposte solo in Svizzera mentre “chi lo diventa dopo pagherà le imposte anche in Italia: mi pare che la legge italiana sia chiara su questo: i cittadini pagano le tasse in base al reddito e in maniera progressiva, non in base a quando il cittadino ha stipulato un contratto”.
Come identificare i frontalieri?
Inoltre andrebbero chiariti quali sono i presupposti per essere già dichiarati frontalieri, per esempio nei casi dei cittadini che hanno sospeso temporaneamente il lavoro in Svizzera per poi riprenderlo. Il problema sarà identificare i frontalieri da parte dell’Agenzia delle Entrate, soprattutto “quando ce ne saranno di tipi diversi”. Da qui nascono alcune domande:
“Come affronterà l’Italia la questione? Quale tassazione imporrà ai nuovi? E come verserà i ristorni ai comuni di frontiera oggi beneficiari diretti? Oggi i Cantoni ristornano milioni di euro che Roma, con ritardi di 2 anni, versa rispettivamente a comuni, province o comunità montane in base alla percentuale dei propri lavoratori frontalieri. Nell’accordo non si fa menzione alla quota destinata ai territori”.
Snider pone un’altra questione in merito: “Ricordo che gli oltre 70mila frontalieri cubano 50 milioni di euro che vengono annualmente ristornati ai territori. Oggi i frontalieri spesso sono esonerati in Italia dal pagamento del SSN visti i ristorni. Chiaro che anche questa questione che grava sulle regioni va sistemata”.
Tra gli aspetti da chiarire c’è anche quello dei frontalieri residenti nella fascia di confine e dei fuori fascia: “Vi saranno differenze anche tra questi? Non è un po’ complicato e scorretto di fronte al fatto che tutti sono italiani e per pochi chilometri avranno tassazioni diverse?”, si chiede Snider.
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Le possibili modifiche all’accordo Italia-Svizzera
Una modifica dell’accordo, quindi, non è da escludere. Anche perché i Cantoni - evidenzia Snider - “hanno insistito per la modifica dell’accordo. Capisco gli Svizzeri. Il problema in questo momento è più Italiano”. A partire dai ristorni e dalla quota da destinare ai comuni di frontiera: come verranno affrontati da Roma?
L’auspicio della deputata leghista è che si possa decidere su questi temi già durante la fase di ratifica con una legge speciale che tenga conto dell’effettiva situazione. Valutando quale tassazione prevederà lo Stato per i nuovi frontalieri, magari facendo affidamento su “retribuzioni convenzionali o una franchigia molto alta e un preciso impegno dello Stato nei confronti dei paesi di frontiera”.
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